Mola di Bari (BA), 07 giugno 2011 - Ci ha lasciati soli, con addosso la sua rabbia. Soli ma non così come lo era lui quando si è spento, qualche ora fa per un infarto, nella sua casa n. 41 di Mola di Bari, con tutta la tenacia di un leone. LOTTATORE CONVINTO, mai con un accento flebile, sempre con un urlo di giustizia sociale che strozzava il collo alle perverse menti capitaliste.[MORE]
Per tutti i molesi era "CARVàUN" e basta, solo ultimamente si anagrafizzava come Enzo Del Re più compiutamente, perchè le nuove generazioni -poco affezionate agli appellativi dialettali- si erano
accostate al personaggio da qualche ultimo tempo. Un uomo dall' orchestrazione corpofonica, nel senso che
utilizzava la lingua schioccata contro il palato per fare verso, e gli oggetti di recupero casalingo (la sua
sedia, ad esempio) per fare ritmo.
Così era e rimaneva e, affermò lo scorso 4 dicembre in una Conferenza, "così sarò fino alla mia morte" perchè "sono me stesso, e rimarrò me stesso". Angelo Amoruso D'Aragona con il suo docufilm "IO E LA MIA SEDIA" ci ha regalato un testimone importante per non dimenticarlo, grazie alla Spinta della Teca del Mediterraneo di terra barese.
Lui, che andava con la sua bicicletta improbabile, guarnìto di ombrello, casomai avesse piovuto. Lui che, nei
freddi inverni fiorentini, camminava solo sul lato sinistro della strada, perchè la gestione degli spazi era
necessario dovesse rimanere coerente all'IDEOLOGIA.
VINICIO CAPOSSELA lo ha voluto con sè al CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO A ROMA, NEL 2010, davanti ad una folla di gente in cerca di un senso politico nella musica, nella giornata dedicata ai lavoratori. -Come poteva, ENZO, CARVàUN, descrivere il lavoro?- Come un ritmo che stanca, estrania, aliena, squarcia il benessere dell'io, quando la fabbrica meccanicizza il tempo e la vita stessa.
Lui aveva scelto di fare il catastorie per questo, accettando a malincuore la sua pensione sociale di 300 o poco più di euro al mese. ANNELLA ANDRIANI, manager del noto cantautore, lo scorso Natale si è data da fare per lui a questo proposito, lottando per l'applicazione dei benefici della LEGGE BACCHELLI anche a Carvàun, vista l'indigenza in cui versava. Era in dialisi, di salute oramai precaria, ma mai tanto da presagìre una fine.
Quest'anno, il primo maggio, è tornato su un palco, davanti a giovani in festa, quasi più stanco, quasi più flebile. Aveva 67 anni anche quella sera, i suoi ultimi 67 anni. A novembre l'avevamo visto in TV, di nuovo, per il "PREMIO TENCO" ma l'impareggiabile nota della sua storia musicale più bella l'ha data con"Povera Gente" (1969), "Il banditore" (1974) "Lavorare
con lentezza"(1974), l'ultima tra le citate scritta e musicata da lui (le prime due invece di testo a firma
DARIO FO, con cui pure ha collaborato in "CI RAGIONO E CI CANTO") e utilizzata come sigla di
apertura/chiusura di RADIO ALICE.
"Scittrà", la sua composizione più bizzarra forse, allude alla cacciata di
qualcosa, di un male felino, di una liberazione che sarebbe sorta forse dopo anni e anni di lotta (continua).
Nonostante tutto, seppur avesse "'na voglia 'e fà niende", ha fatto tutto quello che doveva a se stesso.
Come un operaio senza schiavitù. Un liberto che senza aver avuto bisogno di manumissiones, ha gridato a tutti
che lui un padrone non l'ha mai avuto perchè "IL SOLO PENSIERO di far qualcosa PER BERLUSCONI GIà MI STANCA".
Radicalissimo più di quanto non si potesse immaginare. Non lo ammiriamo. Lo estimiamo. Lui avrebbe preferito questo secondo termine. ADDIO, ENZO!
***Tiziana MARZANO
*** Anna INGRAVALLO