Milano, evasione dal carcere di Opera: il “mago della fuga” scavalca il muro e sparisce

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Evasione dal carcere di Opera: detenuto fugge come in un film dopo aver segato le sbarre – è la quarta volta

L’uomo è ricercato in tutta Italia. Il caso riaccende il dibattito su sicurezza penitenziaria, sovraffollamento e carenza di personale

Un’evasione spettacolare dal carcere di Opera, a Milano, sta tenendo impegnate le forze dell’ordine in una vasta operazione di ricerca. Il detenuto, un uomo di 41 anni già noto per precedenti fughe, è riuscito a fuggire calandosi dalla finestra della cella grazie a lenzuola annodate, dopo aver segato le sbarre in metallo. Una scena degna di un film, resa possibile nel reparto di massima sicurezza durante la notte tra sabato e domenica.

Chi è il detenuto e come è avvenuta la fuga

Secondo le prime ricostruzioni investigative, il protagonista dell’evasione, Taulant Toma, stava scontando una lunga pena – con termine previsto nell’ottobre 2048 – per reati tra cui rapine e altri delitti contro il patrimonio. Dopo aver aperto la via di uscita dalla cella, l’uomo avrebbe raggiunto il muro perimetrale, alto circa sei metri, superandolo e facendo perdere le proprie tracce nel buio.

L’evaso non è nuovo a episodi simili. Nel suo passato risultano già almeno tre evasioni, una delle quali nel 2013 dal carcere di Parma, dove si trovava sempre in regime di alta sorveglianza. Fermato successivamente in Belgio, riuscì a scappare anche dal penitenziario locale dove era stato trasferito. La sua prima fuga risale al 2009 dal carcere di Terni.

Indagini in corso: visione dei filmati e ricerca di possibili complici

Le forze dell’ordine stanno analizzando i filmati delle telecamere a circuito chiuso per ricostruire ogni fase della fuga e verificare se il detenuto possa aver ricevuto aiuti interni o contatti esterni nelle ore precedenti. È attiva una caccia all’uomo a livello nazionale, con allerta anche ai confini e alle forze di polizia estere.

Sovraffollamento e carenza di personale: un sistema penitenziario in difficoltà

La vicenda riapre un tema ormai cronico: quello del sovraffollamento delle carceri italiane e della mancanza di organico nelle forze di sicurezza interne. Opera ospita 1.338 detenuti a fronte di 918 posti regolamentari, con un tasso di sovraffollamento del 153%. Gli agenti disponibili sono 533, quando secondo le stime ne servirebbero almeno 811.

Sulla questione interviene Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che commenta duramente l’accaduto sottolineando che questo episodio «certifica il fallimento delle politiche penitenziarie degli ultimi 25 anni». Secondo i sindacati, in Italia mancano circa 20 mila agenti penitenziari, mentre i detenuti sono quasi 64 mila.

Non solo fughe: aumentano le aggressioni all’interno degli istituti

Oltre alle evasioni (circa una decina solo nel 2025), continuano anche gli episodi di violenza. Nella casa circondariale Rosetta Sisca di Castrovillari, un detenuto ha aggredito due agenti durante l'ora delle telefonate. Uno ha riportato una frattura al setto nasale, l’altro una lesione alla spalla.

Un quadro difficile, che mette in evidenza come la condizione carceraria italiana richieda interventi strutturali, maggiore supporto al personale e strategie per ridurre tensioni, sovraffollamento e rischi per la sicurezza.

Conclusione

La fuga dal carcere di Opera rappresenta un caso simbolo delle criticità del sistema penitenziario: sicurezza, risorse insufficienti e condizioni di lavoro complesse. Mentre la ricerca del fuggitivo continua su tutto il territorio nazionale, il dibattito sulle carceri torna al centro dell’attenzione pubblica e politica.

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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