FORLI', 7 NOVEMBRE 2012 - Giuseppe Giordano è un’ex- ispettore della DIA di Palermo. Entra in polizia dopo l’uccisione di un amico carabiniere. Senza il supporto dei nove collaboratori di giustizia Cosa Nostra non sarebbe mai stata disarticolata. Un tempo era convinto che il suo ambiente di lavoro fosse puro e incontaminato; grazie ai pentiti, ha preso coscienza che pullulava di collusi con la mafia. Recentemente Giordano è stato nella sua terra e non ha registrato il tanto annunciato cambiamento. Il pericolo concreto è che molti dei candidati alla presidenza della regione siano in odor di mafia.[MORE]
Perché decide di entrare in polizia?
Non pensavo di entrare in Polizia. Avevo il mio lavoro ben avviato: aiutavo i miei genitori nella conduzione di una trattoria e in una piccola impresa di trasporti. La decisione di entrare in Polizia è maturata dopo che un mio amico carabiniere è stato ucciso, insieme ad altri sei, dall'autobomba fatta esplodere a Ciaculli, borgata non distante dalla mia.
Com’è cambiata nel corso del tempo l’utilizzo della parola Mafia?
Innanzi tutto vorrei far capire che, durante la mia adolescenza, era assolutamente vietato fare riferimento o pronunciare la parola mafia, anche se noi tutti ragazzi eravamo consapevoli del fenomeno. Fenomeno che si palesava attraverso rituali che seppure arcaici connotava pubblicamente il mafioso. Per fare un esempio, il più eclatante e visivo era il rito del bacia mani o della coppola tolta con annesso inchino e il pronunciamento “servo suo sono!” E, potrà sembrare assurdo ma quando negli anni 80 ho preso servizio alla Squadra mobile di Palermo non è che la parola mafia era d'uso corrente. Tutt'altro. Ho avuto l'impressione che questa parola fosse proibita e da usare con cautela. Una sorta di non riconoscimento della realtà mafiosa siciliana, come a dire che, invero, si trattava di delinquenti occasionali.
É stato in stretto contatto con i pentiti più importanti: Contorno, Marino Mannoia, Mutolo, ha mai avuto qualche rammarico per essere venuto a contatto con pesanti realtà?
Mi permetta di esprimere tutta la mia riconoscenza di siciliano e di investigatore ai nove collaboratori di giustizia, che ho conosciuto durante gli interrogatori condotti dai giudici Falcone e Borsellino. Vorrei ringraziarli uno per uno: Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Francesco Marino Mannoia, Stefano Calzetta, Gaspare Mutolo, Pino Marchese, Giovanni Drago, Santino Di Matteo e Gino La Barbera. È innegabile che senza il loro supporto, senza le loro preziosi informazioni, noi non avremmo mai e poi mai disarticolato Cosa nostra. Ed aggiungo, che coloro che tentano di sminuire l'importanza dei collaboratori di giustizia, lo fanno per interessi di parte. D'altronde, le ultime leggi editate in materia non fanno altro che rafforzare il mio pensiero, ovvero si è voluto mettere un freno al dilagante fenomeno del pentitismo. Si qualche rammarico c'è l'ho, perchè alcuni collaboratori mi hanno proiettato nel mio ambiente di lavoro, che io credevo fosse puro e incontaminato ed invece pullulava di collusi con Cosa nostra. Mi sono reso conto che il tradimento feriva più di una lupara, le cui ferite difficilmente riuscirò mai a rimarginare, pensando anche ai miei amici e colleghi assassinati.
Cosa pensa delle indagini sulla trattativa?
La generica locuzione trattativa merita qualche riflessione. Intanto, è doveroso dire che lo Stato e la mafia da tanto tempo “dialogano”. Gli interessi che vedono la “familiarità” della mafia e pezzi dello Stato, sono molteplici ed è superfluo sottolinearli: le sentenze dei Tribunali sono esplicite. La trattativa a cui lei fa riferimento è quella collocata all'inizio degli anni 90, e che sarebbe nata dall'avversa sentenza della Cassazione sul maxi-processo. Sentenza che ha decretato la morte del deputato DC Salvo Lima e dell'esattore Ignazio Salvo, entrambi assassinati a colpi d'arma da fuoco dagli uomini di Totò Riina. Per le indagini sulla trattativa non conosco i particolari se non quelli riferiti dai mass media e tuttavia, secondo un mio personale parere, le indagini non ci faranno conoscere la verità sulla trattativa. Sono scettico che si raggiunga una “verità”. Le Istituzioni non possono permetterselo, ci troveremmo innanzi ad uno tsunami davvero catastrofico.
Qual è l’attuale struttura di Cosa Nostra?
Non mi occupo più di indagini e quindi non conosco l'attuale struttura di Cosa nostra. Di certo, posso dire che questa pax mafiosa a Palermo m'inquieta: i silenzi della mafia sono stati poi accompagnati dal rombo degli spari.
Il boss Costantino ha affermato: “La Sicilia è sconfitta, la Campania la stanno distruggendo. Ma la Calabria è venuta qua sopra, gli affari sono qui”, cosa ne pensa?
Sulla sconfitta della Sicilia, dissento. Tuttavia, mi auguro che egli abbia ragione, ma penso invece che non sia così, soprattutto per la cooptazione di alcuni eredi della vecchia nomenclatura del gotha mafioso. La Campania è un discorso diverso, giacchè la componente malavitosa non è paragonabile a quella siciliana e calabrese. Mentre la 'ndrangheta, strutturata da elementi con vincoli di sangue, appare una struttura più permeata e difficilmente penetrabile. Il fatto che la 'ndrangheta la troviamo nel ricco Nord è del tutto normale. I mafiosi rincorrono le “fabbriche” del denaro e il Nord ne ha parecchie. Stanno usando “l'autostrada” aperta da Cosa nostra sin dagli anni 70.
Com’è possibile non cadere in quel sistema di favori?
Una possibilità c'è! Solo che non vuole essere vista. La risposta sta in due sole parole ONESTA' e MORALITA'.
Perché la mafia ormai è infiltrata ovunque?
É infiltrata ovunque, perchè carabinieri, poliziotti e magistrati sono rimasti inascoltati. E perchè i signori politici hanno fornito ai mafiosi la password per occupare il territorio.
Cosa pensa dell’attuale situazione politica in Sicilia?
Innanzi tutto, voglio pubblicamente ringraziare la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, per l'impegno quotidiano nella lotta alla mafia. Grazie! Detto questo, recentemente ho visitato la mia Terra e ahimè non ho registrato il tanto annunciato cambiamento. In questi momenti c'è una competizione elettorale per governare l'Isola e mi spiacerebbe che tra qualche mese, si scoprisse che alcuni candidati erano e sono in odor di mafia: il pericolo è concreto.
Un palermitano che va a vivere a Forlì, perché non è rimasto nella sua Sicilia?
Perché Cosa nostra mi ha cacciato via. Ero indesiderato.
Giulia Farneti