Milano, Cardinale Martini e Shoah: Intervista a Ferruccio De Bortoli
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Milano, Cardinale Martini e Shoah: Intervista a Ferruccio De Bortoli

domenica 9 febbraio, 2014

MILANO, 09 FEBBRAIO 2014 – A margine della presentazione del libro “Carlo Maria Martini - Il silenzio della Parola”, di don Damiano Modena - svoltosi a Vallo della Lucania (Sa) lo scorso 7 febbraio - Info Oggi è riuscito a rivolgere qualche domanda al Direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, che ha presenziato a tale evento.

Dott. De Bortoli, sulla base del suo rapporto personale e professionale con il Cardinale Martini, che cosa ha rappresentato l'Arcivesco Emerito per la città di Milano?
«Nel ’79, Milano era una città piegata dalla crisi, dal terrorismo. Una Milano plumbea, una Milano priva di speranza, in cui sembrava che la fiducia si fosse dispersa del tutto. Era una Milano che aveva bisogno di uno sguardo tenero, di una luce aveva bisogno di un discorso che unisse tutte le varie componenti della città, molto colpita. E fu proprio nel Cardinale Martini che la città e i suoi abitanti riuscirono a trovare una parola di conforto, sulla base di una fortissima empatia». [MORE]

Questa sera – ricordando Martini - abbiamo visto il ruolo centrale che la “parola” ha avuto nel suo percorso di vita. L’importanza che il Cardinale aveva, quindi,  attribuito alla comunicazione, anche nella sua veste di “giornalista” - come da Lei rimarcato nel Suo intervento - quando curava una rubrica in un giornale laico quale il Corriere della Sera. Con le opportune distinzioni, è ciò che Lei si propone di fare - oltre che come giornalista – anche come Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano?
«Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, la memoria è un dovere morale, un impegno civile. Chi ha buona memoria è un cittadino migliore. Questo impegno acquista una valenza maggiore da parte di chi - come me - fa comunicazione».

Restando sempre nel buio del Binario 21, da dove partivano i treni Milano-Auschwitz, invece che “il silenzio della Parola”, come testimonia Liliana Segre - superstite della Shoah– ci fu silenzio e basta: «Nelle strade di Milano non se ne è accorto nessuno, nessuno si è voltato». È giusto pensare che Il Memoriale, oltre che per non dimenticare le vittime della Shoah, sia sorto anche un po’ come forma di riscatto morale della città di Milano (e non solo) nei confronti di quell'assordante silenzio?
«Eravamo nel 1944. Era difficile, allora, rendersi conto della portata di quanto stava accadendo, non solo a Milano, che era molto diversa rispetto alla città che conosciamo ora. Questo non vuol dire - in generale - che si debba giustificare l’indifferenza, soprattutto quando questa si manifesta oggi».

Riguardo sempre al Memoriale, ne approfitto per girarLe una domanda che diversi lettori di Info Oggi - proprio in occasione del “Giorno della Memoria” - mi hanno rivolto. Perché l’accesso al sopraindicato viene consentito al grande pubblico soltanto il 26-27 gennaio? Davvero sono sufficienti solo due giorni all’anno "per ricordare e non dimenticare"?
«Premesso che ciò non è del tutto esatto, i suoi lettori hanno ragione quando affermano che non bastano solo due giorni, per mantenere viva la memoria. Purtroppo, però, stiamo parlando di una struttura che si estende su una superficie di circa 7.000 mq e si sviluppa su due piani e non si hanno le risorse e il personale per poter tenerlo aperto sempre, come accade con gli altri musei. Tuttavia, scuole e gruppi organizzati – previa prenotazione – possono visitare il Memoriale tutto l’anno, inviando una mail. Per tutti gli altri, ci sono dei giorni del mese in si può effettuare una visita, ma bisogna prenotarsi. Comunque, in futuro, cercheremo di fare di più».

Infine, un Suo ultimo pensiero in merito all’Arcivescovo Emerito di Milano.
«Come ho detto prima, nel corso del mio intervento, per me ha rappresentato - in una società in cui non ci sono padri – il ruolo di un padre al quale ogni domanda era consentita. Per tutti lui ha saputo trovare una parola. Ma mai una parola di convenienza. Ha svolto il ruolo di colui che – in qualche modo – riusciva a sciogliere i dubbi. Una figura di cui si sente la mancanza».


(Per visitare il Memoriale, l’indirizzo e-mail per le scuole: [email protected]. Per tutti gli altri l’apertura è il primo o il terzo giovedì di ogni mese, prenotandosi via mail all’indirizzo: [email protected])
 

Rosy Merola

 

 
 

       


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