Maxi sequestro da oltre 4,3 milioni di euro a Isola Capo Rizzuto: beni legati al clan Arena

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Catanzaro, 9 luglio 2025 – Nuovo duro colpo alla criminalità organizzata in Calabria. I militari del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno eseguito un imponente sequestro patrimoniale per un valore complessivo di oltre 4,3 milioni di euro, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal procuratore Salvatore Curcio.

Il provvedimento riguarda 23 unità immobiliari, 24 terreni agricoli, quote societarie e una ditta individuale, riconducibili – direttamente o per interposta persona – a tre soggetti legati al clan Arena, storicamente attivo a Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese. Secondo le autorità, si tratta di soggetti ritenuti “socialmente pericolosi” in base al Codice Antimafia del 2011, già coinvolti nella nota operazione antimafia “Jonny” del 2017.

La pax mafiosa sul business dell’accoglienza

L’inchiesta “Jonny” aveva svelato come la cosca Arena avesse infiltrato il Centro di Accoglienza per Migranti “Sant’Anna”, riuscendo a spartirsi le risorse pubbliche con altri gruppi criminali locali. Un’inedita “pax mafiosa”, costruita attorno a forniture gonfiate, fatture false e gestione illecita di servizi.

Le attività illecite non si fermavano all’accoglienza. Le indagini hanno infatti messo in luce interessi nel settore delle scommesse online, gestite in modo illecito, e nel noleggio di apparecchi da gioco, tutti strumenti funzionali al riciclaggio di capitali sporchi.

Un sequestro basato su indagini patrimoniali accurate

Le indagini coordinate dalla DDA di Catanzaro hanno evidenziato una netta sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati. I sequestri sono stati condotti dagli specialisti della Sezione Misure di Prevenzione del G.I.C.O., in collaborazione con il S.C.I.C.O., e riguardano anche immobili intestati a prestanome, impiegati per occultare attività di usura e reinvestimento di capitali di origine illecita.

Verso la confisca definitiva

Il sequestro odierno si aggiunge a una lunga serie di interventi patrimoniali, che hanno già portato al congelamento di altri 5 milioni di euro riconducibili a soggetti coinvolti nella stessa inchiesta. Nei prossimi mesi si terrà il contraddittorio davanti al Tribunale per valutare la confisca definitiva dei beni, come previsto dall’art. 20 del Codice Antimafia.

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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