Isola di Incholm, la Scozia come te l'immagini
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Isola di Incholm, la Scozia come te l'immagini

venerdì 1 settembre, 2017

EDIMBURGO, 1 SETTEMBRE 2017 - Periodicamente l’immaginario del Popolo della Rete si trova a fantasticare su post che fanno riferimento a ricerche di persone idonee per fari da accudire, sperdute isole da custodire in solitudine. Lavori retribuiti, certo, ma anche occasioni per dare una svolta imprevedibile alla propria vita, fosse pure per lo spazio temporale limitato di qualche mese.

Qualche anno fa, in diversi portali online fece capolino un’isoletta disabitata non distante da Edimburgo, la diversamente austera capitale scozzese. Un luogo disabitato, alla ricerca di chi se ne prendesse cura come custode, vivendovi annualmente da marzo a ottobre, in cambio di poco più di ventimila sterline e un cottage a disposizione.

A distanza di qualche anno, dopo averci messo piede in una brumosa giornata estiva tipicamente scozzese, ho realizzato di essere finito proprio su quella meta relegata nella sfera dell’onirico internettiano. Non perché sia stato assunto dalla British Historic, gestore di quei luoghi, ma semplicemente come partecipante ad un tour giornaliero dei Tre Ponti, in partenza quotidianamente da Wawerly bridge nel cuore di Edimburgo, città di mare nonostante quest’ultimo sia posto un po’ ai margini delle sue “attrazioni” suggestivamente raffinate. [MORE]

A parte una colonia di foche e qualche decina di migliaia,ala più ala meno, di gabbiani svolazzanti e armonicamente schiamazzanti, nessun abitante è registrato come residente sull’isola di Inchcolm, situata ai margini dell’insenatura del Firth of Forth ad una mezzoretta di navigazione dal porto di Edimburgo.

Nessuno, eccezion fatta, quando c’è, per il custode e per i ventimila turisti che vi sbarcano con una permanenza media di non più di un paio d’ore. L’abbazia fondata dagli agostiniani nel dodicesimo secolo, che troneggia a poca distanza dall’attracco delle imbarcazioni, è la costruzione monastica scozzese meglio conservata. Il che non vuol dire ovviamente che si possano ancora ammirare mosaici o contemplare arcaici pulpiti, ma almeno qualche selfie tra le residue pietre - che lasciano intuire la struttura del tempo splendente che fu – quello ce lo si può permettere.

Addentrarsi tra i sentierini con il freddo Mare del Nord sempre ben in vista e i gabbiani che ti volteggiano a dieci centimetri dalla testa è sicuramente catalogabile tra le esperienze che gettano un ponte tra il reale e l’onirico. In pieno agosto nebbiolina e pioggerellina fine non si fanno attendere, il che lascia poco spazio all'immaginazione per intuire il clima nel resto dell'anno. Scozzese ma non artico, certo, non si gelerà dal freddo ma neppure ci si potrà fare la tintarella. L'isola è sicuramente più grande di un semplice scoglio, ma non tantissimo di più; ad occhio,  percorrendoseli tutti i sentierini arriveranno a una decina di chilometri al massimo sommandoli algebricamente.

Il traghetto per Queensferry, porticciolo turistico a un quarto d'ora dalla centrale Princes ( con una sola s finale, certo)  Street parte ogni ora e mezza, il tempo di immergersi in queste atmosfere rarefatte e via. Il custode, se è ancora in servizio, non l’ho incontrato.

Ma in rete, dopo quell’annuncio del 2013 di ricerca del “personale”, non ho rinvenuto nessun ulteriore riferimento. Evidentemente sta resistendo impavido ai rigori del meteo e della solitudine. Forse il connubio della persona giusta al posto giusto deve essersi una volta tanto non solo realizzato, ma anche felicemente consolidato. Ma un’occhiata in rete per vedere se ricomparisse l’annuncio mi sa che ogni tanto ce la darò.

testo e foto di Raffaele Basile 

 


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