Inchiesta urbanistica a Milano: Tancredi si difende, Marinoni attacca la Procura
Sotto la lente della giustizia milanese: le voci degli indagati e le strategie difensive
L'inchiesta sull’urbanistica milanese continua a far tremare Palazzo Marino. Mentre la magistratura valuta le richieste di misure cautelari nei confronti di sei figure chiave, tra cui l’ex assessore Giancarlo Tancredi e il CEO di Coima Manfredi Catella, si delineano le prime linee difensive davanti al giudice per le indagini preliminari, Mattia Fiorentini.
Al centro delle indagini della Procura di Milano, coordinate dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici con l’aggiunto Tiziana Siciliano, ci sarebbe un presunto sistema di gestione opaca delle pratiche urbanistiche, con ipotesi che spaziano dalla corruzione alla gestione impropria delle relazioni tra pubblico e privato.
Le accuse: un “sistema illecito” o un attacco generalizzato?
Gli interrogatori di garanzia hanno messo in luce due approcci ben distinti da parte degli indagati. L’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, ha scelto il silenzio, riservandosi però il diritto di replicare per iscritto. Nella memoria depositata tramite il suo avvocato Eugenio Bono, Marinoni respinge ogni accusa: “Non c’è alcun episodio corruttivo né un sistema illecito come delineato dalla Procura”. Secondo il documento, l’inchiesta sarebbe “sproporzionata” e basata su “giudizi morali” più che su elementi oggettivi.
Una posizione che punta a delegittimare il lavoro dell’accusa, sostenendo che l’indagine stia trasformandosi in un “processo alla speculazione edilizia dell’intera città di Milano”, anziché concentrarsi su fatti penalmente rilevanti.
La difesa di Tancredi: “Ho agito per il bene del Comune”
Diametralmente opposta l’impostazione di Giancarlo Tancredi, che ha scelto di rispondere alle domande del gip, parlando per oltre un’ora e mezza. L’ex assessore ha ribadito di aver sempre agito nell’interesse del Comune e della collettività, smentendo qualsiasi volontà di favoritismi nei confronti di Marinoni o di altri soggetti coinvolti.
Tancredi, che ha chiesto la sospensione temporanea dal suo ruolo dirigenziale a Palazzo Marino, ha difeso anche il sindaco Giuseppe Sala, respingendo ogni ipotesi di implicazione indiretta dell’amministrazione comunale.
Il caso Catella: passo indietro e collaborazione
Anche Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima, ha scelto un approccio collaborativo. Durante il suo interrogatorio ha fornito risposte puntuali e ha depositato una corposa memoria difensiva accompagnata da documentazione ritenuta utile a smontare i capi d’imputazione.
Ma non solo: con una mossa che punta a mostrare senso di responsabilità, Catella ha rinunciato — con l’approvazione del Consiglio di Amministrazione — a tutte le deleghe che prevedono contatti con la pubblica amministrazione, proprio per tutelare l’azienda, i suoi professionisti e gli investitori.
Altri indagati: posizioni differenti in attesa del verdetto
Oltre a Tancredi, Marinoni e Catella, risultano coinvolti nell’inchiesta anche Alessandro Scandurra, vice di Marinoni nella Commissione Paesaggio, Andrea Bezziccheri di Bluestone e Federico Pella, architetto-manager. Tutti si sono presentati davanti al gip Fiorentini in una giornata decisiva per l’iter giudiziario.
Il giudice dovrà ora valutare se accogliere le richieste di custodia cautelare: arresti domiciliari per Tancredi e Catella, carcere per Marinoni, Scandurra, Bezziccheri e Pella. La decisione è attesa entro fine mese.
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