Minacce filmate, aggressioni e recidività: tre casi in poche ore mostrano che il Codice Rosso spesso non basta a proteggere le vittime
La violenza contro le donne continua a essere una vera emergenza sociale in Italia. Proprio mentre l’opinione pubblica riflette sul tema in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, da Napoli arrivano nuove storie che dimostrano quanto il fenomeno sia ancora radicato, nonostante denunce, leggi e misure cautelari.
Vomero: minacce registrate e gesto della gola in video
Nel quartiere Vomero un uomo di 55 anni, già denunciato per stalking, è stato nuovamente arrestato dopo aver minacciato di morte l'ex moglie. Le telecamere hanno ripreso la scena: il gesto del taglio della gola e parole terribili come:
“Ti vengo a prendere… ti taglio la testa.”
Nonostante una precedente attivazione del Codice Rosso e controlli nei pressi dell’abitazione della donna, l’uomo aveva continuato a perseguitarla, raggiungendola persino sul posto di lavoro. La sorella della vittima, al telefono durante l’aggressione verbale, ha registrato tutto, permettendo ai carabinieri di intervenire rapidamente.
Per l’uomo è scattata una nuova denuncia per atti persecutori e gli arresti domiciliari.
Quartiere Stella: relazione breve, violenze continue
Poche ore dopo, nel quartiere Stella, un'altra donna di 33 anni ha trovato il coraggio di denunciare il suo ex compagno. L’uomo, secondo quanto riferito, si ubriacava, la picchiava e continuava a minacciarla anche dopo la fine della relazione.
Nonostante l’attivazione del Codice Rosso, l’aggressore è tornato da lei e l’ha colpita con calci e pugni. È stato arrestato e trasferito in carcere.
Scampia: insulti e minacce davanti al figlio e ai carabinieri
Un terzo episodio si è verificato a Scampia, dove un uomo di 54 anni — già arrestato in passato per maltrattamenti e minacce aggravate — ha aggredito la compagna in presenza del figlio undicenne. I vicini, allarmati dalle urla e dal pianto del bambino, hanno chiamato i carabinieri.
Quando i militari sono entrati nell’abitazione, l’uomo non solo non si è fermato, ma ha continuato a urlare frasi come:
“Sei una malafemmina, ti incendierò casa, te la farò pagare.”
La donna, provata, ha dichiarato: “L’ho perdonato per mio figlio.”
Un allarme che non si spegne
Questi tre episodi, tutti avvenuti a distanza di poche ore, confermano un dato costante: molte vittime avevano già denunciato i loro aggressori. La recidività, infatti, resta uno dei punti più critici nella gestione della violenza di genere.
H2: Violenza sulle donne: numeri e priorità
Secondo il Ministero dell’Interno:
- Oltre il 63% delle violenze avviene in contesti familiari o affettivi
- Il 70% delle vittime aveva già denunciato prima della successiva aggressione
- La maggior parte degli episodi avviene durante o dopo la separazione
Queste storie dimostrano che leggi e misure cautelari da sole non bastano: servono prevenzione, percorsi obbligatori per gli aggressori, supporto psicologico alle vittime e una risposta istituzionale tempestiva e uniforme.
Presunzione di innocenza
È importante ricordare che, nel sistema penale italiano, vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Come sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana, nessuno può essere considerato colpevole fino a condanna passata in giudicato.