Ladro di biciclette. Ma De Sica non c'entra

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ROMA, 19 SETTEMBRE 2011 - «Ho sbagliato, è vero. Ma con 280 euro al mese chi riuscirebbe a vivere?». Quartiere Prati, sabato pomeriggio. C.F. ha 74 anni, trenta dei quali passati a fare il barbiere. Poi le spese erano più delle entrate e così ha chiuso bottega. Letteralmente. Da 17 anni “interpreta” il ruolo di Antonio Ricci, il protagonista di “Ladri di biciclette”, film del 1948 di Vittorio De Sica.[MORE]

Se per De Sica lo scenario era il secondo dopoguerra, e dunque la povertà della ricostruzione, a trasformare C.F. da barbiere a ladro di biciclette ci hanno pensato una serie di fattori, in primis il rapporto tra età e mercato del lavoro. Per non parlare della crisi economica degli ultimi tempi. «Qui non si tratta di non sapere come arrivare a fine mese. Qui si tratta di mangiare i primi quindici giorni e poi rimanere a pancia vuota».

Sabato pomeriggio per lui si sono spalancate le porte di Regina Coeli. Per l'ottava volta dal 1986, quando per la prima volta viene denunciato per ricettazione. L'accusa è di furto aggravato. L'ultima volta che ci aveva provato lo scorso 15 maggio, ma anche in quel caso il colpo non era andato a buon fine, dato che furono direttamente i carabinieri ad accorgersi di quello che stava facendo.
Ma la disperazione lo ha portato a provarci di nuovo due giorni fa, quando è stato intercettato da un gruppo di quattordicenni – i proprietari delle biciclette – che hanno chiamato la polizia.

Anche con la nuova “carriera”, però, non riesce a mantenersi: «Quando ho iniziato le bici le trovavi aperte e senza lucchetti. Oggi hanno catenacci, antifurti che scattano manco fossero Porsche. Se non sei bravo ci metti il triplo del tempo». In più anche il mondo della ricettazione di bici sembra subire gli effetti della crisi: «Dieci anni fa si guadagnava bene a rivenderle. Oggi, se va bene, una buona bicicletta la vendi per 50 euro, per una commerciale prendi al massimo 30 euro, ma solo se la persona che te l'accetta ti vuole bene». Altro discorso per bici al titanio o per quelle elettriche, “rivendibili” per poche centinaia d'euro.

«Che debbo dire a questo punto? Ho 74 anni, in cella a quest'età non ti tengono. Proverò a vivere con i soldi che mi rimangono, e quando finiscono...pazienza. Ma con le bici ho chiuso».


Andrea Intonti

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Scritto da Andrea Intonti

Giornalista di InfoOggi

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