Ci sono spettacoli che nascono per divertire, altri per far scoprire. Ieri sera con Opera buffa! Il flauto magico e cento altre bagatelle con Elio e Scilla Cristiano, in scena al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, nell’ambito della stagione teatrale di AMA Calabria, diretta da Francescantonio Pollice, sono riusciti a fare entrambe le cose. Un obiettivo doppio, quello di intrattenere e spiegare ciò che ha appassionato e divertito al tempo stesso.
Elio possiede un talento raro: riesce a far sembrare semplice ciò che semplice non è. Il suo potere di sbalordire, funziona anche quando si cimenta in un territorio che sembra non appartenergli: l’opera lirica. Anche in quel contesto non perde la sua verve. Lo smarrimento iniziale del pubblico dura solo pochi minuti. Il tempo di comprendere che nulla del repertorio appartenente alla sua band potrà essere ascoltato.
«Carissimi bambini, buonasera a tutti, sono qui per raccontarvi una storia, “Il Flauto Magico”». Sin dal suo ingresso sul palcoscenico con l’aria di un professore eccentrico, e con le sue le parole iniziali, si è compreso che non si sarebbe assistito a una lezione accademica, ma a un viaggio guidato da un bizzarro narratore. La sua lettura del Flauto magico, ispirata al libro di Vivian Lamarque, è un racconto pieno di voci, di personaggi evocati con naturalezza, di piccole invenzioni teatrali che rendono la storia luminosa e accessibile. Il personaggio di Papageno che sembra cucito su di lui.
Accanto a lui, il soprano Scilla Cristiano si rivela partner ideale: brillante, agile nel canto e nel gioco scenico, capace di passare dalla grazia lirica alla complicità comica con una naturalezza disarmante. Il Trio Leggerezza, così da lui definito, formato da Gabriele Bellu (violino), Luigi Puxeddu (violoncello) e Andrea Dindo (pianoforte) offre una cornice musicale solida e raffinata, sostenendo con eleganza la leggerezza dello spettacolo senza mai rinunciare alla qualità.
La prima parte scorre come un racconto musicale a tappe, con un ritmo calibrato al millimetro: narrazione, canto, dialogo, musica. Un’alternanza che coinvolge il pubblico, quasi ipnotizzato, mentre Elio si diverte a far emergere il lato più buffo e umano dei personaggi mozartiani. Con la riconosciuta ironia, pur restando fedele alla cifra surreale che lo contraddistingue, riesce nell’intento di far capire che la cosiddetta “musica colta” può essere un territorio accogliente, persino spassoso.
La seconda parte, che si apre con l’”Overture” de La gazza ladra di Gioachino Rossini – che Elio presenta con la sua consueta ironia, definendo l’autore «un collega molto bravo» – si trasforma rapidamente in un’esplosione di pagine celebri di Rossini, Mozart e Offenbach. «Musica composta da giovani, per i giovani. Gente che ha smesso di fare questo lavoro intorno ai trent’anni. Non proprio la stessa cosa succede ai giorni nostri», commenta Elio, con quella leggerezza che sa far sorridere senza essere banale.
Da qui prende forma una piccola antologia dell’opera buffa, un percorso che alterna virtuosismo e gioco scenico. Ogni brano è accolto da applausi generosi, segno di un pubblico coinvolto e divertito. Elio sorprende con una “Madamina, il catalogo è questo” da Don Giovanni, interpretata con un gusto teatrale che strappa risate senza tradire l’eleganza mozartiana. Subito dopo, Scilla Cristiano esegue un “Batti, batti bel Masetto” luminoso e controllato, capace di restituire tutta la freschezza del personaggio di Zerlina.
Il momento forse più travolgente arriva con il celeberrimo “Largo al factotum” dal Barbiere di Siviglia: Elio lo affronta con una sicurezza scenica sorprendente, sorseggiando del vino in alcuni momenti senza perdere mai il filo musicale. L’aria si chiude in un boato di applausi, uno dei più calorosi della serata. La soprano, dal canto suo, incanta con la Cavatina di Rosina, eseguita con una leggerezza che non rinuncia alla precisione tecnica.
Non mancano incursioni più curiose e divertite, come “La Chanson du bébé”, che Elio trasforma in un piccolo sketch musicale, e l’aria della bambola “Les oiseaux dans la charmille” da I racconti di Hoffmann, in cui Scilla Cristiano si cala nei panni di una bambola elettrica e sfoggia una brillantezza vocale che strappa sorrisi e ammirazione.
È così che ogni brano diventa occasione per un guizzo, una deviazione comica, una trovata scenica che alleggerisce senza mai scivolare nella parodia fine a sé stessa. La musica non perde dignità, anzi: si anima, respira, si avvicina al pubblico.
Grazie a questa lettura giocosa, imprevedibile e apparentemente irriverente, il pubblico ride, applaude, si lascia trascinare. Un riconoscimento per uno spettacolo che ricorda quanto la musica classica può essere un territorio di libertà, non un recinto.
Opera buffa! Il flauto magico e cento altre bagatelle è un lavoro che vive della forte personalità di Elio, sempre brillante, generoso, a tratti eccessivo, ma profondamente autentico. Nonostante la sua forte presenza scenica, crea lo spazio ideale a chi gli sta accanto.
È il caso di Scilla Cristiano, sulla quale Elio ironizza definendola più volte «bravissima anche come cantante oltre che valletta», quando sposta il microfono e il leggio. Nel corso della serata, la cantante non si limita ad essere solamente una compagna di viaggio, ma mette in mostra una sua identità scenica precisa, fatta di eleganza vocale, ironia misurata e una sorprendente capacità di adattarsi ai continui cambi di registro. Una presenza artistica piena, capace di dialogare con Elio senza esserne oscurata.
Il pubblico percepisce questa alchimia e la premia. Al termine dello spettacolo, la sala del Teatro Grandinetti tributa a tutti un applauso lungo e caloroso, di quelli che non nascono solo dal divertimento, ma dalla gratitudine per un’esperienza che ha saputo unire leggerezza e qualità, gioco e rigore. È il segno più evidente che questa formula particolare parla a tutti, senza rinunciare a nulla.
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