In Art - La guerra che verrà non è la prima

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ROVERETO (TN), 12 OTTOBRE 2014 – «La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente», sono i versi di Bertolt Brecht che hanno ispirato il titolo della mostra in corso al Mart di Rovereto (Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto), “La guerra che verrà non è la prima. Grande guerra 1914 - 2014” - fino al 20 settembre 2015.

Nel centenario del primo conflitto mondiale, i curatori e il comitato scientifico di questo progetto ambizioso, affrontano il tema complesso del dramma collettivo di soldati e civili, ripercorrendo sul filo della memoria e della testimonianza l’ultimo secolo, dai lontani giorni in trincea fino ai conflitti attuali.

«Il viaggio proposto dal Mart - osserva Ugo Rossi, il Presidente della Provincia autonoma di Trento - attinge certamente all’arte nel senso più classico del termine, ma spazia anche attraverso una ricca ed eterogenea proposta che va dalle fotografie e dalle cartoline ai video e ai film. Per consegnarci una lezione, dura e scomoda, eppure quanto mai necessaria, sul Male che la guerra, ogni guerra, inevitabilmente arreca».

Per la direttrice del Mart Cristiana Collu, la guerra è «un’opera umana che dà luogo a un orrore inumano senza bisogno di una discesa agli inferi, le atrocità ripugnanti si possono osservare da vicino, senza scoprire nient’altro che gli orrori da cui si fugge». «Nonostante il titolo - prosegue la Collu -, preso in prestito dal poeta, ne abbiamo fatto un viaggio al termine della notte. Con il soccorso della poesia, abbiamo preso la parola. E abbiamo misurato guardando dai due estremi, dall’alba al tramonto. In battere e in levare abbiamo cercato di rappresentare la ferita, il dolore e la tenerezza».

 

 

 

La rassegna, realizzata con il Patrocinio della Presidenza dei Ministri, si muove sul doppio binario del passato e del presente, dell’orrore e della speranza, attraverso il percorso allestitivo firmato dal designer catalano Martí Guixé, in cui opere provenienti dalle stesse collezioni del Mart, di Giacomo Balla, Fortunato Depero, Anselmo Bucci e Gino Severini, dei maestri dunque dell’avanguardia italiana, dialogano con i lavori di chi ha vissuto quei giorni, come Marc Chagall, Max Beckmann o Albin Egger-Lienz.[MORE]

Il racconto continua con rari testi del secolo scorso, documenti d’archivio, manifesti e reperti bellici della Prima guerra mondiale, che si intrecciano a frammenti di vita restituiti dai ghiacciai alpini - si pensi alle soprascarpe di paglia, agli elmetti o al filo spinato -, che assumono nuove funzioni, performative.
Il passaggio dalle tele alle installazioni è breve; da segnalare, “In Flanders Field” (2000), dell’artista belga Berlinde de Bruyckere, e "Un reggimento che va sottoterra" (2014), di Paolo Ventura, installazione context specific commissionata dal Mart e composta da 300 autoritratti dell'autore, in divisa e pose diverse, a simboleggiare la marcia verso l'oblio di migliaia di militi ignoti. 


Domenico Carelli

(Immagini: Courtesy Mart, in evidenza, Biplano inglese SE.5A, 1917 - replica 1994 - Fondazione Jonathan Collection – Aerei storici famosi ONLUS, Foto di Jacopo Salvi; nel testo, Paolo Ventura, “Un reggimento che va sottoterra”, 2014, Foto di Jacopo Salvi; soprascarponi da vedetta in paglia intrecciata e legno + rotolo di filo spinato, ovvero REPERTI Provenienti dalle ricerche e dalle raccolte condotte a Punta Linke, Punta Cadini, Cresta Croce, Piz Giumela e Val di Pejo dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento e dal Museo “Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta”; locandina della mostra al Mart di Rovereto; in gallery, Giacomo Balla, “La guerra”, 1916, Unicredit Art Collection; Berlinde de Bruyeckere, “In Flanders Fields”, 2000, Courtesy Museum of Contemporary Art Antwerp - M HKA -)

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Scritto da Domenico Carelli

Giornalista di InfoOggi

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