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Fukushima, la situazione in Giappone a sei anni dalla catastrofe

FUKUSHIMA, 11 MARZO – Sono passati sei anni da quel 11 marzo che i giapponesi non dimenticheranno mai, quando alle 14.46 locali un sisma/tsunami si è abbattuto sulla costa di Tohoku per poi provocare la crisi nucleare di Fukushima. Il Giappone si è fermato in un minuto di raccoglimento, per tornare a quelle sirene di allerta dello tsunami che, a causa della scossa di magnitudo 9, raggiunse in alcuni punti i 40 metri di altezza e i 15 metri di fronte alla centrale di Fukushima, sufficienti a danneggiare tre reattori, creare la peggiore crisi atomica da Cernobyl, con un bilancio di 127.000 sfollati e 18.000 vittime.[MORE]

Dopo 6 anni La situazione a sei anni dalla catastrofe è, per certi versi, non meno catastrofica: mentre proseguono senza sosta gli sforzi del governo giapponese per il piano di ricostruzione infatti, i costi sono raddoppiati (si stimano 188 miliardi di dollari) e resta lontana la demolizione della centrale nucleare, prevista per il decennio 2041-2051. Inoltre, si registrano non pochi problemi sul fronte degli 'sfollati volontari', ovvero circa 18.000 residenti che non intendono tornare nei paesi localizzati attorno alla centrale nucleare, non più considerati a rischio, e che non riceveranno più i sussidi dal governo.

I 'kodokushi' Inoltre, un'altra questione allarmante per le associazioni di attivisti, sono i casi di 'kodokushi', le morti in solitudine delle persone anziane negli alloggi temporanei. Dal marzo 2011, in base ai dati della polizia, sono state 230 le persone vittime di abbandono, oltre la metà delle quali con oltre 65 anni di età.

Per quanto riguarda la bonifica, il livello di radioattività attorno ai reattori 1, 2 e 3 della centrale atomica Daichi è ancora elevato, fino a 300 microsieverts all'ora, e la parete di ghiaccio progettata per isolare le falde acquifere dal liquido contaminato non funziona ancora a pieno regime. Dopo aver continuato a raffreddare la centrale, iniettando centinaia di tonnellate di acqua nelle vasche di contenimento, inizia ora la fase più delicata: l'estrazione del magma radioattivo, ossia il prodotto della fusione del nocciolo del reattore.

 

Maria Azzarello

credit: Huffington Post UK