Guerra in Ucraina, il negoziato resta in salita: Mosca chiude su Donbass e Nato
Putin respinge la tregua di Natale e frena sull’ipotesi di pace. Cremlino duro anche su truppe occidentali e fondi russi congelati
La guerra in Ucraina continua a muoversi su un terreno diplomatico estremamente fragile. Nonostante le dichiarazioni ottimistiche provenienti da Washington e Kiev, la Russia non arretra sulle sue posizioni chiave: nessuna tregua, nessuna concessione territoriale e nessuna apertura alla presenza militare occidentale in territorio ucraino.
Putin e il no alla tregua: “Serve pace, non una pausa bellica”
Il Cremlino ha respinto con decisione l’ipotesi di una tregua di Natale, chiarendo che Mosca non intende concedere alcuna pausa che possa favorire una riorganizzazione militare ucraina.
Il portavoce Dmitry Peskov ha ribadito che la Russia punta a una pace duratura, non a una sospensione temporanea delle ostilità.
Una posizione che raffredda l’entusiasmo espresso dall’ex presidente americano Donald Trump, secondo cui le parti sarebbero “più vicine che mai” a un accordo. A smentire un possibile riavvicinamento diretto tra Mosca e Washington è arrivata anche la precisazione del Cremlino: nessuna telefonata recente tra Trump e Putin, oltre a quella ufficiale del 16 ottobre.
Donbass e territori occupati: nessun compromesso
Il nodo centrale resta quello territoriale. Secondo il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov, la Russia non intende scendere a compromessi su Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Crimea.
Una linea rossa che Kiev continua a respingere con fermezza: il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito che l’Ucraina non riconoscerà mai il Donbass come territorio russo, né sul piano giuridico né su quello politico.
Fonti diplomatiche riferiscono che rappresentanti statunitensi e ucraini torneranno a confrontarsi, probabilmente negli Stati Uniti, per analizzare nel dettaglio la questione dei confini anche attraverso mappe militari. Ma da Mosca arrivano segnali tutt’altro che concilianti.
Truppe Nato e “Coalizione dei Volenterosi”: veto totale di Mosca
Altro punto critico è quello delle garanzie di sicurezza occidentali. La Russia osserva con sospetto l’ipotesi di un’estensione indiretta dell’articolo 5 della Nato all’Ucraina e boccia senza appello l’eventuale invio di una forza multinazionale europea.
Ryabkov è stato esplicito:
“La Russia non accetterà in alcun modo la presenza di truppe Nato in Ucraina”, nemmeno se appartenenti a Paesi della cosiddetta Coalizione dei Volenterosi. Un’ipotesi dalla quale, peraltro, anche l’Italia ha già preso le distanze.
Fondi russi congelati e ricostruzione: un altro fronte di scontro
Sul tavolo europeo resta anche la questione degli asset russi congelati. Il Cremlino ha minacciato reazioni dure qualora tali fondi venissero utilizzati per finanziare l’Ucraina, definendo l’operazione un vero e proprio “furto”.
Secondo indiscrezioni, nel piano originario statunitense si parlava di 100 miliardi di dollari destinati alla ricostruzione, con un ruolo centrale per aziende americane. In questo contesto si inseriscono anche gli incontri avvenuti a Berlino tra delegazioni ucraine e rappresentanti di BlackRock, il più grande fondo di investimento al mondo.
Negoziato osservato speciale, ma la strada resta lunga
Alla luce delle posizioni espresse, fonti diplomatiche europee a Mosca ritengono che non sia ancora chiaro se la Russia abbia realmente scelto la via del negoziato, pur seguendone con attenzione l’evoluzione.
Tra territori contesi, sicurezza militare, ruolo della Nato e capitali congelati, i nodi restano numerosi e profondi.
Per ora, la pace in Ucraina appare ancora lontana e le dichiarazioni di ottimismo si scontrano con una realtà diplomatica fatta di veti incrociati e linee invalicabili.