Parola e Fede

Il cristiano: volto visibile di Cristo

Oggi risponde alle domande di Francesco e Adele da Cremona, Vincenzo da Catanzaro e Luca da Zurigo, il sacerdote Francesco Brancaccio, docente di Teologia fondamentale presso l’Istituto Teologico “Redemptoris Custos” di Cosenza.

D. Prima di oggi non c’era in noi nessuna religione. Io e mia moglie Adele da poco tempo ci siamo avvicinati alla religione Cristiana. La nostra domanda è: come possiamo amare Dio o cosa permette di aumentare l’amore verso Dio? E come immaginare il volto di Dio? Grazie, Francesco e Adele da Cremona[MORE]

R. Il volto di Dio non è nascosto, da immaginare soltanto. È visibile. Gesù passava e la gente vedeva in Lui il vero volto di Dio: era un volto di compassione, di verità, di carità, di amore sino alla fine.
Quel volto non si è allontanato da noi quando Gesù è salito al cielo. È sempre lui che continua a rendersi visibile attraverso coloro che lo amano. Quante persone si sono lasciate attrarre dalla bellezza di Dio attraverso la carità di San Francesco, di San Giovanni Bosco, di Madre Teresa? Attraverso la presenza di un’anima che in ogni sua opera, sofferenza, parola, sorriso o pensiero vive e ama col cuore di Cristo? Anche noi possiamo lasciarci attrarre dalla bellezza della carità di Cristo e mostrare il suo volto nella nostra vita. È la responsabilità del cristiano: essere nel mondo la visibilità, la presenza del volto di Cristo.

D. Gentilmente: sono un ragazzo di 16 anni, voglio comprendere meglio l'esame di coscienza. Vincenzo da Catanzaro

R. Ci avviciniamo all’amore del Signore vivendo la sua parola di verità. Essa è esterna a noi, non è il frutto dei nostri pensieri o delle nostre convinzioni. Dall’esterno, la parola del Signore deve entrare in noi, guidare i nostri pensieri e le nostre opere. La coscienza è la facoltà che ci consente di riconoscere e vivere la verità, il bene, l’amore, che hanno la fonte in Dio. Esaminarla, significa confrontare pensieri, opere, parole, volontà, sentimenti con la parola del Signore che abbiamo conosciuto.
Occorrono alcune condizioni: la conoscenza della Parola del Signore, a cominciare dai comandamenti, dalle regole di giustizia, fino alle beatitudini, alla carità più grande; la preghiera, perché lo Spirito Santo ci aiuti ad avere una coscienza retta, davvero conforme alla volontà di Dio; il confronto con un sacerdote come padre spirituale, per avere chiarezza sui dubbi e sul cammino da seguire.
L’esame di coscienza ci deve accompagnare sempre. Non è solo un esame sulla verità, ma soprattutto sull’amore di Dio in noi.

D. Luca da Zurigo: come mettermi davanti al nostro Dio, in portamento di perfetta adorazione?

R. L’adorazione è l’offerta a Dio della nostra vita, secondo la sua volontà, non la nostra. Significa riconoscerlo nostro unico Signore, consegnargli la nostra volontà, permettergli di guidare la nostra esistenza e di farne uno strumento col quale Lui stesso possa venire in servizio del nostro prossimo.
L’adorazione parte dall’atteggiamento del pubblicano nel tempio: davanti a Dio non osa alzare lo sguardo, si confessa peccatore e chiede pietà. Prosegue con l’animo di Zaccheo: è Gesù che lo guarda e lui riconosce le ingiustizie commesse e sovrabbonda nel dono. Ma l’adoratore perfetto del Padre è Cristo stesso. In Cristo non c’è neanche la minima distanza tra il suo cuore e quello del Padre. Egli non offre qualcosa al Padre: dona tutto se stesso. La sua croce è l’altare in cui il culto reso a Dio è perfetto, unico, eterno.
Chiediamo al Signore di poterlo adorare riconoscendo la sua volontà specifica su di noi e compiendola con il dono di noi stessi, per amarlo così, sino alla fine.

Don Francesco Brancaccio
Docente di Teologia fondasmentale presso l’Istituto Teologico “Redemptoris Custos” di Cosenza


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