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Ecco Lo Scandalo Unrwa

Il recente scandalo che ha coinvolto l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione Palestinese (UNRWA), con lo scopo di fornire aiuto e proteggere i diritti dei palestinesi, ha sollevato numerose preoccupazioni e riflessioni sulla gestione delle risorse e sulla trasparenza all'interno dell'organizzazione. Le accuse principali riguardano presunte pratiche di cattiva gestione finanziaria e comportamenti illeciti da parte di alti funzionari dell'UNRWA. L'agenzia, incaricata di fornire assistenza umanitaria e servizi di base ai rifugiati palestinesi, che vanno dall’assistenza sanitaria all’istruzione e gestione dei rifugi che ogni giorno ospitano migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalle bombe, è stata al centro dell'attenzione a seguito di accuse di corruzione, nepotismo e abusi di potere. Un aspetto critico emerso è la questione della trasparenza finanziaria. Gli accusatori sostengono che ci siano stati gravi errori nella gestione dei fondi, utilizzati impropriamente, e che alcuni operatori dell’Unrwa avrebbero aiutato Hamas nella preparazione dell’attacco ad Israele il 7 ottobre dello scorso anno. Stante le indagini in corso aumentano i numeri degli Stati che sospendono i finanziamenti a tale agenzia come ad esempio Usa, Italia, Regno Unito, Canada, Australia, Finlandia e Germania mentre Irlanda e Norvegia decidono invece di mantenerli. Addirittura tale Agenzia dell’Onu viene barbaramente definita “organizzazione terroristica”. Il segretario generale delle Nazioni unite António Guterres ha invitato i Paesi a non sospendere gli aiuti altrimenti l’Agenzia delle Nazioni unite sarà costretta a ridurre gli aiuti a più di due milioni di palestinesi a partire da febbraio.  Il segretario generale ha affermato in un tentativo di impedire che il popolo palestinese non riceva gli aiuti come previsto dal diritto internazionale, che tutti i responsabili saranno individuati e puniti anche secondo le norme penali "I presunti atti ripugnanti di questi membri dello staff devono avere delle conseguenze" "Ma le decine di migliaia di uomini e donne che lavorano per l' UNRWA, molti dei quali si trovano in alcune delle situazioni più pericolose per gli operatori umanitari, non dovrebbero essere penalizzati". D’altro canto prima di emettere una sentenza di condanna occorre avere prove certe e un giusto processo, vige sempre la presunzione d’innocenza sino a prova contraria.  È eticamente e moralmente giusto per le colpe di pochi punire i numerosi dipendenti dell’agenzia e soprattutto la popolazione palestinese che muore di fame e vive in condizioni igienico sanitarie, alimentari e mediche disastrose a causa della guerra? Sono stati considerati i numerosi rischi politici e umanitari derivanti da tale decisione?  In tale situazione di dubbio il maggior finanziatore dell’UNRWA e cioè l’Ue cosa farà?  Secondo le recenti dichiarazioni Europee “gli aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza e della Cisgiordania continueranno senza sosta attraverso le organizzazioni partner” e non sembra che vi saranno interruzioni, ma sicuramente alla fine delle indagini portate avanti dall’Onu sicuramente potrebbero avvenire le revisioni dei dossier forniti dall’organizzazione internazionale. La credibilità dell'UNRWA, che svolge un ruolo cruciale nell'assistenza ai rifugiati palestinesi, potrebbe essere compromessa da queste controversie con conseguenze disastrose sulla popolazione della striscia di Gaza che vive o meglio dovremmo dire “sopravvive” grazie agli aiuti umanitari internazionali.

In risposta allo scandalo, è essenziale che l'UNRWA intraprenda azioni concrete per affrontare le accuse e ristabilire la fiducia delle parti interessate. Queste azioni dovrebbero includere un'indagine indipendente sulla gestione finanziaria, misure di riforma interna per garantire la trasparenza e la responsabilità, nonché un impegno a migliorare le pratiche etiche e la governance. In conclusione, lo scandalo dell'UNRWA solleva questioni fondamentali sulla necessità di riforme all'interno delle organizzazioni umanitarie internazionali. La trasparenza, la responsabilità e l'etica devono rimanere al centro dell'operato di tali agenzie per garantire la sopravvivenza contro la morte del singolo e delle popolazioni in crisi afflitte dalla guerra e dalla sofferenza per accomunare due popoli che si sono combattuti e per i quali si spera come in Exodus: “verrà il giorno in cui arabo ed ebreo divideranno in pace e in vita questa terra che hanno sempre condiviso nella morte”.

Marco Rispoli(Davoli).