Pubblica Istruzione

Gli studenti Liceo "Campanella" di Lamezia alla scoperta dell'identità del brigante Musolino

LAMEZIA TERME, 30 OTTOBRE - Gli studenti del Liceo “Campanella” hanno incontrato i prefatori, John Dickie e Fabio Truzzolillo, del libro “Nel regno di Musolino” di Adolfo Rossi per discutere sul brigante Giuseppe Musolino , per molti “ il re dell’Aspromonte”, per altri “ l’illustrazione della malavita” e chiarire la sua vera identità.
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L’iniziativa del Liceo “Campanella”, presieduto da Giovanni Martello, e curata dalla professoressa Enzina Sirianni, segna la chiusura del progetto “Ti leggo” promosso dalla Treccani e realizzato in partenariato con la Fondazione Trame. Gli studenti dell’istituto , dopo aver atteso ad un attento e puntale studio nel corso dell’anno sul libro “ Nel regno di Musolino, hanno redatto una preziosa recensione sul brigantaggio intessuto nella storia di Musolino, risalente a cento anni fa, molto utile all’intelligenza delle origini della ‘ndrangheta nel Meridione e alla ricostruzione storica dell’epoca. Preziosa la presenza del noto giornalista John Dickie che ha presentato, in particolare, l’autore del libro Adolfo Rossi mentre Fabio Truzzolillo si è soffermato sul brigante Musolino definendolo “ ‘ndranghetista” ma ignorato dagli archivi sotto questo aspetto.

Il giornalista Adolfo Rossi, nato in provincia di Rovigo nel 1857, raccontò la vicenda del brigante calabrese dopo essere ritornato dall’America dove si era formato professionalmente. Giunto in Italia, adottò il metodo giornalistico dell’inchiesta, svolta direttamente sul campo, recandosi in Calabria, nel 1901. In tal modo riuscì a raccontare la verità sul brigante calabrese individuando i motivi per cui non fu mai perseguito rimanendo un latitante impunito nonostante i numerosi omicidi commessi (uccise una quindicina di persone fra suoi nemici personali, spie e un carabiniere).

l libro dell’intrepido giornalista Rossi, pertanto, rappresenta il frutto di un’inchiesta accurata e incisiva, un reportage sui primi anni della ‘ndrangheta di cui Musolino fu uno dei primi esponenti e sulle ragioni del suo successo a partire dall’evasione dal carcere di Gerace dove fu rinchiuso per un delitto, secondo Musolino, non commesso, all’omertà della popolazione e alla fitta rete criminale che lo proteggeva fino alla lotta politica locale, al «sistema del potere – come ha dichiarato Truzzolillo - che per anni ha agito indisturbato in Calabria». Musolino fu un bandito o giustiziere? Chi era veramente Giuseppe Musolino?

Un giustiziere per i poveri come vuole la leggenda o un bandito senza scrupoli, uno dei primi boss di ‘ndrangheta? A queste domande Rossi dà la giusta risposta dopo aver studiato il territorio calabrese nel quale Musolino era nato e si muoveva , dopo aver seguito gli itinerari, dopo aver interrogato i suoi amici, i nemici, riportando sinteticamente le informazioni ricevute. Spogliato del mito sulle sue gesta, Musolino viene restituito nella sua vera identità che si rispecchia in una società in cui allignano i primi semi della criminalità organizzata, 50 anni prima che il termine ‘ndrangheta assurgesse a simbolo della Calabria malata. Infatti dall’ inchiesta emerge un quadro alquanto preoccupante della Calabria: le miserrime condizioni della popolazione, la promiscuità tra animali e persone, la descrizione della donna, non sempre vittima, ma spesso coinvolta in ruoli importanti nell’organizzazione criminale-mafiosa: uno stato di arretratezza culturale annidata nelle fasce sociali più deboli sulle quali facevano leva i potentati di malaffare in contrasto con la politica. A conclusione dell’incontro gli studenti, stimolati dalla professoressa Sirianni, hanno animato il dibattito rivolgendo ai relatori domande intelligenti, acute e pertinenti al tema proposto evidenziando sensibilità verso le problematiche delle mafie.
Lina Latelli Nucifero