Intervista a Maria Rosaria Omaggio
Interviste Calabria

Intervista a Maria Rosaria Omaggio

sabato 17 febbraio, 2018

LAMEZIA TERME 17 FEBBRAIO - Diventata popolare grazie alla sua partecipazione a Canzonissima del 1973-74 condotta da Pippo Baudo, Maria Rosaria Omaggio dedica ad Oriana Fallaci lo spettacolo “Le parole di Oriana in concerto” facendola rivivere sul palco del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme attraverso le parole testuali tratte dalla vasta opera della giornalista, scrittrice e poetessa.  [MORE]

Dopo aver interpretato Oriana Fallaci nel film “Walesa, l’uomo della speranza”, Maria Rosaria Omaggio incarna la scrittrice fino al verosimile sia nella voce che nella somiglianza fisica, accompagnata dalla pianista Cristiana Pegoraro che esegue alcuni dei brani preferiti e ascoltati dalla scrittrice e anche sue originali composizioni. Ad esaltare la qualità dello spettacolo e ad agevolare l’approccio ai testi proposti, la proiezione realizzata dal video artist Carlo Fatigoni tramite impressioni visive create con filmati, foto e frasi pronunciate dalla Fallaci. Lo spettacolo, presentato la mattina in esclusiva per gli studenti dei licei lametini, Francesco Fiorentino, Galileo Galilei e Tommaso Campanella, si inserisce nella stagione teatrale organizzata da Ama Calabria di Lamezia Terme, diretta da Francesco Pollice. Maria Rosaria Omaggio racconta alla stampa con estrema eleganza e massima disponibilità la genesi dello spettacolo, da lei ideato, affrontando anche segmenti della sua vita e di attualità.  

Come è nata l’idea di realizzare lo spettacolo “Le parole di Oriana in concerto ” di elevato spessore culturale e, tra, l’altro, di grande attualità?

«Avendo interpretato Oriana nel film “Walesa - L'uomo della speranza” di Andrzej Wajda, ho pensato che, per raccontare la vera Fallaci e conoscerla davvero, bisogna farlo usando le sue parole. Bisogna leggerla e non bisogna parlarne per sentito dire. Bisogna leggere quello che ha scritto lei e non quello che gli altri hanno scritto di lei. Ho lavorato molto sul suo personaggio innanzitutto come essere umano perché la Falalci non è soltanto una giornalista, una guerriera, come dice lei stessa, una donna che combatte, ma anche una donna sola e ferita da delusioni d’amore e dalla solitudine. Così ho costruito faticosamente questo spettacolo con tutti i suoi testi».

C’è in lei qualche tratto che la rende somigliante ad Oriana Fallaci?

«Sì, ho un punto in comune con lei: come lei ho sbagliato tutti gli uomini»
Cosa consiglia ad un’aspirante attrice?
«Sapere già in partenza che questo lavoro è difficile soprattutto nel nostro paese e come donna è ancora più difficile. Comunque è importante costruire un rapporto con un agente, un rappresentante che ti conosca e rimanere fedele a questa persona con cui collaborare e soprattutto avere anche delle relazioni di lavoro che ti permettono di crescere».
Quanto influisce l’età delle attrici nell’interpretazione dei vari personaggi?

«Sì, soprattutto dopo i 40 anni, le attrici trovano difficoltà a trovare una parte nel cinema e nella televisione. Infatti spesso in televisione non si raccontano storie di donne tra i 45 e i 65 anni. Devono essere o sotto i 40 anni o caratteriste sopra i 70. In mezzo quasi non vengono raccontate le storie delle donne a meno che la donna non rappresenti un carattere oppure sia una bella moglie o una bella ragazza».

Nel corso della sua carriera ha incontrato registi o persone che hanno inciso particolarmente sulla sua formazione artistica mettendo a fuoco il suo talento?

«Certamente una serie di esperienze e di incontri con alcune persone incidono sulla formazione di un attore. Sicuramente io devo molto per il modo con cui scandisco o per come affronto il palcoscenico a persone come Mario Scaccia, Arnoldo Foà, Anna Proclemer dalla quale ho appreso tantissimo. Ho avuto incontri importanti tra cui quello con Paola Borboni, straordinaria, di una professionalità, di una presenza e di una simpatia instancabile. Avevo più o meno 18 anni quando la incontrai mentre mi trovavo in Francia a girare un film in cui lei recitava in corso. Ho avuto la fortuna di lavorare con Luigi Magni nel film “Il generale” che raccontava Garibaldi in età avanzata, interpretato Franco Nero. Ho incontrato personaggi noti come Tomas Miliam, Alessio Pizzech ed altri che non dimentico mai come Pippo Baudo a Canzonissima, un vero galantuomo. Ho avuto la fortuna di imparare anche a scrivere storie e sceneggiature con Pasqualino Festa Campanile con cui ho fatto un film di grande successo».

Le è capitato di subire stalking?

Si, mi è successo ma quando ancora non c’erano leggi. C’è stata una denuncia fatta contro terzi , ma mai pubblicata sul giornale. Oggi per fortuna c’è una legge importantissima che ha permesso alla donna di essere protetta. Le donne non devono mai temere di denunciare prima che sia troppo tardi soprattutto quando la violenza è in casa”

La sua opinione sul recente festival di Sanremo?


«Mi è piaciuto moltissimo. Conosco bene Claudio Baglioni, la sua professionalità, abbiamo lo stesso avvocato che si occupa dei nostri diritti d’autore. La musiva è stata bella e simpatica. Il monologo interpretato da Favino, amabilmente lo chiamiamo Picchio, è stato di grande emozione non solo per merito di Fiorella Mannoia, che stimo, ma soprattutto per quello di Favino che ha dimostrato di essere un grandissimo attore con eccezionale capacità scenica, di improvvisazione e di saper recitare, cioè di saper giocare in scena»
Foto: Maria Rosaria Omaggio e Cristiana Pegoraro

Lina Latelli Nucifero

 


Autore
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