PALERMO, 23 FEBBRAIO 2013 - È sempre importante ricercare la verità, è elemento fondamentale di ogni società civile. È altrettanto importante mantenere costante l’attenzione su coloro che sono grandi esempi di genio nostrano e cittadini di tutto rispetto. La memoria di Attilio Manca, la sua storia, con i dubbi e le certezze devono essere considerati iniezioni di democrazia, per questo non si può e non si deve dimenticare. A protezione di questa memoria, alla continua e strenua ricerca della verità si trova Gianluca Manca, fratello di Attilio, che con forza e pazienza si misura con gli ostacoli che il dramma familiare tutt’oggi gli riserva.[MORE]
Chi era Attilio Manca?
Attilio Manca era un luminare dell'Urologia. A soli 33 anni importò in Italia, da Parigi, la tecnica della prostatectomia radicale per via laparoscopica. La stessa ANSA nel 2001 pubblica la notizia che al Gemelli, e dunque per la prima volta anche in Italia, veniva effettuato il primo intervento di tumore alla prostata dal Dott. Attilio Manca e dal Dott. Gerardo Ronzoni. Attilio è sempre stato un ragazzo geniale, brillante, colto.
Ma, al tempo stesso, era anche un ragazzo umile, semplice e molto ingenuo.
Era un ragazzo normale che amava la musica, l'arte, la poesia. Amava la vita, amava la sua famiglia, amava la sua professione!
Che ricordi hai di tuo fratello?
I ricordi che ho di Attilio son tutti ricordi felici. Quando eravamo piccoli litigavamo per ogni cosa. Qui in Sicilia si usa fare la pasta alla norma con le melanzane fritte; quando mia madre metteva in tavola i piatti doveva dividere, in parti uguali le melanzane, altrimenti scattava una lite furibonda! Crescendo abbiamo iniziato a comprenderci, a stimarci, a diventare amici. Attilio era la mia anima, solo a lui riuscivo a confidare i miei segreti più reconditi. Riusciva non solo ad ascoltarti ma a trovare sempre la soluzione per ogni tipo di problema. Attilio era un ragazzo divertente, allegro, simpatico, solare. Era lui che animava la nostra compagnia. Era lui che era riuscito ad unire i nostri gruppi facendo si che diventasse un unico gruppo.
Credo sia stata la persona più geniale che abbia mai conosciuto fino ad oggi.
Quando hai iniziato a pensare che Attilio avesse avuto “contatti” con la criminalità organizzata?
Non ho mai pensato che Attilio avesse rapporti con la criminalità organizzata. Attilio era un ragazzo siciliano ma tremendamente buono ed ingenuo. Credo che sia stata la Mafia a cercare Attilio, e più in particolare quella barcellonese. Così come Barcellona aveva consegnato a Brusca il telecomando con cui si azionò la strage di Capaci poteva benissimo consegnare a Provenzano, che necessitava di un'operazione di prostatectomia radicale per via laparoscopica, l'urologo barcellonese Attilio Manca. In questo modo sarebbe cresciuta di prestigio dal punto di vista economico e politico. Il problema fu che a consegnare Attilio furono i colletti bianchi di Barcellona. Ad Attilio, Bernardo Provenzano, fu presentato come l'anonimo Signor Troija. Attilio, una volta compreso chi fosse, divenne un pericolo non per Provenzano ma per la rete istituzionale che lo aveva portato fino a lui. Questa fu la sua condanna a morte (come l'uccisione degli architetti delle piramidi egiziane).
Perché continui a raccontare la storia di tuo fratello?
Cerco di tenere alta l'attenzione della vicenda e di far emergere tutto ciò che è presente nel fascicolo depositato presso la Procura della Repubblica di Viterbo e che, stranamente, viene omesso o, peggio ancora, falsato. Sono un tutore dell'immagine e della verità giuridica e processuale della vicenda di Attilio.
Per circa tre anni, dopo la morte di Attilio, rimasi in silenzio, rimasi ad osservare mentre le belve feroci dopo aver ucciso Attilio ne dilaniavano le sue carni e la sua memoria. A quel punto intervenni per far smettere lo scempio che si stava compiendo sotto i miei stessi occhi.
In seguito alla morte di tuo fratello, come hanno reagito le Istituzioni viterbesi?
Le Istituzioni viterbesi, in questi lunghi nove anni non le abbiamo mai viste accanto a noi. Abbiamo conosciuto tanta brava gente viterbese che ci sostiene e ci incoraggia ad andare avanti. Le Istituzioni viterbesi si sono comportate come le tre scimmiette. Io ha tanta pazienza, conosco le interminabili attese giuridiche; un giorno la verità giuridica verrà cristallizzata, solo allora capirete come alcune Istituzioni, invece di tutelare il cittadino, in questo caso la famiglia Manca, abbiano innalzato un vero e proprio muro di gomma per non fare emergere alcuna verità.
E gli abitanti di Barcellona Pozzo di Gotto?
Per la mia cittadina occorre fare un distinguo. Dal 2004 fino a Maggio 2012, le istituzioni Barcellonesi operarono un vero e proprio isolamento sociale mio e dei miei genitori. Stranamente, il Comune di Barcellona, ad ogni evento Commemorativo di Attilio, organizzava, in concomitanza, un evento diverso.
