Intervista a Valentina Casarotto - Il segreto nello sguardo
Interviste Veneto

Intervista a Valentina Casarotto - Il segreto nello sguardo

giovedì 6 giugno, 2013

VICENZA, 6 GIUGNO 2013 – Basterebbe sfiorarlo per danneggiarlo irrimediabilmente. Il pastello, la più fragile e delicata delle tecniche pittoriche, ha avuto la parte del leone nel Settecento, quando i più rinomati ritrattisti si affidavano alla polvere colorata per la freschezza dell’effetto e la capacità di imitare l’incarnato. Eppure molte opere realizzate con questo medium hanno sfidato i secoli, restituendoci intatto lo sguardo, vivo, e il sorriso come simbolo dell’ésprit.

 La veneziana Rosalba Carriera (1675- 1757) ha legato il suo nome a quest’arte divenendo «prima pittrice d’Europa», come evidenzia il sottotitolo del romanzo storico biografico “Il segreto nello sguardo” che le ha dedicato Valentina Casarotto, edito per Angelo Colla Editore Primo premio, Sez. narrativa, del Concorso “Mario Soldati” 2012.

 Docente di Storia dell’Arte e dottoranda di ricerca a Udine, l’autrice ci introduce in quel mondo galante e incipriato, fra le calli e i salotti dalle atmosfere ovattate della città dei Dogi e del Rococò, del Carnevale, di Casanova, di Vivaldi e Canaletto, traducendone la grazia e la leggerezza in una storia senza tempo, non solo per amanti del genere.


 Perché scrivere un romanzo su Rosalba Carriera?
“L’ispirazione è stata perentoria e coinvolgente, tanto da non lasciarmi altra scelta. Nel 2003 la stesura del prologo, quasi per un transfert medianico, è infatti avvenuta davanti all’ultimo autoritratto di Rosalba Carriera, opera in cui la pittrice si ritrae già affetta da cecità. L’intensa drammaticità di questo incipit mi ha fatto superare ogni remora verso l’immane studio che avrei dovuto affrontare e mi ha fatto tacitare ogni scusa di manifesta incapacità per dedicarmi con entusiasmo e rigore scientifico alla stesura del romanzo”.

 Nel momento clou della narrazione la pittrice veneziana, ormai una celebrità dopo il trionfo alla corte di Parigi, incontra - e se ne innamora - Antoine Watteau, un artista più giovane di lei di undici anni. Qual è il confine tra realtà storica e finzione letteraria?
“Nella realtà storica i due artisti si sono conosciuti, frequentati e stimati a vicenda. Condividevano la passione per il teatro, la danza e la musica. La finzione letteraria ha permesso a due anime sensibili, molto affini anche nello stile, di vivere una storia d’amore volutamente tracciata a tinte eteree, per non snaturare le peculiarità caratteriali dei due personaggi. Mi rendo conto che è stata una scelta ardita, ma mi sono sentita legittimata a proporre questa liaison anche perché non ne avevo l’assoluta esclusiva. Nell’Ottocento infatti anche Walter Peter nel suo “Ritratto immaginario” di Antoine Watteau ha lasciato intendere una certa simpatia tra i due. Una frase e nulla più, che però mi ha dato il coraggio di osare”.

 La protagonista del suo libro presenta innegabili tratti di modernità: sovrana del proprio destino, ha sfidato le convenzioni sociali del tempo conquistandosi una libertà e indipendenza allora invidiabili, se si pensa che l’essere donna relegava a un ruolo marginale quando non si nasceva aristocratica o cortigiana. Cosa vi accomuna?
“Rosalba è diventata negli anni una sorta di sorella maggiore immaginaria che non ho mai avuto e di cui prima non avevo mai sentito la necessità. Direi che il tratto che ci accomuna è la determinazione. Questa caratteristica si evince perfettamente dagli scritti e nelle scelte di Rosalba, e penso di poter dire che si ritrova in me, con sfumature che vanno dalla costanza alla caparbietà”.

