Netanyahu accetta il piano di Trump per Gaza: ultimatum ad Hamas
Reazioni contrastanti tra Israele, Hamas e comunità internazionale sul nuovo piano di pace
Fumata grigia alla Casa Bianca sul piano di pace di Donald Trump per Gaza. Dopo settimane di pressioni diplomatiche, il presidente americano ha convinto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ad accettare una proposta in 20 punti per mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza.
Il piano, frutto di mediazioni con Qatar ed Egitto, prevede un cessate il fuoco immediato, la restituzione di tutti gli ostaggi entro 72 ore e la graduale liberazione di oltre 2.000 prigionieri palestinesi detenuti in Israele. La governance di Gaza verrebbe affidata a un comitato tecnico palestinese con la supervisione del “Board of Peace”, guidato da Trump e da leader internazionali, tra cui l’ex premier britannico Tony Blair.
Le condizioni del piano Trump
- Cessazione delle ostilità con il rilascio immediato di ostaggi israeliani e palestinesi.
- Ritiro graduale delle truppe israeliane dalla Striscia.
- Smilitarizzazione di Gaza e consegna delle armi da parte di Hamas.
- Amministrazione transitoria gestita da un comitato tecnocratico palestinese con esperti internazionali.
- Supervisione del “Board of Peace”, organismo internazionale presieduto da Donald Trump.
Hamas respinge la proposta
La risposta di Hamas è stata immediatamente negativa. Il funzionario Taher al-Nunu ha definito Tony Blair “una figura inaccettabile per il popolo palestinese” e ribadito che la resistenza armata è un diritto finché durerà l’occupazione.
Secondo Hamas, il piano americano non garantisce la nascita di un vero Stato palestinese e rischia di imporre una tutela straniera. Anche la Jihad Islamica ha respinto la proposta, parlando di una “ricetta per ulteriori aggressioni contro il popolo palestinese”.
Il ruolo del Qatar e delle mediazioni internazionali
Elemento cruciale del negoziato è stato il coinvolgimento del Qatar, che ha chiesto le scuse ufficiali di Netanyahu per i raid israeliani a Doha. Solo dopo questo passo il Paese si è detto disponibile a riprendere i colloqui con Hamas.
Parallelamente, Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi, Turchia, Pakistan, Indonesia, Egitto e lo stesso Qatar hanno diffuso una dichiarazione congiunta a sostegno degli sforzi diplomatici degli Stati Uniti.
Le famiglie degli ostaggi: “Accordo storico”
Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha accolto con entusiasmo il piano, definendolo “uno spartiacque storico che potrà permettere al popolo israeliano di guarire dopo anni di angoscia”. Le famiglie hanno ringraziato sia Trump che Netanyahu, invitando Hamas ad accettare “questa opportunità unica di pace”.
Le reazioni in Europa e in Italia
Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha esortato tutte le parti a “dare alla pace una possibilità concreta”. Anche l’Italia, attraverso la premier Giorgia Meloni, insieme al Bahrein, ha ribadito la necessità di una “cessazione immediata della guerra a Gaza e della liberazione di tutti gli ostaggi”.
Una pace ancora lontana
Nonostante l’accettazione israeliana e il sostegno di gran parte del mondo arabo, il rifiuto di Hamas lascia il futuro del piano in bilico. Nel frattempo, la situazione sul campo resta drammatica: secondo Al Jazeera, solo dall’alba di oggi almeno 33 palestinesi sono stati uccisi nei raid israeliani a Gaza City.
In sintesi, il piano Trump per Gaza rappresenta il tentativo più concreto degli ultimi mesi di fermare il conflitto, ma il rifiuto di Hamas rischia di trasformarlo nell’ennesima occasione mancata per la pace in Medio Oriente.