Ci siamo sempre posti l'interrogativo come mai, su 365 giorni all'anno, il Comune decidesse di organizzare eventi importanti solo l'11 Febbraio di ogni anno e di scegliere anche lo stesso orario. Con le nuove elezioni del 2012, le cose son cambiate; è stata eletta Sindaco l'Avv. Maria Teresa Collica, la quale ha da subito espresso la sua vicinanza e solidarietà alla nostra famiglia per il raggiungimento di qualsiasi verità che possa chiudere l'enigma che circonda la vicenda di Attilio Manca. I barcellonesi, gente perbene, sin da subito ci sono stati accanto, ma avevano paura a mostrarsi in pubblico con noi, come non capirli, come non comprenderli. Se l'Istituzione Comune era contro di noi, come avrebbero potuto manifestare il loro affetto e la loro solidarietà? Son contento per i miei genitori; adesso a casa loro qualcuno va a trovarli.
Pensate che sia stato Attilio ad operare Provenzano?
Noi non pensiamo che Attilio Manca operò e/o visitò Bernardo Provenzano. Noi, sulla base degli elementi a nostra disposizione, chiediamo risposte giuridiche alla Procura di Viterbo. Attilio Manca, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, è il numero uno nella tecnica della prostatectomia radicale per via laparoscopica.
Attilio Manca, nell'Ottobre del 2003, si trova a Marsiglia nello stesso periodo in cui si opera Provenzano.
Il Boss sceglie, per curarsi dai postumi operatori, non una città a caso ma una in particolare, un paese in Provincia di Viterbo. Attilio lavorava all'Ospedale Belcolle di Viterbo. Il pentito Pastoia, prima di esser suicidato ( un nuovo verbo siciliano "suicidare" ), riferì che Provenzano fu operato da un urologo siciliano.
Basterebbe informarsi, mettere a disposizione tutti gli strumenti che la Direzione Nazionale Antimafia (DNA) possiede. Ma non vi è alcuna volontà a scoprire e a indagare, anzi vi è una volontà contraria.
Non dimenticherò mai la risposta che ci diede l'allora Procuratore Capo della DNA, Dott. Pietro Grasso.
Attraverso un giornalista gli chiedemmo se fosse stato possibile aiutarci a cristallizzare, giuridicamente, la presenza di Attilio a Marsiglia, nello stesso periodo in cui Provenzano si operò. Lui ci rispose che ci avrebbe aiutati se fossimo stati "NOI" a procurargli le prove della permanenza di Attilio a Marsiglia. Lo abbiamo ringraziato e siamo andati avanti. L'enigma non lo abbiamo creato noi, ma le Istituzioni. Le istituzioni dovrebbero essere poste a tutela del cittadino, se non ci dovessero dare loro delle risposte pronte e serie chi ci dovrebbe tutelare? Io non parlo solo come fratello di Attilio o come avvocato ma come Cittadino Italiano. Questa situazione potrebbe capitare a chiunque. Credo che non sia giusto, credo che sia arrivato il momento di dire basta e di denunciare tutto ciò che ha impedito la costruzione di una verità giuridica.
Tuo fratello avrebbe mai deciso di aiutare il boss?
Attilio non ha deciso di aiutare il Boss, pensava si trattasse di Trojia. Una volta capito il tranello, avrà fatto una telefonata ad un suo amico per svelare ciò che aveva scoperto, telefonata che gli costerà la vita, non tanto per Provenzano che non credo volesse la sua morte ma per la rete che lo aveva portato da lui. La mafia uccide quando è minato l'interesse economico; svelare i nomi istituzionali che avevano portato Attilio da Provenzano significava perdere interessi economici e politici non indifferenti.
Nel corso di questi anni, la tua famiglia ha subito atti intimidatori?
La mia famiglia ha subito atti intimidatori continui! L'ultimo un anno fa, quando gettarono una bomboletta di gas nel giardino dei miei genitori, per non parlare dei veleni che furono costretti a respirare per mesi a causa di odori chimici; furono chiamati vigili del fuoco e carabinieri che accertarono la tossicità elevata dell'ambiente della loro casa senza riuscire a scoprire il tipo di elemento chimico adoperato.
Nel settembre 2012 è nata l’Associazione Nazionale Amici Attilio Manca, quali sono i suoi fini?
L'ANAAM è nata non solo per diffondere e far conoscere Attilio in Italia, ma è nata come un'associazione, senza scopo di lucro, che si prefigge di promuovere la cultura in tutti gli ambiti dove essa si trova; il nostro Presidente, Stefano De Barba, promuove, in tutta Italia, incontri culturali.
Nell’ottobre scorso si è svolta l’ultima udienza nella quale ancora una volta la Procura di Viterbo he chiesto l’archiviazione del caso. Cosa ti aspetti?
Ad Ottobre è stata celebrata l'udienza davanti al GIP di Viterbo; il PM, dott. Renzo Petroselli, ha formulato la sua "quarta" richiesta di archiviazione e noi la nostra "quarta" opposizione. Il Gip dovrebbe emettere la sua decisione che potrebbe avere tre soluzioni diverse:
1) Accogliere la richiesta del PM ed archiviare il caso Attilio Manca;
2) Rinviare a Giudizio uno o tutti è cinque gli indagati;
3) Disporre un Supplemento di Indagine.
In questi nove anni ha sempre disposto un supplemento di indagine; in data odierna, il Gip, non ha ancora deciso.
Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci