Manifestazioni in tutta Italia. Fa specie la presenza di un federato ancora in fasce.
“Lo splendore non ha limiti, neanche se viene la notte”, avrebbe sciorinato Goethe, nell’aprire al mondo le pagine della sua dipartita. Esalò l’ultimo respiro con “Più luce”, e risorse dalle tenebre grazie al viaggio più luminescente al mondo. Nell’universalità del camminare la terra, non disdegnò di raccontare la bellezza dell’uomo e dei suoi tesori incarnati dalla simbologia del suo vestire. L’11 novembre 2025 sarà sicuramente una delle date da scrivere indelebilmente nelle menti di molti, soprattutto in quelle di chi vive di cultura, di tradizioni, di conoscenza e studio di un mondo, quello delle rievocazioni storiche o folkloriche che siano, che non sminuisce la vita, e di essa ne esalta virtù. La Federazione Italiana Tradizioni Popolari funge da collante tra la vita vissuta, e quel ricordo che batte sempre e non smette di stupire, neanche nell’ordinarietà del logorio della vita moderna. “Chissà se prima o poi, se tu avrai compreso mai, se ti sei voltata indietro” canta Claudio Baglioni nel rimarcare la necessità di ricordare per poter trapassare il male, e ritrovar navicelle seriche e tranquille. Navicelle che cercano di attraccare nei cuori di ognuno di noi affinché il passato sia ancora la storia del presente e l’immagine di un futuro decisamente migliore. Cercare la felicità è lungimiranza e partecipazione al bene collettivo e, forse, se lasciato nei cassetti, non potrà che condizionare la vita di un mondo che spesso smette di ruotare attorno al perno fondante della quotidianità. Si corre per arrivare cadendo nella trappola del miraggio, ci si ferma dinanzi alla stanchezza, e non di certo dinanzi la vita. La Federazione Italiana Tradizioni Popolari, cofautrice della Legge che ha istituito la giornata nazionale degli abiti storici, promossa dalla senatrice Anna Maria Fallucchi :orgogliosamente avvezza alla tradizione popolare in quanto proveniente dal gruppo folkloristico della bella San Nicandro Garganico; non lascia nulla al caso e nel promuovere concetti popolari, racchiude in scrigni aperti alla condivisione, ogni cosa possa essere viatico di prospettive culturali che guidano il capotreno a fermarsi in stazioni piene di vitalità, e soprattutto di felicità condivisa. Tutto viene modellato a seconda delle storie locali, della vita quotidiana di tempi passati nell’ottica di un futuro senza più disformismi, dogmi dell’Ego, incultura. Un legame indissolubile che gli allora “cafoni” – legati con la fune – ebbero a sostenere: camminare insieme non disperde ma genera! Così la festa si tiene al nuovo giorno, e la notte racchiude a sé l’onere del giusto riposo. Le piazze si son aperte alla felicità dell’incontro e i costumi hanno rubato la scena. Centinaia di figuranti son diventati attori, e ogni pezzo di stoffa, ogni monile, ogni legaccio, ha assunto l’onere dell’orgoglio identitario. “Forse non tutto è perduto”, e così come Francesco nel film di Francesco Bellomo, in quel bizzarro assemblaggio umano che costituisce il microcosmo della “partitella” di calcio, non è infrequente trovarsi gomito a gomito il laureato con l’analfabeta, il ragazzo con l’adulto, il povero con il ricco. Ci si mescola armonizzando nella non di certo concordata uniformità, nell’illusoria speranza di resistere ai colpi del mondo che spesso generano differenze, disuguaglianze, guerre e diseredati della felicità. Il presidente della Federazione Italiana Tradizioni Popolari entusiasta del momento raggiunto si lascia andare e, nel porgere plauso alla politica del fare, lancia un monito nella speranza che venga raccolto dai più: “Tutto ciò non può essere preso a modello, dobbiamo necessariamente invertire la rotta e solo conservando i valori dei nostri avi si potrà sperare in un mondo migliore. Noi, come Federazione Italiana Tradizioni Popolari, ci siamo e ci saremo da qui sino all’eternità. Aver raggiunto lo scopo dell’istituzione della giornata nazionale degli abiti storici, e ancor prima della giornata nazionale del folklore, è motivo di orgoglio ma non certo ci permette di soffermarsi alla gioia di un momento. La costruzione di nuove mentalità è difficile, lunga ma ogni tassello, se partecipato, ci rende speranzosi e decisamente aperti a nuove sfide. Ringraziare chi è al nostro fianco non è un dovere in quanto è fonte di assoluto piacere condiviso che formalizza un pensiero non scontato. Il mondo del folklore è vivo e con esso la voglia di porgere l’altra guancia”.