India, giovani donne contro la violenza sessuale: le Red Brigades

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NUOVA DELHI (INDIA), 29 MAGGIO 2013 - Red Brigades, così si chiamano le giovani donne che hanno deciso di agire in difesa delle vittime di violenza sessuale. La situazione a Lucknow, a sud di Nuova Delhi, è resa difficile sia dalla povertà, che dalla continua crescita della violenza sulle donne.[MORE]


Una luce in fondo al tunnel è possibile, le "brigate rosse" hanno già salvato da abusi una quindicina di donne. Le componenti del gruppo, fondato da Usha Vishwakarma insegnante di 25 anni, sono per lo più delle ragazze che hanno subito violenze. Qualcuno doveva agire, qualcuno doveva muoversi controcorrente, essere la forza dei deboli e loro ogni giorno muovono passi per risollevare ed aumentare il coraggio delle donne, per placare le loro paure, per mandare un chiaro messaggio: "E' il momento di prendere in mano il nostro destino. Nella testa degli uomini c'è il concetto che le donne sono oggetti e che è sempre stato così. Si sbagliano. Pensano che, se sei sexy, è perché vuoi sesso".


Vestite di rosso, colore per evocare pericolo, allerta e nero, il colore della protesta, il gruppo lotta per permettere una maggiore sicurezza nelle vie, nelle quali spesso le ragazze vengono aggredite e la polizia non fa nulla per porre fine alla situazione. Per questa motivazione Usha Vishwakarma, ha deciso di aprire una scuola, nel 2009, suddivisa in 3 obiettivi principali: l'autodifesa attraverso professionali lezioni di arti marziali; la sensibilizzazione e l'educazione alle giovani ragazze attraverso incontri, canzoni e spettacoli teatrali; la lotta per i diritti della sicurezza attraverso manifestazioni pubbliche.


Tutto ebbe inizio quando Usha Vishwakarma all'età di 18 anni fu vittima di un tentantivo di stupro come lei stessa racconta. "Tutto è cominciato quando avevo 18 anni. Un mio collega insegnante di punto in bianco mi ha stretto fra le sue braccia e ha tentato di sfilarmi la cintura e di aprirmi i jeans. I pantaloni mi hanno salvato. Erano troppo attillati. Io gli ho tirato un calcione nell'inguine, l'ho spinto per terra e me la sono data a gambe. A scuola nessuno ha voluto prendermi sul serio." Da qui la necessità di fare qualcosa per se stessa e per le altre vittime di violenza, da qui la necessità di agire per dare forza ad una situazione che rende deboli, per non far prevalere la paura, ma far vincere il coraggio. Proprio per questo nei loro striscioni scrivono: "Noi vogliamo sicurezza".

(immagine da guardian.co.uk)

Rossella Assanti

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Scritto da Rossella Assanti

Giornalista di InfoOggi

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