COSENZA, 17 APRILE 2012- "Si parla di imprenditori che ricorrono al gesto estremo, parliamo anche dei giovani: questi giovani che noi abbiamo generato, ma che non siamo in grado ora di accompagnare nel loro percorso di speranza". Questa frase è stata estrapolata da una lettera, pubblicata sul Quotidiano della Calabria e scritta dalla mamma di Lucia, una giovane donna di 28 anni di Cosenza che, il 4 aprile, ha deciso di porre fine alla sua vita, lanciandosi nel vuoto dal balcone della sua abitazione.
In generale, occorrerebbe parlare il più possibile di quella che sta diventando una piaga sociale dei nostri tempi. Infatti, si è passati dalle morti bianche sul lavoro (e non facciamoci ingannare dal fatto che percentualmente sono diminuite. Purtoppo, se diminuisce il numero delle persone che lavorano, contestualmente si riduce anche il numero di lavoratori morti sul posto di lavoro), ai suidici indotti dalla disperazione nera di non avere un lavoro.
Tuttavia, ha ragione la mamma di Lucia. Si parla troppo poco di quei giovani che si impegnano, studiano, investono energie, tempo e risorse economiche per cercare di costruirsi un futuro e finiscono per scontrarsi con la dura realtà. E se già non bastasse il danno, spesso si aggiunge anche la beffa di essere additati come "Fannulloni", epiteto pronunciato in modo troppo superficiale da chi, probabilmente, non ha mai provato la frustrazione di inviare a vuoto, tanti C.V., di dover subire i "ricatti morali" che si celano (e nemmeno tanto) sotto la dicitura "stage".
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Infatti, lo stagista, pur svolgendo a tutti gli effetti una prestazione lavorativa, nella maggior parte dei casi non gli viene corrisposta alcuna retribuzione. Tuttavia, si decide lo stesso di accettare (e qui il ricatto morale), perchè il datore di lavoro, spesso, accompagna l'offerta con una frase del tipo, "tanto non trovarai niente, se prima non fai esperienza". E non dicono il falso, visto che, troppe volte, giovani laureati con curricula brillanti, per poter avere una minima retribuzione, devono ripiegare sui call-center: l'antitesi di tutti i loro sogni e delle loro speranze. Fortunatamente, questo discorso non vale per tutti i giovani, ma per una buona parte di essi. Così, quest'ultimi, vessati in sì fatta maniera, decidono di fuggire all'estero. Altri non ce la fanno, la loro sensibilità è tale da non riuscire a sopportare tutta questa frustrazione claustrofobica che non permette loro di vedere luce infondo al tunnel. Cosi arrivano dove non si dovrebbe arrivare mai (fosse solo per non darla vinta a chi ci prova a frantumare i nostri sogni, a tirarci giù), ovverosia a compiere il gesto estremo.
Così, per tenere accesa l'attenzione sulla suddetta tematica e, soprattutto, accogliendo l'appello della mamma di Lucia, affinchè il gesto della figlia non venga liquidato "così, in maniera banale, come un suicidio dettato dalla depressione", riporto fedelmente la sua lettera :
"GENTILE direttore, avevo deciso di scrivere questa lettera quando tutti sarebbero andati via, lasciandomi lì, da sola, ad aspettare dietro la porta della sala di rianimazione, dove mia figlia stava affrontando, tanto per usare una frase fatta che poi tanto fatta non è, la sua ultima battaglia. Non ne ho avuto il tempo... siamo stati avvertiti che l’aveva persa… o forse l’aveva vinta. Ed ora eccomi qui. Non so cosa le scriverò, so solo il “perché”. Non si può banalizzare e liquidare il suo gesto come un suicidio dettato dalla depressione, come ha scritto qualche giornale; merita rispetto e maggiore attenzione. Si parla di imprenditori che ricorrono al gesto estremo, parliamo anche dei giovani: questi giovani che noi abbiamo generato, ma che non siamo in grado ora di accompagnare nel loro percorso di speranza. Mia figlia non è mai stata banale, ha vissuto il suo breve tempo alla ricerca di qualcosa che noi, NOI TUTTI, non sappiamo più offrire a chi, come lei, vive la condizione di giovane. Lei sì, lei sì che si è sempre impegnata, fiduciosa nei nostri insegnamenti, sicura che il merito avrebbe pagato. Ha sempre dato senza mai chiedere… ecco… senza mai chiedere. E invece avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto chiedere che i suoi diritti, conquistati con impegno e sacrifici, venissero onorati. Laureata in Ingegneria gestionale, in condizioni molto difficili, con il massimo dei voti, 110/110, si è trovata a doversi accontentare di un lavoro che non era il suo, poco retribuito, si è trovata a doversi prendere cura della sua piccolina di appena due anni, affrontando tutte le difficoltà che già conosciamo noi donne… e noi donne del Sud. E’ bella come il sole, la sua intelligenza non è stata scalfita neppure dal volo liberatorio, ma era sola! Ci adorava tanto quanto noi, familiari e amici, tanti, adoriamo lei, ma era sola! Aveva un solo difetto: portare un cognome anonimo e credere nella meritocrazia. Ingenua lei, colpevoli noi che sapevamo che le cose non vanno esattamente così… E’ sempre stata onesta, non ha mai cercato compromessi, si è sempre messa in discussione, troppo, e ci ha dato sempre il massimo… o forse no, perché, ne sono certa, se non l’avessimo uccisa, TUTTI, ci avrebbe dato di più. Perché lei è così, ha dato, sempre, senza neanche volerlo, così, naturalmente, come respirare, bere, vivere. Perché lei è così! Cosa vogliamo fare… liquidare il suo gesto così, in maniera banale? No, non è stato un gesto da imprigionare in un trafiletto in terza pagina. E’ il gesto che ogni giovane potrebbe fare, soprattutto se giovane del Sud, questo Sud divorato negli anni - quanti 150? - da lupi famelici, da burattini - burattinai, da gente mediocre e servile, da chi chiede “per favore” ciò che dovrebbe chiedere “per diritto”, da gente incapace di governarci, da gente che bada a far quadrare i bilanci, da gente che mette al potere quei servi che dicono sempre di sì e che legano a sé con le complicità del malaffare e dei facili e lauti guadagni. No, non poteva vivere in quest’Italia asservita, e non poteva neanche allontanarsene, voleva semplicemente vivere nella sua Calabria, dov’era amata dai suoi innumerevoli amici. E’ una colpa da pagare a così caro prezzo? Se è così, giovani, andate via, andate via e abbandonate questa Terra, noi non vi vogliamo!... E voi , mamme, non consentite che questo mostruoso Leviatano divori i nostri figli. Lottiamo insieme a loro, nella legalità, per i loro diritti, e chiediamo a testa alta ciò che è loro dovuto! La mamma di Lucia".
Rosy Merola
( Fonte: Quotidiano della Calabria. Fotogramma: bloo.it)