ROMA, 13 FEBBRAIO 2014- Ore febbrili per le sorti del governo Letta. Dopo i battibecchi degli scorsi giorni, l’appuntamento è per oggi alle 15, quando la Direzione nazionale del Partito Democratico si riunirà. Letta vs Renzi. Le posizioni dei due leader del Pd saranno ascoltate e discusse, ma c’è già chi dice: “Lo scontro fra Letta e Renzi assomiglia a uno scontro di potere, la direzione rischia di trasformarsi in un western” teme Pippo Civati.
“Chiedo di stipulare, sulla base di "Impegno Italia", un patto di coalizione vincolante. A viso aperto e con un atteggiamento lineare” scrive Enrico Letta nel dossier presentato ieri in conferenza stampa, una proposta di accordo di coalizione tra i partiti che sostengono il suo esecutivo. “’Impegno Italia’ nasce per rendere chiara, di fronte al Paese, l’assunzione di responsabilità che il governo chiede al Parlamento e i partiti. ‘Impegno Italia’ ha un solo obiettivo: portare i benefici della stabilità e del lavoro di questi mesi nella vita reale delle persone. ‘Impegno Italia’ è la risposta alle tensioni e al sostegno altalenante delle forze politiche che hanno condizionato fin qui la vita dell’esecutivo. Una risposta a carte scoperte: con priorità e azioni precise, con un cronoprogramma certo”.
Il dossier, che contiene 58 pagine ed è suddiviso in quattro sezioni, parte dalla considerazione della cornice nella quale l’esecutivo sta operando, vale a dire l’Europa, per poi scendere nel dettaglio del “patto di coalizione” italiano. Le azioni che il governo si impegna a perseguire sono suddivise per macro-aree. Per quanto riguarda la sezione lavoro, tanto cara a tutti nella situazione di crisi attuale, il governo si impegna ad esempio ad “introdurre il contratto di inserimento a tutele progressive, promuovere nuova occupazione a tempo indeterminato e rafforzare le politiche attive per il lavoro”, ma anche a “riformare gli ammortizzatori sociali e intervenire a favore degli esodati”. Per quanto attiene alla materia fiscale, invece, Letta prevede di “ridurre le tasse sul lavoro a favore di famiglie ed imprese”, “ridurre gli adempimenti fiscali e assicurarne la chiarezza” e “rafforzare la lotta all’evasione e accelerare il rientro dei capitali illegalmente esportati all’estero”. Altra piaga sulla quale intervenire è quella dell’amministrazione pubblica, per la quale Letta scrive che c’è la necessità di “rafforzare l’azione di revisione della spesa pubblica e ridurre l’amministrazione periferica dello Stato” e di “riformare la dirigenza pubblica”. Per l’impresa l’esecutivo ritiene che sia necessario “sostenere l’accesso al credito, potenziare le garanzie pubbliche e gli incentivi ad investire nell’economia reale” e “completare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione”.
Questi sono solo alcuni dei punti che il governo in carica propone e che chiede ai partiti della coalizione di sottoscrivere. Letta non ha alcuna intenzione di lasciare dunque. E a quanti vociferano sulle sue intenzioni a dimettersi risponde: “Le dimissioni non si danno per dicerie e manovre di palazzo” e in una nota diffusa stamane il premier scrive: “Leggo stamani su alcuni quotidiani frasi su Dario Franceschini che smentisco nel modo più assoluto di aver mai pronunciato”. A Renzi lancia poi una stoccata: “Ognuno deve pronunciarsi e dire che cosa vuole, specie chi vuole venire al posto mio”. Letta si rivolge anche ai partiti che sostengono il suo esecutivo, che però attendono l’esito dell’incontro di oggi. Il Nuovo centrodestra di Alfano, Scelta civica e i Popolari per l’Italia potrebbero però riservare sorprese al premier.
Federica Sterza
Foto www.scenarieconomici.it
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