Il Mostro di Firenze: 28 anni fa gli ultimi omicidi. Intervista alla Criminologa Immacolata Giuliani
Interviste Toscana

Il Mostro di Firenze: 28 anni fa gli ultimi omicidi. Intervista alla Criminologa Immacolata Giuliani

giovedì 12 settembre, 2013

FIRENZE, 12 SETTEMBRE 2013 - Quarant’anni di indagini, sedici vittime: queste le conseguenze dell’attività del Mostro di Firenze, che terrorizzò l’Italia tra il 1968 ed il 1985. A distanza di ventotto anni dall’ultimo duplice omicidio, la Criminologa Immacolata Giuliani parla del serial killer, presentando le teorie che ha elaborato insieme al suo collega e marito, il dott. Fabrizio Mignacca. Entrambi si sono occupati del caso, sia dal punto di vista psicologico, che dal punto di vista pratico, raccogliendo testimonianze ed analizzando il modus operandi dell’omicida seriale. [MORE]

Dott.sa Giuliani, quando iniziano, per gli investigatori, i delitti del Mostro di Firenze?
«I delitti iniziano, per gli investigatori, nel 1968, quando due amanti, Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, furono trovati senza vita a Signa (Firenze). Ad ucciderli sono stati dei colpi di pistola, per la precisione di una Beretta calibro 22, di serie H. I due stavano amoreggiando in macchina quando vennero aggrediti dall’assassino. Dietro, sul sedile posteriore, dormiva il figlio di Barbara Locci, Natalino Mele, di sei anni. Quest’ultimo ha raccontato che dopo gli omicidi, venne portato a spalle, probabilmente dal killer, presso la più vicina abitazione».

Il duplice omicidio di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco è stato messo in atto dal Mostro di Firenze?
«Per noi, questo caso è svincolato dai successivi: si è trattato con ogni probabilità di un delitto passionale. Secondo noi, quel delitto, è collegabile agli altri per la pistola utilizzata, ma non per l’assassino. Riteniamo che il Mostro di Firenze abbia voluto entrare in possesso di un’arma “sporca”, sia per una valenza psicologica, sia per una ragione pratica: per deviare le indagini, perchè dalla Beretta sarebbero arrivati a concentrare le ricerche in Sardegna, poichè il marito di Barbara Locci era, per l’appunto, di origini sarde. Per noi, quindi, il delitto del 1968 è collegato al Mostro di Firenze solo perchè è stato lui a volerlo collegare: questo, riteniamo sia stato il primo grande depistaggio».

Quando iniziano i “veri” delitti che possono essere attribuiti alla stessa persona?
«I “veri” delitti del Mostro di Firenze, per noi iniziano nel 1974, quando venne uccisa Stefania Pettini insieme al ragazzo con cui aveva una relazione, Pasquale Gentilcore. I due si trovavano in macchina a Borgo San Lorenzo (Firenze) e stavano amoreggiando. Da questo duplice omicidio emerge il modus operandi del Mostro di Firenze, che poi andrà a perfezionarsi con gli assassinii successivi. Il ragazzo muore raggiunto da colpi di Beretta calibro 22. Stefania Pettini, invece, rimane viva nonostante i colpi di pistola e viene trascinata dall’assassino fuori dall’automobile. Il killer, dunque, le infligge novantaquattro coltellate ed inserisce un trancio di vite nella vagina della ragazza. La parte restante della pianta venne trovata in prossimità del corpo di Stefania Pettini.

Quando, il Mostro di Firenze, inizia ad infierire sulle vittime?
«A partire dal delitto di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, l’escalation di violenza continua e nel 1981, il Mostro di Firenze fa il passo decisivo, asportando seno e pube a Carmela De Nuccio, che amoreggiava in automobile con Giovanni Foggi, a Mosciano di Scandicci (Firenze). Anche Carmela De Nuccio, come Stefania Pettini, è stata trascinata fuori dall’abitacolo del veicolo ed il Mostro di Firenze ha infierito sul suo corpo».

Qual è il modus operandi dell’assassino?
«La particolarità dell’assassino, è che evolve nel suo modus operandi: prima infierisce sul corpo delle donne, poi “firma” il delitto con l’asportazione del seno sinistro e del pube. Il suo modo di agire può essere legato a più motivazioni di natura psicologica, che può essere ricondotto ad un bisogno di rievocare quello che è il momento dell’omicidio, come la maggior parte dei serial killer. Ci sono state tantissime interpretazioni, queste particolarità potrebbero essere legate ad una inaffettività, in particolare da parte della figura materna, poichè il pube rappresenta per antonomasia la parte più femminile del corpo di una donna. Anche la scelta del seno sinistro può essere legata alla figura della madre, ma per noi potrebbe trattarsi anche di una scelta pratica, poichè risulta più semplice asportare il seno sinistro rispetto a quello destro. Questo modus operandi, però, non si è rispettato per tutte le vittime, ce ne sono state alcune sul cui corpo non ha infierito, nè massacrando, nè esportando pube e seno. Nello specifico, si tratta del caso di Antonella Migliorini».

