Politica

I prigionieri di contrada Scala e il ponte sul fiume Kwai

Riceviamo e pubblichiamo
REGGIO CALABRIA, 02 SETTEMBRE 2015 - Alleanza Calabrese non nasce per essere contro a prescindere. E’ connaturata in noi l’intenzione di essere sempre vicini ai cittadini e portare a galla le anomalie del territorio, che dovrebbero essere risolte da chi ha scelto, crediamo liberamente, di amministrare e per questo è stato delegato dal voto dello scorso anno. Nei giorni scorsi siamo stati contattati da molti residenti di contrada Scala, tra cui molti anziani.  [MORE]

Crediamo che la maggior parte dei reggini non conosce l’esistenza di questa zona. E’ un budello che si contorce alla periferia di Reggio, tra Ravagnese ed Arangea, delimitato dalla fiumara Sant’Agata e il primo tronco di via Ravagnese Gallina. La strada comunale d’accesso dà la possibilità agli abitanti di percorrerla, affidandosi sempre alla speranza di non trovarsi qualche auto che provenga in senso contrario. Spazi angusti che non permettono ai mezzi di soccorso, come autoambulanze o autobotti dei vigili del fuoco, di accedere in caso di necessità. Tutto è affidato al caso. I cittadini sono prigionieri in casa propria. Eppure, nella parte alta di contrada Scala, ci sono palazzi di nuova costruzione, per i quali sono stati pagati anche nel 2015 gli oneri di urbanizzazione. Sono stati iniziati ed abbandonati i lavori di una strada nuova, la cui quota si ritrova oggi almeno 15 cm. più in alto della quota delle abitazioni. Questa nuova strada, abbandonata è però senza sbocco. Anche l’Enel ha abbandonato il lavori, lasciando i pali nuovi con quelli di legno. Percorrendo il pezzo più stretto della strada abbiamo notato una cabina con una pompa di sollevamento dell’acqua, monitorata da una telecamera, che al posto del lucchetto vede un pezzo di filo elettrico mantenerne la sicurezza.

Tanto poi chi di competenza potrà parlare di sabotaggi vari nei confronti dell’amministrazione. Nella realtà che abbiamo potuto riscontrare esiste un’altra strada d’accesso, abusiva, un termine che negli ultimi mesi è conosciuto molto bene da Falcomatà, verso i prigionieri di contrada Scala. Corre sul greto della fiumara Sant’Agata. L’ingresso costituito da un pezzo di argine abbattuto, e sul percorso si notano molte falle nell’argine destro, vede lasciarci alle spalle un ponte mozzo sul greto, senza rampe. Ci addentriamo nel greto e il panorama è di una multi discarica, dove si mischiano spazzatura, eternit, televisori, plastica, ferro, piccoli water usati dalle scuole materne, rottami di automobili, mobili vari. Ci sono tutte le possibile tipologie di rifiuti e scarti. Alcuni di questi cumuli bruciano assieme alla nostra anima. Ci lasciamo alle spalle un odore acre, disgustoso che si è impossessato dell’aria. Questa strada, i cittadini reggini la percorrono ogni giorno.

La strada c’è ma non dovrebbe esistere. E’ abusiva. Ognuno la percorre a suo rischio e pericolo. Ma questo passa il convento. Si parla di progettualità di mobilità sostenibili mentre ai Reggini prigionieri è impedito di uscire da casa. Con l’avvento delle piogge, anche questa strada abusiva diverrà impercorribile. Con l’inizio delle scuole il budello legittimo si trasformerà in un inferno. Questa è una periferia attenzionata, come le altre, dall’amministrazione. La gente è stanca. Disillusa. Non crede di essere a 500 metri dal ponte di Sant’Agata, rimanendo figli di un dio minore. Gli argini abbattuti rappresentano un pericolo grave per tutta la zona in caso di esondazioni. Ci prepariamo a qualche lutto cittadino. La Calabria dell’emergenza.

La Calabria che vive sull’emergenza. La Calabria che trova nutrimento dall’emergenza. Intanto anche questi cittadini, figli di un dio minore, attendono supini che qualcosa si muove. Ma non si muove nulla. Il ruolo della politica è stato sempre quello di lasciare i cittadini sottomessi. La politica ci rende sottomessi affinchè si debba ricorrere a lei per ottenere un diritto che passa per favore. E fino a quando questi uomini terranno in mano il timone per Reggio e per la Calabria non cambierà niente. Lo scheletro del ponte sul fiume Kwai rimane a ricordarci questo, fino a quando la forza della natura si riapproprierà dei propri spazi, stendendo un velo pietoso su una delle tante vicende drammatiche che hanno segnato gli ultimi anni neri della Città.


Il Presidente
Enzo Vacalebre


(notizia segnalata da Vincenzo Vacalebre)