Il mercato attivo degli idoli
Fantasticherie del cuore Calabria

Il mercato attivo degli idoli

mercoledì 25 ottobre, 2017

Nel contesto in cui viviamo è facile che si diventi specialisti nel fabbricare nuovi idoli.
Non esiste comunque una fabbrica apposita per la loro costruzione, perché ognuno che cancelli dalla sua vita la Parola o la interpreti a modo suo, di fatto si candida ad essere un loro qualificato fabbricatore. La libertà di agire è il bene più grande posseduto dall’uomo. Il suo utilizzo è poi altra cosa. Chiunque è autonomo nel fermarsi al di qua della collina, senza tentare minimamente di stendere il suo sguardo oltre la sua cima. Le conseguenze non sono il risultato della durezza delle “norme” celesti, ma l’effetto dell’essere liberamente diventati operai e produttori nel campo dell’idolatria. “…se ne andranno con vergogna quelli che fabbricano idoli” (Isaia 45,16). [MORE]

È sempre l’uomo che determina le sue tragedie, perché le leggi del Signore non nascono di certo per alterare l’azione umana. Esse, proprio per i limiti che pongono per non sollecitare il male, tutelano di fatto la piena libertà individuale e consentono la conquista delle cose più straordinarie possibili per l’affermazione del bene comune. Ma chi sono oggi gli idoli? Dove nascono le loro fabbriche? Scrive il mio maestro spirituale con estrema chiarezza: “Idolo può essere ogni nostra omelia, teologia, libro, insegnamento, scienza. Dove la Parola di Dio è sostituita con la parola dell’uomo, lì vi è una fabbrica di idoli. Tutte le nostre scuole, areopaghi, meeting, riunioni, incontri, spettacoli ad ogni livello potrebbe divenire una fucina di idoli. Sono anche costruttori di idoli tutti coloro che modificano in piccolissima parte la parola del Signore”.

Non è mai una evasione dalla storia evidenziare in queste condizioni il rischio di perdere la vera bussola della vita; come non è cosa normale assecondare l’andazzo confuso del mondo, con al centro il profitto fine a sé stesso e la libertà di cambiare persino gli equilibri naturali.

È per caso cosa giusta diffondere l’idea che nonostante i reiterati peccati alla fine tutto sarà condonato comunque? Non si diventa in tal modo alleati diretti o indiretti dei tanti fabbricatori di idoli? In alcuni ambienti si arriva persino ad avere timore nel citare la Parola, per non infastidire il personaggio di turno ben aggrappato ai recinti del potere terreno. In altre occasioni si tenta addirittura di variare la sua purissima verità, pur di mettere tutti d’accordo, apportando di riflesso un male irreparabile. La cosa più triste è accorgersi che molti credenti non fanno nulla per opporsi ad una simile tendenza, partecipando passivi ad una involuzione della forza interiore dell’uomo.

Leggo: “Oggi la fabbrica degli idoli sembra aver moltiplicato all’infinito i suoi operai. Ma quello che più sorprende è la non resistenza, non opposizione, non reazione, non contrasto per la difesa della verità di Dio. Vi è come una corsa a chi oggi costruisce il suo idolo capace di attrarre anche quanti ieri se ne stavano lontani.”. Senza riferimenti evangelici è possibile perciò poter fabbricare degli idoli, impoverendo la grandezza dell’umanità. Penso alla politica; alla finanza; alle relazioni quotidiane a qualsiasi livello; alle decisioni strategiche dinnanzi alle grandi questioni della storia, come oggi il fenomeno dei disperati che scappano dal loro Paese. Tutti settori vitali per la vita di ogni giorno che, se non calibrate sulle fondamenta ontologiche presenti nella natura umana, rischiano di oscurare la magnificenza dell’esistenza terrena, attivando un ostile mercato idolatra.

Egidio Chiarella

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