 Rosalba Carriera eccelleva nel ritratto in miniatura e a pastello, un genere considerato minore. Aveva committenti da mezza Europa, teste coronate, ambasciatori di passaggio dalla Serenissima, personalità illustri e principesse in cerca di un buon partito, immortalando con la raffinatezza della sua tecnica l’anima di un’epoca. Oggi, nell’era dell’immagine, con i suoi eccessi incoraggiati dai media e dai social network, che valenza assume il ritratto e cosa svelerebbero le opere della Carriera se fosse qui tra noi a dipingere?
“La valenza del ritratto, indipendentemente dal mezzo utilizzato, ha per fine sempre e solo la celebrazione del soggetto, del personaggio e dell’ego. Nonostante la tecnologia, la riproducibilità tecnica e la tendenza alla manipolazione dell’immagine in senso estetico dei nostri giorni, il significato profondo del ritratto non mi sembra esser mutato. Si soddisfa molto più velocemente e a basso costo un bisogno antico. E se Rosalba fosse qui tra noi, penso che sarebbe un’ottima fotografa”.

 Chi ha creduto in questo suo primo libro, che tra l’altro le ha regalato non poche soddisfazioni?
“Devo ammettere che prima di tutto sono stati gli amici a credere già all’idea del libro, esortandomi a intraprendere l’avventura della ricerca storica con costanza e tenacia. Devo confessare che io ero molto scettica, mentre mio marito è sempre stato molto fiducioso che il mio lavoro sarebbe stato premiato con la pubblicazione. E non è scontato dire che ha creduto nel libro per primo il mio editore, Angelo Colla, un erudito più che un editore, che ha battuto sul tempo altre case editrici che poi mi hanno contattato ormai a giochi chiusi”.

 Sta pensando a un nuovo progetto?
“Sto già lavorando a manoscritto, e devo dire che è in avanzato stadio di sviluppo. Rimane silente a margine dei miei pensieri e attende paziente che gli dedichi un po’ di attenzione, tuttavia in questo periodo ho altre priorità. Confido che il nuovo anno mi regali il tempo e l’ispirazione per concluderlo”.

 Come nasce la sua passione per la Storia dell’Arte?
“Potrei dire che nasce con me, come nel detto Nomina sunt consequentia rerum, poiché il mio nome è ispirato a una statua del nostro scultore vicentino, Nereo Quagliato, recentemente scomparso. La passione poi cresce nella fanciullezza grazie a una zia che, regalandomi edizioni e stampe di artisti noti, mi ha educato al gusto del bello e infine sboccia con la scelta di iscrivermi alla facoltà di Conservazione Beni Culturali all’Università di Udine. Quando poi nel 2007 sono stata nominata docente di ruolo di storia dell’arte diciamo che la mia passione è divenuta il mio lavoro e viceversa”.

 È ottimista sul futuro dei Beni culturali nel nostro Paese?
“È una domanda troppo complessa per una risposta breve. Mi limito alla constatazione che se non educhiamo le nuove generazioni alla comprensione e all’apprezzamento delle opere d’arte, il nostro paese, che conserva il 70% del patrimonio artistico mondiale, si priva di molte chances, sia culturali sia economiche. Tuttavia l’insegnamento della storia dell’arte di fatto è escluso dalla maggior parte delle scuole secondarie superiori”.

 Mai senza …
“un buon libro, meglio se di poesia, ovunque, e… una borsa rossa”.

 Parafrasando il titolo del romanzo, qual è il segreto del suo sguardo?
“Ho un carattere troppo limpido per conservare segreti, tuttavia del mio sguardo si conserva il ricordo dell’entusiasmo che trasmetto nell’affrontare ogni aspetto della vita”.


 Sito ufficiale del libro: www.ilsegretonellosguardo.it

 (Immagini: su gentile concessione di Valentina Casarotto, copertina del libro - Angelo Colla Editore - e ritratto della scrittrice, foto di Nicola Romagna) [MORE]

 Domenico Carelli
 


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