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Libia: Gentiloni, Italia rimasta sola, governo può cadere

ROMA, 14 APRILE - "L'Italia è isolata in Europa e il caos libico, oltre a un rischio di ripresa dei flussi migratori, comporta un rischio per la tenuta del governo". 

A lanciare l'allarme, in un'intervista alla Stampa, è l'ex premier Paolo Gentiloni. Per questi motivi, e non solo per "il disastro economico in corso", Gentiloni mette in conto un voto anticipato perché, dice, "non esiste alcuna possibilità di un sostegno del Pd a un eventuale governo tecnico". 

"Le conseguenze - spiega sul caos libico - sono innanzitutto sulla sicurezza: è chiaro che la Libia nel caos significa anche un pericolo di infiltrazioni dalla frontiera con la Tunisia di gruppi qaedisti e in particolare di Ansar al-sharia. Poi ci sono i contraccolpi economici, per l'importanza che ha la Libia per l'Eni e per l'approvvigionamento energetico. 

Ed è evidente che una ripresa anche limitata di flussi migratori, dovuti al caos e alla non operatività della guardia costiera, renderebbe impossibile questa linea propagandistica e meschina della chiusura dei porti per chi fugge da una guerra". Gentiloni critica l'operato del presidente del Consiglio sul dossier libico: "Paghiamo sul dossier per noi più importante un isolamento internazionale senza precedenti. 

Non ho capito se abbiamo degli amici e se li abbiamo chi siano. Trump? Putin? Al Sisi? L'unica cosa chiara è che l'atteggiamento verso la Russia, sul Venezuela, il rapporto con la Cina, i bisticci con gli europei hanno trasformato l'Italia in un Paese debole, arrogante e inaffidabile. Purtroppo il prezzo rischiamo di pagarlo in Libia dove ovviamente avremmo bisogno di coinvolgere gli Usa e di lavorare con la Ue, Germania in testa". In questo quadro, "la posta delle prossime elezioni" europee "non va sottovalutata", avverte "perché al fondo riguarda la possibilità per l'Italia di continuare ad avere un ruolo in Europa". Sull'inchiesta sulla sanità in Umbria, commenta: "Non credo che peserà sul voto. Noi, da garantisti, confermiamo piena fiducia nei magistrati".