InArt - Intervista ad Antonio Giocondo
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InArt - Intervista ad Antonio Giocondo

domenica 7 luglio, 2013

MESSINA, 7 LUGLIO 2013 – Ha un animo eclettico e sempre curioso Antonio Giocondo, l’artista che questa settimana è presentato dalla rubrica InArt. Si affaccia al mondo dell’arte da grafico nel 1989, vincendo un concorso promosso dall’associazione culturale messinese “La Palazzata”. Ama la fotografia ed approda alla pittura conoscendo bene quali siano le dinamiche della comunicazione. Apprezza particolarmente artisti quali Keith Haring, Andy Warhol e Roy Lichtenstein, sia da un punto di vista formale sia concettuale, tanto che anche la sua arte, sebbene non sia paragonabile a quella di nessun altro artista conosciuto, risente di questa espressione “ragionata e concettuale”, ma sicuramente vista sotto un aspetto del tutto diverso. Parole, scrittura, lettere e segni si accompagnano ai colori sulle tele, creando un gioco visivo molto interessante e seducente.

Dalla grafica pubblicitaria ad un’arte “comunicativa” il passo è breve. Quando e perché ha sentito l’esigenza di un cambiamento d’espressione?

“Ho iniziato relativamente tardi, nel 2008 grazie ad una mostra “a sorpresa” organizzata da mia moglie. Facevo quadri per diletto. Poi, in occasione di una mostra organizzata a Palermo al Palazzo dei Normanni, su invito della Fondazione Federico II, partecipando come membro dell’Orientale Sicula (Galleria d’arte), ho avuto il lancio importante ed ho, diciamo così, “messo la testa a posto”, cercando di proporre quello che avevo dentro: opere chiare e contemporanee e soprattutto il più possibile lontane da quanto fatto da chiunque altro. Ho deciso, insomma, di fare sul serio, e mi è piaciuto”.

Le parole sono elemento costante che accompagnano i colori sulle sue tele. Per ogni opera un messaggio e in ogni messaggio…?

“L’induzione al ragionamento. Creo due tipi di quadri essenzialmente: uno in cui si nota solo il colore e l’altro in cui la parola la fa da padrona. Ho iniziato con il quadro “Red” (Rosso) in cui il colore predominante è poi il blu, un controsenso, così come il quadro “Eleventh” (Undicesimo) in cui ho realizzato invece dodici crocette. Sono tutti svaghi con cui mi piace far ragionare chi osserva le opere e vederne la reazione. Le parole compongono un gioco sottile, un modo per calamitare l’attenzione”.

Colore, comunicazione, parole, elementi chiave che rendono le sue opere di una semplicità ed accessibilità disarmante. Quanto conta oggi nell’arte una comunicazione così diretta?

“Penso che conti molto, perché si discosta tantissimo dalla maggior parte delle espressioni odierne. Oggi come oggi non sono stato accostato ancora a nessuno, e questo è già importante per me. Sono un po’ irrequieto perché voglio sempre apprendere cose diverse. Sono un eclettico e lo dimostro anche organizzando spesso eventi che mi consentano di esprimermi”.

Una domanda che può forse apparire banale, ma a cui in realtà solo un artista che ha fatto del “vocabolo rivelatore” la base della sua espressività può rispondere: cos’è l’arte e chi è l’artista?

“Ancora non lo so, però penso che l’arte potrebbe essere intesa in due modi: una è quella fatta dai critici e dalle loro opinioni, in fondo l’arte la fanno loro. L’altra potrebbe essere espressa da un aforisma “non c’è arte se non c’è fantasia negli occhi”. Posso, in sostanza vedere un quadro, ma se non ne percepisco la grandezza è tutto inutile. Chi osserva l’arte deve avere una cultura del bello, e non tutti ce l’hanno, perché la bellezza non è insita nell’oggetto ma nella mente di chi lo osserva”.

“Sorry to disturb you” è il titolo di una sua mostra, quasi come se l’artista Giocondo volesse entrare in punta di piedi nell’animo altrui, pur esprimendo con forza concetti che irrompono prepotentemente sulla tela. C’è un po’ questo dualismo in lei?

“Il titolo “Scusate il disturbo” è nato perché sono entrato un po’ con timidezza in un ambiente in cui gli artisti non lasciavano spazio. Sono arrivato tardi e dovevo farlo in punta di piedi in un ambiente non mio. Sono un timido e banalizzo spesso tutto quello che faccio, difficile questo in un contesto in cui spesso si incontrano artisti che camminano a tre metri da terra. L’ho fatto con discrezione ma pur sempre esprimendo concetti forti ed avendo un buon riscontro anche fuori dalla mia città”.

Antonio Giocondo ha un calendario estivo ricco di eventi in programma: al momento le sue opere sono visibili a Rometta (ME) nell’ambito della Mostra di Arte Contemporanea “Sette punto Arte” collettiva degli artisti, De Mariano, Giocondo, Militti, Quartarone, Scopelliti, Serboli e Valentini, inaugurata nell’ambito delle recenti “Giornate della Cultura”. In programma anche una Mostra fotografica, sempre a Rometta, dal titolo “NoidiQui” prevista per il prossimo 21 luglio, in cui i volti degli abitanti della cittadina messinese saranno i veri protagonisti.

Katia Portovenero[MORE] 


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