Estero

Israele, Netanyahu espelle due ministri e la Francia riconosce lo Stato Palestinese

GERUSALEMME, 2 DICEMBRE 2014 - Il governo Netanyahu sembra essere accerchiato da crescenti avversioni manifestatesi in questi giorni, e negli ultimi mesi, mediante scoccate interne, ad opera dell'ala centrista, e esterne con i riconoscimenti, da parte dei Paesi occidentali, dello Stato Palestinese.[MORE]


I dissidi tra il presidente e i ministri Tzipi Livni e Yair Lapid mostrano radici differenziate, dalla proposta di azzeramento dell'Iva sulla prima casa, ritenuta eccessivamente costosa da Netanyahu, alla contestazione verso l'ultima guerra di Gaza che ha generato aggiuntive complicazioni alla stagnante economia israeliana. Ulteriore goccia pare essere stata l'aspra critica della Livni verso la legge definente Israele "stato nazione degli ebrei", che comporterebbe un'ispirazione legislativa maggiormente orientata ai valori ebraici. Una legge in sostanza che comprometterebbe l'aspetto democratico del Paese indirizzandolo verso un centralismo cultural - ideologico e che pare sia stata creata come indiretta risposta alla Corte Suprema che ha annullato, qualche mese fa, una norma bloccante l'immigrazione africana in Israele ritenuta, dalla  Corte, contrastante con i più basilari diritti civili.

Nonostante i diversi scontri con i ministri centristi, pare che la decisione di Netanyahu sia stata in realtà indirizzata dalla volontà di creare nuovi equilibri. Con l'espulsione delle ultime frange non destriste si determinerebbe il requiem della precedente fase politica e la nascita di un governo più omogeneo e preparato allo scontro. Se i sondaggi non verranno smentiti la coalizione che potrebbe nascere unirebbe ulteriormente la Likud alla destra religiosa di Bennett, portando un governo di "destra-destra". Ma come annunciavamo nelle prime righe la crisi per Israele viene anche dall'estero. Su proposta di Elisabeth Guigou, presidente socialista della commissione esteri, è stato votato dalla camera francese il riconoscimento della Palestina come "entità statale". Dopo Svezia, Inghilterra, Irlanda e Spagna anche la Francia dice "si". Il provvedimento arriverà in Senato l'11 dicembre ma il rilievo della pronuncia odierna si assesta come svolta politica di grande impatto e strumento pressorio nei confronti degli stessi trattati di pace. L'Italia si esporrà al momento opportuno, ossia, secondo Gentiloni << quando sarà più utile ai fini del rilancio del negoziato >>.

La prima spinta a favore dello Stato Palestinese si ebbe il 29 novembre 2012, quando con 138 voti l'assemblea delle Nazioni Unite dichiarò "entità riconosciuta" la Palestina. Per Benjamin Netanyahu, il voto francese è un << grave errore >> e già si animano le organizzazioni sostenitrici delle due fazioni con presidi e manifestazioni, Bernard-Henry Levy si è schierato pubblicando un corposo editoriale per la rivista "Regola del gioco". Si prepara dunque un ampio scontro politico, l'elettorato è pronto, nel frattempo permane l'oblio sulla questione nucleare con l'Iran e la discussione sul diritto alla "statalità" della Palestina giunge in Australia.

Fonte foto: rt.com

Ilary Tiralongo