Intervista a Lorenzo Cioffi, regista di "Tempo Pieno": "La scuola? Un valore e una ricchezza"
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Intervista a Lorenzo Cioffi, regista di "Tempo Pieno": "La scuola? Un valore e una ricchezza"

sabato 15 agosto, 2015

Il documentario Tempo Pieno di Lorenzo Cioffi ha rappresentato la rivelazione dell'ottava edizione del Faito Doc Festival (4-8 agosto), aggiudicandosi sia il premio della Giuria Giovani che una menzione nel concorso principale. Nel documentare l'esperienza pedagogica della scuola elementare di Madonna Assunta in Bagnoli, il film riesce nell'intento di cogliere l'atmosfera stimolante dell'insolito contesto scolastico, lasciandosi apprezzare per un linguaggio asciutto e funzionale e per uno sguardo discreto. Soprattutto, come ha confermato il dibattito in presenza del regista nella suggestiva location del Faito Doc Festival, lo spaccato di realtà scelto e raccontato da Lorenzo Cioffi con sguardo fresco è ideale per riaprire la questione "scuola" parlando, finalmente, d'insegnamento, di idee, di relazioni, anzichè di meri modelli amministrativi e burocratici.
Illuminata la prospettiva, illuminanti le parole del regista, intervistato dopo i riconoscimenti al festival.

A.M: Il modello di scuola mostrato in Tempo pieno appare stimolante e meritevole di approfondite riflessioni da parte di chi opera nel mondo scolastico, ma alla base della tua decisione di realizzare il film c'è più una ragione affettiva o la volontà di mostrare un esempio praticabile?

L.C: La decisione di fare un documentario sulla scuola Madonna Assunta è sicuramente legata a ragioni affettive - sono stato un suo "allievo" e ci sono rimasto, come tanti, legato sentimentalmente. Ragioni affettive accompagnate però dal desiderio di testimoniare una realtà scolastica che, a mio avviso, funziona ed ha ancora molto da dire. Il mio intento non era solo raccontare Madonna Assunta in quanto tale ma - grazie al suo esempio (uno fra altri) - alludere alla possibilità della scuola in generale: al suo valore, alla sua ricchezza.
Alla scuola bisogna dare tanto e chiedere tanto. E mi pare che spesso non si faccia né l'una né l'altra cosa. [MORE]

A.M: Come sono stati influenzati i ragazzi dalla percezione della macchina da presa nelle aule scolastiche?

L.C: Si è stabilito rapidamente un rapporto di complicità, per cui loro pur non guardando mai in camera erano assolutamente consapevoli della mia presenza. Hanno interpretato liberamente sé stessi, offrendomi di sé ciò che ritenevano opportuno darmi.

A.M: Hai mai avuto la sensazione di filmare un'utopia?

L.C: Ho filmato la relazione tra alcuni esseri umani: una classe di bambini e una maestra all'interno di una scuola pubblica. Ho filmato una realtà che esiste da alcuni decenni. Una realtà concreta che porta con sé - dentro di sé - una visione. Sfuggente, incompleta, contraddittoria, non risolta (e meno male), tenace, accogliente, sorridente.
E poi ho filmato Olga - la maestra - il cui carisma, esperienza e forza comunicativa costituiscono una parte fondamentale del documentario.

A.M: Al Faito Doc Festival, Tempo pieno ha ricevuto una menzione da parte della giuria di qualità, ma soprattutto il premio della giuria giovani, che nella motivazione ha sottolineato la "linearità" del tuo linguaggio filmico. Ritieni che tale asciuttezza e chiarezza nel racconto debba caratterizzare ogni documentario, oppure si tratta di una strategia adatta in particolare ad una storia come quella di Tempo pieno, che necessitava una narrazione senza fronzoli?

L.C: Credo che ogni forma sia lecita. Tempo pieno è nato con una componente didascalica che ho cercato di far coesistere con una dimensione empatica. Il documentario ha quindi cercato la sua natura nella luce diffusa, la chiarezza, la leggerezza, la lineraità, e - tra le righe - la possibilità di "sguardi" affettuosamente ironici (utili a mantenere un giusto distacco).

A.M: Il film si svolge prevalentemente a scuola, ma si apre e si chiude con delle riprese in esterni. C'è una ragione particolare per questa circolarità visiva o è stata una scelta naturale?

L.C: Volevo contestualizzare la vicenda (dove siamo?) e - confesso - mi piaceva, senza necessariamente dichiararlo, suggerire che ciò che abbiamo visto - la scuola, la maestra, i bambini... la cultura - è iscritto in una storia umana (l'italsider, le palazzine) e in una più ampia (il mare, la montagna, gli uccelli, l'agave).

A.M: Progetti in cantiere?

L.C: Si, ma è troppo presto per parlarne.

 



(foto principale: dettaglio di un'immagine dal film Tempo Pieno; all'interno: poster del film)


Intervista a cura di Antonio Maiorino


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