I farisei deturpano ancora la Chiesa

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09 NOVEMBRE 2015 - Ci sono sempre! Sono come la gramigna, difficile da estirpare. I farisei sono fuori e dentro le mura di Pietro. Ai tempi di Gesù hanno messo in croce il Figlio dell’Uomo. Oggi colpiscono il cuore del Vaticano, come è successo negli ultimi anni con Benedetto XVI e in questi giorni con Papa Francesco. Sono pieni di sé, pre tendono i primi posti ed oggi violano i computer.  [MORE]

Nel vangelo è facile rinvenire un loro ritratto che si aggiorna sempre di più in senso negativo: Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».   

Per loro la punizione eterna sarà molto più severa, perché hanno dimenticato la missione accolta con il sì al Signore, utilizzando uno status che doveva servire per la salvezza del prossimo e non per guidare meccanismi di potere, di inganni e di vantaggi materiali. Lascia tutti senza parole constatare che mentre il Santo Padre stia facendo di tutto per aprire la Chiesa al mondo, qualcuno al suo fianco tenti di screditarlo per affossare e adombrare un cammino di luce che necessità all’umanità intera. Chi tradisce la fiducia accordatagli non capisce di aver perso il vero bene. Per una stoltezza, un momento di fugace potere illecito, non certo santo, si rischia non solo di essere esclusi in vita dal proprio contesto sociale, ma come afferma l’antica teologia, di essere avvolti per l’eternità dalla pena del danno, attraverso quel rimorso che non muore e non finisce mai.

Se solo capissimo che l’uomo, dopo il peccato originale, abbia sempre avuto tutte le strade aperte, grazie alle sofferenze della crocifissione di Chi è venuto a salvare credenti e non, accoglieremmo la sofferenza e la fedeltà ai comandamenti come uno stato di grazia. Succede di solito il contrario e spesso pensiamo che esse siano invece una condanna terrena senza motivi, che spesso ci priva di quella pace che ognuno vorrebbe avere, al di là dei suoi comportamenti ingannevoli o meno. Gli stessi credenti abbiamo ormai dimenticato che il limite entro il quale ogni sofferenza vada vissuta sono i comandamenti. Scrive il mio maestro spirituale: “Comandamenti e gioia sono una cosa sola. A nessuno è consentito gioire trasgredendo queste leggi divine. La trasgressione è un aumento di gioia illegittima, non consentita e per questo peccaminosa, da sancire con la condanna alla pena eterna, a meno che l’uomo non si converta”.

Oggi si ride se qualcuno parla di paradiso o di inferno. Una cosa è usare questi termini nell’ottica di una società para-medievale, per consentire ad un potere religioso il sopravvento sulle persone; altra cosa è prendere atto della duplice dimensione dell’uomo, quella terrena e spirituale. Non è vergognoso, anzi è redimente, constatare la presenza di una verità oggettiva naturale non modificabile; come non è insignificante prendere atto storicamente della venuta del Messia. Non a caso attraverso il suo vangelo rimane evidente ogni giorno, per chiunque lo osservi e non, quella verità eterna che nessun filosofo, scrittore illuminato o uomo ricco e potente, abbia mai potuto sostituire. I farisei, anche quelli che vivono da Faraoni, lo hanno ormai dimenticato, dentro e fuori la Chiesa.

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Egidio Chiarella
www.egidiochiarella.it
egidiochiarella@gmail.com

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Scritto da Egidio Chiarella

Giornalista di InfoOggi

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