Legge di Bilancio blindata, opposizioni all’attacco: “Il Parlamento ridotto a passacarte”
La legge di Bilancio entra nella fase decisiva alla Camera dei Deputati, ma il confronto politico si fa sempre più duro. Il testo della manovra economica, arrivato da Palazzo Madama senza possibilità di modifica, è approdato a Montecitorio con la scelta del Governo di porre la fiducia, il cui voto è previsto per domani. Una decisione che ha acceso lo scontro con le opposizioni e riaperto il dibattito sul ruolo del Parlamento.
Manovra blindata e fiducia: perché il testo non è modificabile
Il provvedimento, già approvato dal Senato, è sottoposto a terza lettura, una fase che impedisce qualsiasi intervento emendativo. Eventuali modifiche comporterebbero il rischio dell’esercizio provvisorio, ipotesi che l’esecutivo intende scongiurare.
La discussione in commissione è stata rapida e senza margini di manovra, alimentando le critiche delle minoranze che denunciano una forte compressione dei tempi parlamentari.
Opposizioni all’attacco: “Non siamo passacarte”
Le opposizioni parlano apertamente di Parlamento mortificato. Il Partito Democratico, con Claudio Mancini, ha rilanciato in commissione un video del 2019 in cui l’attuale presidente del Consiglio, allora all’opposizione, affermava che “non c’è democrazia parlamentare quando il Parlamento non può discutere la legge di bilancio”.
Un richiamo politico che ha contribuito a irrigidire ulteriormente il clima in Aula.
Il caso Hannoun e la tensione a Montecitorio
A esasperare la situazione è intervenuta anche la polemica sul caso Hannoun. La richiesta di informative avanzata da Fratelli d’Italia in apertura di seduta ha innescato un acceso scontro con il centrosinistra, facendo temere per alcuni momenti un nuovo blocco dell’iter della manovra.
“Così l’Aula può diventare ingovernabile”, ha avvertito Marco Grimaldi (Avs), evocando il rischio dell’esercizio provvisorio. Dopo una fase di forte tensione, la polemica rientra e prende avvio la discussione generale, con il voto di fiducia fissato per domani.
Giorgetti in Aula e il conto alla rovescia
Sui banchi del Governo segue i lavori il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il voto di fiducia rappresenta il passaggio chiave prima del via libera definitivo alla legge di Bilancio, atteso nelle ore successive.
Per domani è inoltre prevista una seduta fiume, con l’esame di quasi 250 ordini del giorno, ultimo atto di una manovra segnata da continui stop and go.
La posizione del centrodestra: stabilità dei conti e territori
La maggioranza rivendica una manovra incentrata sulla tenuta dei conti pubblici. Per Fratelli d’Italia il provvedimento “coniuga crescita, stabilità ed equità”, mentre Forza Italia sottolinea la presenza di misure per Regioni e Comuni e una particolare attenzione all’equità territoriale.
Le critiche delle minoranze: “Manovra senza visione”
Di tutt’altro avviso le opposizioni.
Per la capogruppo Pd Chiara Braga, si tratta di una manovra senza respiro, destinata a chiudere il Paese in un vicolo cieco. Il Movimento 5 Stelle parla di tagli al sociale, mentre Avs denuncia misure classiste, che penalizzerebbero i ceti più deboli.
Più articolata la posizione di Azione, che rivendica alcuni interventi per la crescita inseriti su propria sollecitazione, criticando però l’uso politico della manovra.
Il nodo dei tempi parlamentari
Il vero punto di convergenza delle opposizioni resta la riduzione dei tempi di esame. Secondo Riccardo Magi (+Europa), si tratta di una umiliazione delle Camere, davanti alla quale i presidenti di Camera e Senato dovrebbero intervenire per tutelare le prerogative parlamentari.
Un primo segnale arriva dalla Commissione Affari Costituzionali, che nel proprio parere invita a garantire in futuro tempi adeguati per un esame approfondito della legge di Bilancio.