Cultura e Spettacolo

La fede nel Risorto è la luce nella nostra sofferenza

LAMEZIA TERME (CZ), 6 APR - «Dio non è venuto per cancellare la sofferenza. Egli non è venuto neppure per darne la spiegazione, bensì egli è venuto per colmarla della sua presenza e per condividerla». Con questo pensiero di Paul Claudel don Pino Latelli, parroco della Chiesa del Carmine di Lamezia Terme,  ha risposto a   Tiziana Buffone, Innocenza Martello, Lina Mirabelli e Pina Molinaro, responsabili del Cenacolo di preghiera della parrocchia del Carmine,  che gli hanno chiesto quale risposta dà la fede alla sofferenza causata dal diffondersi del coronavirus. 

Il sacerdote dà la stessa risposta a se stesso e al nipote don Andrea Latelli, vicario parrocchiale di Sant’ Andrea in Conflenti, profondamente addolorati per l’improvvisa  scomparsa   della giovane Stefania, rispettivamente nipote e cugina dei due sacerdoti, avvenuta qualche giorno fa a causa di una emorragia cerebrale lasciando in una profonda  costernazione genitori, parenti, amici e quanti la conobbero inasprita dall’impossibilità di eseguire il normale rito funebre e  darle dal vivo un ultimo e doveroso abbraccio.   Don Pino Latelli, in questi difficili giorni del coronavirus, sta accogliendo le ansie e le preoccupazioni di tanti fedeli  desiderosi di ricevere una parola di conforto e di essere sostenuti nella fede per sopportare tanta sofferenza.

«Gesù – ha spiegato   il prelato – dinanzi alla sofferenza degli uomini non fa mai una “bella predica” ma porta su di sé la croce, la nostra croce e le croci di tutta l’umanità condividendo in tal modo la nostra esperienza di sofferenza, di angoscia e di dolore. Morendo in croce, Gesù mostra l’amore senza limiti di Dio che soffre per noi e con noi, e oggi, in questo tempo di dolore e di smarrimento, infonde nei nostri cuori la speranza che la notte del dolore si apre alla luce pasquale. Il Vangelo di Giovanni ci riporta che Gesù, dopo aver saputo che Lazzaro è morto, si commuove e piange a dirotto.

Le sue lacrime ci ricordano da una parte l’amore che Dio ha per noi e dall’altra ci mostrano come Gesù ha compassione e perciò soffre vedendo la nostra angoscia e le nostre sofferenze.  Facendo risorgere Lazzaro, Gesù trasforma le lacrime di tristezza in lacrime di gioia.  Ecco dunque la buona notizia che il Vangelo dà oggi ad ogni singolo uomo: Gesù non ci lascia da soli sotto il peso della sofferenza e dello smarrimento. Di fronte al dolore di questi giorni – sottolinea don Pino - siamo tutti deboli ed estremamente fragili: la paura, la rabbia e la ribellione si agitano nel nostro cuore; ai numerosi interrogativi, che sorgono innumerevoli dentro di noi, non riusciamo a trovare risposte esaurienti e forse anche noi, come Giobbe, “urliamo” al cielo il nostro dolore: «Signore, dove sei?».


Dov’è Dio? La risposta per noi cristiani è chiara: Egli è proprio accanto a noi, per condividere la nostra pena e sostenerci con la sua forza, così che non abbiamo a soccombere sotto il peso della prova. Il Signore ci sostiene con la sua tenerezza e la sua consolazione, invitandoci ad accogliere anche il momento del dolore, e tutto ciò può sembrare una assurdità, come tempo di grazia e di crescita. È vero: anche Santa Teresa di Lisieux, sul letto di morte, ripete la frase, divulgata da Bernanos nel “Il diario di un curato di campagna”, “tutto è grazia”, per esprimere il proprio abbandonarsi nelle braccia della misericordia divina.  Questo pensiero è sostenuto anche da San Paolo il quale, nella lettera ai Romani, scrive: “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”.

Siamo anche certi che Dio non rimane indifferente davanti al pianto dei suoi figli.  


A conferma di ciò l’Antico Testamento descrive tutta la sofferenza di Dio davanti alla miseria del suo popolo schiavo in Egitto e la sua determinazione nel volerlo  risollevare.  Il Signore disse-  leggiamo nel libro dell’Esodo – “ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo”. Nel Vangelo proclamato questa Domenica delle Palme, abbiamo ascoltato che Gesù non fugge davanti alla croce e non cede alle insinuazioni di coloro che, con sarcasmo, gli gridano: “Se Tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo”. No, Gesù non è sceso dalla croce, ma ha accettato di attraversare l’oscurità della morte, perché in noi potesse tornare la vita e riprendere con fiducia la speranza attraverso la quale vivere quest’ora di prova e di sofferenza alla luce della risurrezione.


Vivere con Gesù risorto questa difficile situazione determinata dall'epidemia del coronavirus, è dunque scoprire che la vita ha vinto sulla morte, la luce ha vinto contro le tenebre e che, come scrive ancora San Paolo nella lettera ai romani, “nulla ci separerà dall'amore di Cristo... né la tribolazione, né l'angoscia, né la morte, né la vita e nessun'altra creatura”.  L’augurio, che vuole essere anche un augurio pasquale, - conclude don Pino – è che impariamo da Cristo ad affrontare questi momenti difficili con la certezza che Dio è con noi e a saperci abbandonare fiduciosi al Padre sicuri che Egli ci ama e dà un futuro pieno di speranza».


Foto: Don Pino Latell

Lina Latelli Nucifero