Estero

Elezioni Turchia: urne aperte per le elezioni anticipate

ANKARA, 24 GIUGNO 2018 - Questa è una giornata di svolta per la Turchia, i cittadini sono chiamati alle urne sia per eleggere il Parlamento sia il nuovo presidente. Il punto di svolta lo si legge nella formazione delle squadre di opposizione, ben quattro, che si presentano compatte nelle elezioni parlamentari, mentre per le elezioni presidenziali ciascun partito sosterrà il proprio candidato in opposizione al presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan.

Inizialmente queste elezioni erano state convocate per novembre 2019, ma Erdoğan dopo aver incontrato Devlet Bahçeli, leader del Partito del movimento nazionalista, che aveva mostrato la stessa volontà di anticipare il voto, ha deciso di indirle per la giornata di oggi.

Occhi puntati sulla Turchia, dunque, che con questa tornata elettorale applica il nuovo sistema presidenziale, adottato formalmente con il referendum dell’aprile 2017. I risultati mostreranno il nuovo (o meno, nel caso resti Erdoğan al potere) assetto internazionale del paese e le sue relazioni con gli Stati Uniti e l’Europa.

Si voterà fino alle 17:00 (le 16:00 in Italia) e alle urne sono chiamati quasi 60 milioni di aventi diritto negli oltre 180 mila seggi distribuiti nelle 81 province dello stato. Il voto all'estero, per oltre 3 milioni di persone, si è concluso martedì scorso con un'affluenza record del 48,7%, ma chi non ha ancora espresso la propria preferenza ha tempo fino allo scadere del tempo in questa giornata nei seggi predisposti in aeroporti e valichi di frontiera turchi. Si vota per la prima volta un capo dello stato che godrà dei poteri attribuitigli dal referendum del 16 aprile 2017. Per l'uscente Erdoğan, al potere da 15 anni, lo sfidante principale è il socialdemocratico Muharrem Ince del Chp, che punta al ballottaggio fissato per l’8 luglio.

Come si vota
 

L’elezione del presidente della Repubblica turca prevede un sistema maggioritario a due turni: se al primo turno nessun candidato ottiene più del 50 per cento dei voti, il ballottaggio è previsto per domenica 8 luglio. Il sistema elettorale per l’elezione del Parlamento è invece proporzionale: i 600 seggi saranno assegnati attraverso la suddivisione dei voti totali raccolti nelle 85 circoscrizioni in cui è diviso il paese e per ciascuna circoscrizione il numero di eletti è proporzionale alla popolazione.

A marzo, in Turchia è stata approvata una nuova legge elettorale che consente ai partiti di formare delle coalizioni per superare la soglia di sbarramento fissata al 10 per cento. Questa soglia è la stessa prevista dalla precedente legge elettorale, ma stavolta si applica non solo ai singoli partiti, ma a tutta la coalizione, conferendo così maggiori possibilità ai partiti piccoli di entrare in parlamento quando in coalizione. Nella fattispecie, le nuove disposizioni hanno favorito la formazione di un unico grande blocco composto dai due principali partiti conservatori del paese: l’AKP di Erdoğan e il partito nazionalista di estrema destra MHP, che hanno premuto per l’approvazione della nuova legge e che si sono alleati in coalizione.

Il referendum del 2017 ha trasformato profondamente il funzionamento del governo e del parlamento: il paese è diventato una repubblica presidenziale alla francese dove il presidente ha visto aumentare i suoi poteri e l’eliminazione della carica di primo ministro, i cui poteri confluiscono nella figura del presidente. Il capo dello stato può nominare un certo numero di vicepresidenti, ha il potere di nomina e di revoca dei ministri, può eleggere parte dei membri dell’organo giudiziario e la maggioranza dei membri della Corte Costituzionale. Secondo la riforma il Parlamento può sfiduciare il presidente, ma non i ministri.

I candidati

Erdoğan ha 64 anni ed è al potere dal 2003, prima come primo ministro e poi come presidente ed è il candidato del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP), partito al governo di orientamento islamista e conservatore che ha ottenuto il sostegno del Partito del movimento nazionalista (MHP) che è ultranazionalista, euroscettico e molto di destra, e del Partito della grande unità (BBP, ultranazionalista). Insieme formano la coalizione Alleanza Popolare. La campagna elettorale di Erdoğan è aggressiva, insiste sulle tematiche nazionaliste, incolpa terrorismo e occidente per i mali della Turchia.

Il fronte che si oppone all’Alleanza Popolare è quello del Partito popolare repubblicano (CHP), del Buon partito (IYI), di orientamento nazionalista, conservatore e laico, del Partito Democratico (DP), nazionalista e moderato e il Partito della felicità Saadet (SP), di orientamento conservatore e islamista. Uniti in coalizione formano l’Alleanza Nazionale.

Il leader di SP è Temel Karamollaoğlu e si oppone fortemente a Erdoğan: afferma che la politica del presidente “non aiuti la Turchia” e sostiene che religione e politica possano coesistere all’interno di uno stato. Il suo obiettivo è condurre una politica estera basata sul dialogo e la diplomazia, senza entrare nell’Unione europea, ma appianando le divergenze a livello internazionale. Il partito della felicità può ottenere i voti di quanti sono rimasti delusi da Erdogan. Il fronte dell’Alleanza Nazionale è costituito da partiti molto diversi tra loro, accomunati dalla forte opposizione al presidente uscente: “Abbiamo alcuni principi su cui abbiamo trovato un accordo”, ha detto Karamollaoğlu, riferendosi alla volontà di separare il potere esecutivo da quello giudiziario, l’affermazione della libertà di stampa e la revoca necessaria dello stato di emergenza invocato a seguito del golpe del 2016. In caso di vittoria di Alleanza Nazionale, verrà cancellata la riforma costituzionale voluta da Erdoğan per conferire nuovamente un assetto parlamentare al paese.

Alle presidenziali, ciascun partito sosterrà il proprio candidato: CHP sosterrà Muharrem Ince: 55 anni, laico, ex professore di fisica, oppositore di Erdoğan. Il Partito della Felicità Saadet (SP) candida Temel Karamollaoğlu, 77 anni. Il Buon partito (IYI) propone Meral Akşener, donna, 61 anni, grande esperienza politica ed ex ministro dell’Interno.

 Lo scenario


Secondo i sondaggi Erdoğan non riuscirà a vincere al primo turno. Perciò, sono aperti tre scenari: vince Erdoğan e il parlamento è composto dalla sua coalizione nazionalista, vince uno dei suoi avversari e il parlamento apparterrà alle forze di opposizione, oppure vince un presidente che si confronterà con un parlamento composto da forze a lui opposte.
Chi vincerà?

Fonte immagine Il Fatto Quotidiano

Claudia Cavaliere