#Giornata mondiale della libertà di stampa 2014

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ROMA, 3 MAGGIO 2014 – In ogni angolo del pianeta oggi si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall’ONU nel dicembre 1993 quale testimonianza da parte delle istituzioni del rispetto dell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”, nonché dell’art. 10 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali.

La libertà di stampa si fonda sul diritto-dovere dell’informazione, sul libero confronto delle idee, sul principio di democrazia di uno Stato. Offrire ai cittadini strumenti di partecipazione responsabile alla costruzione di una società più attenta rappresenta un potere, ma al contempo – l’altra faccia della medaglia - un compito piuttosto complesso, delicato, messo a dura prova, laddove tale libertà sia minacciata da poteri di altra natura, anche in Paesi definiti democratici.

E in questa ricorrenza è marginale lo spazio per i festeggiamenti, quando da più parti arrivano denunce sul versante della “cattività” in cui versa il mondo dell’informazione, tra pressioni sui suoi operatori e restrizioni dei media in generale. Una condizione di estremo rischio talora, fino alla morte o al carcere, da cui il Bel Paese non è esente.

Secondo il report dell’ong americana Freedom House, a livello globale, attualmente – nel 2014 - si contano 35 giornalisti uccisi. I dati relativi al 2013 indicano la morte di 71 reporter: 826 invece sono quelli arrestati, 2160 quelli minacciati o attaccati fisicamente, 87 quelli rapiti, 77 quelli costretti ad abbandonare il proprio Paese; 39 i netizen e i citizen-journalist uccisi, mentre 127 i blogger e i netizen arrestati.[MORE]

In base alla mappa redatta da Freedom House, su 197 Paesi – nella classifica stilata - solo 63 (32%) sono considerati liberi (evidenziati in verde nella cartina della foto); altri 68 (35%) sono parzialmente liberi (evidenziati in giallo), mentre 66 (33%) sono non liberi (in viola). I Paesi maggiormente a rischio sul fronte della libertà di stampa sono Bielorussia, Cuba, Guinea Equatoriale, Eritrea, Iran, Nord Corea, Turkmenistan e Uzbekistan; invece, quelli “più mortali”, Siria, Iraq, Egitto, Pakistan, Somalia, seguiti dall’India - al sesto posto.

Il declino della libertà di stampa accomuna dunque, Oriente e Occidente; è registrato persino negli Stati Uniti.

Per Karin Karlekar, la direttrice della classifica annuale stilata da Freedom House: «Vediamo un declino della libertà di stampa a livello globale, i governi cercano di controllare i messaggi e di punire i messaggeri. In ogni regione del mondo lo scorso anno ci sono stati episodi di attacchi ai reporter, sia da parte di governi che di privati. Ai giornalisti è stato impedito l’accesso fisico ad eventi degni di essere raccontati e ci sono stati licenziamenti motivati soltanto da fattori politici».


(Foto: freedomhouse.org)

Domenico Carelli

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Scritto da Domenico Carelli

Giornalista di InfoOggi

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