Moschee a Milano, dopo l'attentato di Parigi centrodestra all'attacco: «Troppo rischioso»

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MILANO, 7 GENNAIO 2015 - Nel giorno che ha colpito Parigi e la Francia, con l’attentato terroristico avvenuto presso la sede della redazione del giornale Charlie Hebdo, a Milano, ritorna in auge, scegliendo forse il giorno meno adatto, la polemica sul bando per i luoghi di culto promosso dall’amministrazione comunale, che apre anche alla realizzazione delle moschee.

Dalla Lega Nord a Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia, sono tutti unanimi a condannare tale scelta della giunta Pisapia. Ad aprire le danze ci ha pensato il leader della Lega, Matteo Salvini, che soltanto dopo poche ore dall’attacco, quando ancora a Parigi si faceva la conta dei morti, ha commentato così su Twitter: «Se massacro di Parigi sarà confermato di matrice islamica, è chiaro che ormai abbiamo il nemico in casa», per poi lanciare l’hashtag “Stopinvasione”. Passa un minuto e aggiunge: «Verificare chi, come e perché finanzia le moschee. Chi non rispetta la vita e la libertà non merita niente».

Da Forza Italia, ecco invece giungere le dichiarazione del consigliere Andrea Mascaretti: «non possiamo esporre i cittadini milanesi a enormi rischi. Faccio appello al ministro Alfano, perché impedisca di aprire delle moschee, ora a Milano senza poter garantire una adeguata vigilanza e un sufficiente presidio del territorio». Cosa si intenda poi per “presidio del territorio”, non è dato al momento sapere. Le parole di Riccardo De Corato, capogruppo in consiglio comunale Fratelli d’Italia, muovono sulla stessa linea: «Quello che è accaduto a Parigi ci serva da monito, gli islamici mettono l’accento sulle cose che non gradiscono, ma oggi, dopo questa strage, è davvero il giorno sbagliato per chiedere meno controlli».

Tuttavia, a lamentarsi dei contenuti del bando non vi è soltanto chi è refrattario ad aprire alle moschee islamiche, ma anche il Caim, ovvero il Coordinamento delle 25 associazioni islamiche milanesi. «Questa amministrazione – si legge nella nota del Caim –, a differenza delle precedenti, ha creato una albo delle religioni e ha mostrato apertura al dialogo». Tuttavia, come ha spiegato lo stesso portavoce del Coordinamento, Davide Piccardo, la stesura del bando, così fatta, sarebbe «discriminatorio nei confronti di alcune associazioni religiose e ne avvantaggerebbero altre». Per tale ragione il Caim si dice pronto ad impugnare l’atto amministrativo davanti al Tar.[MORE]

Pronta la risposta da Palazzo Marino, con l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, che dal suo profilo Facebook scrive: «Ci chiedono di revocare il Bando per i luoghi di culto. Oggi, ironia della sorte in un giorno tanto triste per tutti, ce lo chiedono sia l'ex Vice Sindaco De Corato che il portavoce del CAIM - il CAIM chiede ritiro e riscrittura e annuncia ricorsi -. Noi, invece, andiamo avanti. Son convinto di due cose a cui non voglio rinunciare. 1) Va garantito il diritto di culto, senza discriminazioni 2) Per combattere la follia fondamentalista (se posso usare queste parole) sono più efficaci i luoghi trasparenti e in regola piuttosto che i garage e gli scantinati».

(Immagine da milanopost.info)

Giovanni Maria Elia

 

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Scritto da Giovanni Maria Elia

Giornalista di InfoOggi

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