Durante l’omicidio Migliorini-Mainardi, il Mostro di Firenze non infierisce sul corpo della donna, per quale ragione?
«Antonella Migliorini e Paolo Mainardi vengono uccisi a Bracciano Montespertoli (Firenze) nel 1982. La dinamica è particolare: mentre i due amoreggiavano, il Mostro di Firenze si è presentato davanti al finestrino dal lato dell’autista, dunque spara con la pistola e colpisce prima l’uomo e poi la donna. Paolo Mainardi, però, non muore e riesce a mettere in moto l’automobile, il killer dunque spara ai fanali del veicolo, che va a finire in un fossato. Il ragazzo era ferito, quindi il Mostro di Firenze è riuscito ad intervenire uccidendolo. Potrebbe essere venuta meno la spinta pulsionale, la volontà di infierire sul corpo della ragazza, poichè il delitto è uscito fuori da quelli che erano i suoi schemi. Le chiavi dell’automobile vennero inoltre ritrovate a distanza dal veicolo, perciò potrebbe averle lanciate l’assassino per rabbia, per non essere riuscito a compiere gli omicidi nel modo in cui li aveva immaginati. Il Mostro di Firenze si è dunque trovato di fronte ad un imprevisto, ed è venuta a mancare la sua carica pulsionale: Antonella e Migliorini e Paolo Mainardi avevano “distrutto” quello che per lui poteva essere l’ “incanto” del momento. La ragazza, inoltre, non rientrava nei suoi canoni di vittima, ma riteniamo che l’ipotesi più probabile per la quale non venne rispettato il modus operandi, sia quella della rabbia subentrata per l’imprevisto. Questo perchè il Mostro di Firenze sapeva chi erano le sue vittime prima di agire».

Che ruolo avevano i “compagni di merende”?
«I compagni di merende, Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti erano dei voyeur ed informavano il Mostro di Firenze su commissione, in merito alle vittime. L’assassino, infatti, mirava a giovani coppiette che erano in procinto di fare l’amore e risulta impossibile credere che per tutti gli omicidi si sia affidato al fattore casuale. Il Mostro di Firenze bloccava le coppie prima che amoreggiassero, probabilmente per infliggere una sorta di “punizione”. Inoltre, tutte le vittime facevano parte della classe operaia».

Quale potrebbe essere il profilo psicologico-psichiatrico del killer?
«Si tratta di un soggetto psichiatrico, è difficile parlare di buchi affettivi, perchè probabilmente l’assassino è nato con delle problematiche di base. Certamente nel corso della sua vita ha poi avuto difficoltà nelle interazioni sociali, forse portate da un clima familiare particolare o da carenze affettive. Potrebbe aver avuto una madre “seduttiva”, cioè che si propone in termini di affettività, ma poi non mantiene le promesse fatte, risultando non idonea alle aspettative del bambino, che rimane deluso. Non per questo, però, il Mostro di Firenze aveva problemi ad interagire sessualmente con le donne, anzi. Si tratta probabilmente di una persona che svolge attività sessuali normali, che poi vengono compensate con gli atroci delitti. L’omicidio, l’attività deviata, serve proprio per compensarlo: in questo modo si manteneva “normale” agli occhi della società».

Tra le vittime, vi sono anche due omosessuali, per quale ragione?
«Il Mostro di Firenze colpisce anche due omosessuali e per ovvie ragioni non ne asporta parti del corpo. Jens-Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer, due turisti tedeschi, vengono assassinati a Giogoli di Scandicci (Firenze) nel 1983. Secondo noi, il Mostro di Firenze ha ucciso entrambi a sfregio. Qualche giorno precedente agli omicidi, è stato scritto sul giornale che il serial killer era afflitto da turbe sessuali. Per questa ragione, riteniamo abbia ucciso i due ragazzi ed abbia anche allestito una sorta di “teatrino”. L’assassino ha preso dei ritagli da riviste omosessuali e li ha messi in evidenza, sparsi attorno alla roulotte nella quale si trovavano i corpi dei due tedeschi. Probabilmente intendeva sottolineare che era stata la loro sessualità a spingerlo ad ucciderli, a “punirli”, forse anche per farsi beffa di chi aveva scritto quegli articoli, per far capire che non aveva turbe sessuali».

Il Mostro di Firenze sfidava le autorità: in che modo?
«Come tutti i serial killer, il Mostro di Firenze ha fatto molti “giochetti”, sfidando anche le autorità, per esempio quando portò a mano tre lettere alla Procura di Firenze, rischiando di essere identificato. Le missive erano indirizzate ai tre procuratori che si occupavano del caso e nelle buste vi erano alcuni bossoli da lui utilizzati. La persona che ha ritirato le lettere, non ricordava dettagli utili all’identificazione, però ha specificato che vennero consegnate a mano. Un’altra sfida del Mostro di Firenze viene avanzata da lui durante l’ultimo delitto, quello di Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot. I due, di origine francese, vengono uccisi nel Settembre 1985 a San Casciano di Val Pesa (Firenze). Il mostro di Firenze inviò all’unico procuratore donna, che si occupava del caso, Silvia Della Monica, una busta con un lembo di pelle del seno di Nadine Mauriot. Era una sfida».

Perchè, proprio nel Settembre 1985, terminarono gli omicidi?
«Ad Ottobre dello stesso anno viene rinvenuto il corpo di un famoso gastroenterologo perugino, Francesco Maria Narducci che era già stato indagato per i delitti. Secondo alcuni, potrebbe essere stato lui l’assassino e, per questa ragione, si sarebbero fermati gli omicidi. Esistono numerose teorie riguardo al perchè quello di Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvil sia stato l’ultimo duplice assassinio, ma ancora non è stata trovata una risposta ufficiale».

(Immagine da retrospettive.com)

Alessia Malachiti


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