La Violenza 2.0
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La Violenza 2.0

mercoledì 19 novembre, 2014

SALERNO, 19 NOVEMBRE 2014 - Il problema della violenza, nel corso dei secoli, ha assunto sembianze diverse a seconda dell'epoca di riferimento e si è radicata, in modo differente, all'interno della società.

Violenza 2.0

Ogni giorno, all’interno della nostra società, assistiamo a numerosi episodi di violenza.

Il XX secolo, con lo spaventoso numero di vittime provocate da due guerre mondiali e vari genocidi, è stato definito "il secolo più violento della storia", e l'alba del nuovo millennio sembra prefigurare scenari non meno inquietanti. Eppure, anche se può sembrare incredibile, in passato la vita sul nostro pianeta è stata di gran lunga più violenta, e quella che stiamo vivendo è probabilmente "l'era più pacifica della storia della nostra specie. E’ questa la tesi sostenuta da Steven Pinker, il quale dimostra, statistiche alla mano, che il calo della violenza può essere addirittura quantificato.
Nonostante la tesi di Pinker, in Italia, si può affermare che ogni giorno sentiamo parlare “dell’ennesimo episodio di violenza”.

Esistono diversi tipi di violenze, quella sulle donne, sui bambini, quella scaturita da scontri di varia natura. Le cause sono varie, ma tutte posso essere ricollegate alla natura animale dell’uomo, che l’ha utilizzata fin dalle origini come strumento di autodifesa.

E’ indubbio che gli uomini di oggi, come quelli di ieri, sono in un certo senso figli della violenza dei loro padri. Ciascun individuo a questo mondo è destinato a riprodurre incessantemente conflitti e violenze. Si può dire che l’uomo “si è sempre nutrito del sangue dei suoi simili”, grazie al quale ha potuto crescere, moltiplicarsi, e difendere.

La nostra cecità difronte ai continui tentativi di autodistruzione messi in pratica dall’ umanità nel corso dei secoli, è la prova lampante che l’uomo contemporaneo ha ancora molta strada da fare prima di potersi definire “veramente umano”.

Questa irrazionale incapacità di frenare l’emotività umana, nel bene e nel male, è ciò che il sociologo francese Edgar Morin, definisce demenza, “L’uomo è un essere dotato di un’affettività intensa, e instabile, che sorride, ride, piange, un essere angosciato, ansioso, incline ad amare”.

Sinonimo di violenza è la criminalità, soprattutto la criminalità comune. Sono sempre numerose, oggi, l’insieme delle violenze, delle rapine, degli omicidi, a destare preoccupazione tra i cittadini, e a meritare l’attenzione dei mass media e ad essere punto di discussione, nonché richiesta di intervento, da parte delle Istituzioni pubbliche.

Nel corso dei secoli, si contano infinite violenze di ogni tipo e per svariati motivi. La violenza ha assunto varie forme di espressione: si parla di Estetizzazione della Violenza, che si è diffusa, e radicata, in vari rami della società e non solo, diventando espressione primaria dell’arte, della cultura cinematografica, ed enfatizzata ogni giorno dalla cultura di massa.

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Le azioni di violenza più crudele sono quelle commesse senza alcuna ragione apparente e senza una reale motivazione. Spesso sono atti di puro bullismo per “sentirsi importanti” di fronte ad altre persone. Si usa la violenza gratuita per affermare la propria supremazia nei confronti di persone indifese incapaci di reagire, altri simili più deboli e meno violenti.
Soprattutto all’interno dell’attuale società tra i giovani è diffusa la “moda” di organizzarsi in gruppi col fine di provare piacere a compiere gratuita violenza con l’aggravante del pubblico sbeffeggiamento.

Ultima trovata violenta è “il Knockout game”, una moda diffusa tra i teenager americani, e ora anche tra quelli italiani, di prendere a pugni i passanti per strada, tanto per farsi due risate. Ragazzi giovanissimi, tra i 15 e i 18 anni, complici anche l’alcool e la cannabis, si divertono sferrando pugni a degli sconosciuti per strada.

I giovani di oggi hanno acquisito una grande abilità a usare i mezzi mediatici, sopratutto la Rete Internet: infatti molti atti di bullismo sono commessi con il preciso scopo di avere un “riscontro mediatico immediato”.
Alcune persone “amano” immortalare questi atti violenti con foto o filmati che vengono immediatamente immessi nella rete dei social network tipo facebook, what’s app, twetter.

In questo modo, l’effetto che si produce è quello del contagio mentale: si estende velocemente a tutto il mondo “virtuale” e non solo, istigando a nuovi atti di violenza e di terrore.

La nostra società ha prodotto una nuova forma di violenza che si sviluppa proprio nel contesto virtuale: il Cyberbullismo.

Il cyberbullismo è mobbing in internet, e viene messo in atto mediante l’uso dei media digitali e consiste nell’ invio costante di messaggi offensivi tramite sms, chat o sui social network, per molestare una persona per lungo tempo.
Questo fenomeno ha una portata molto ampia, visto che in rete tutto può essere facilmente condiviso.

(foto:bloglive)

Filomena I. Gaudioso


 

 

 


 


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