Il procuratore di Napoli richiama la magistratura all’unità: “È il momento di parlare alla gente, non di fare passerelle”
Durante il suo intervento all’Assemblea dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), il procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri ha pronunciato un discorso intenso e diretto, rivolto ai colleghi e alla società civile. Un intervento che, come spesso accade quando parla Gratteri, va oltre le mura giudiziarie, toccando i temi della credibilità della magistratura, della lotta alla criminalità organizzata e della necessità di riconnettersi con i cittadini.
“Mi avete lasciato solo, ma ora dobbiamo ricominciare insieme”
Gratteri ha esordito con tono ironico ma fermo: “Mi avete lasciato solo, ma ora siamo compatti”. Ha ricordato i suoi anni di carriera, dal 1986 ad oggi, sottolineando come in alcuni momenti si sia sentito isolato anche all’interno del sistema giudiziario:
“Non ho mai avuto un buon rapporto con l’ANM, né a Lamezia, né a Reggio Calabria, né a Catanzaro. Nei sette anni a Catanzaro abbiamo fatto indagini importanti, toccando anche pezzi di classe dirigente. Ma nessuno mosse un dito quando le Camere Penali ci attaccavano puntualmente”.
Una denuncia chiara contro quella parte di magistratura silenziosa che, secondo Gratteri, non ha difeso chi operava in prima linea contro la ’ndrangheta e la corruzione.
Il ruolo dei media e la difesa della verità giudiziaria
Il procuratore ha criticato il racconto distorto di certa stampa, che per anni avrebbe delegittimato l’operato della Procura di Catanzaro:
“Ogni mattina sei o sette giornali scrivevano contro di noi, ma i dati dimostravano che Catanzaro era sotto la media nazionale per risarcimenti da ingiusta detenzione. La realtà era ben diversa da quella narrata”.
Queste parole sottolineano la tensione fra informazione e giustizia, e il bisogno di trasparenza e responsabilità mediatica quando si tratta di inchieste delicate.
“Serve una magistratura credibile, non burocrati alla scrivania”
Gratteri ha poi posto l’accento sulla formazione dei magistrati e sulla necessità di una riforma profonda:
“La scuola di magistratura dovrebbe essere guidata da persone che nella vita hanno dimostrato qualcosa, non da chi ha tre anni di anzianità e non sa far lavorare i giudici fino alle 17”.
Secondo il procuratore, il rischio è quello di creare una magistratura burocratizzata, più attenta all’ordine della scrivania che alla ricerca della verità.
Contro le passerelle: “Parlate alla gente con parole semplici”
In uno dei passaggi più applauditi, Gratteri ha invitato i colleghi a uscire dai convegni autoreferenziali e a tornare tra la gente:
“Non è tempo di passerelle o di convegni con professori e avvocati. Bisogna parlare alla gente con i 400 vocaboli che conosce, spiegare cosa sta accadendo e perché la giustizia è importante per tutti”.
Un invito a semplificare il linguaggio, ad aprirsi alla società e a ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni.
La battaglia sul referendum e la difesa del ruolo del pubblico ministero
Gratteri ha collegato il suo intervento anche alla campagna referendaria in corso, sottolineando la posta in gioco:
“L’obiettivo di alcuni è normalizzare il pubblico ministero, renderlo un burocrate impaurito. Ma non possiamo permetterlo”.
E ha concluso con un messaggio di speranza e mobilitazione:
“Dicono che il referendum è perso, ma non è vero. La magistratura, dopo anni difficili, è risalita dal 36% al 54% di fiducia. Ce la possiamo fare, se restiamo uniti”.
Un appello alla coerenza e alla passione civile
L’intervento di Gratteri, come sempre, ha mescolato ironia, rigore e passione civile. Il suo messaggio finale è rivolto non solo ai magistrati, ma a tutto il Paese: la legalità si difende ogni giorno, anche con la credibilità personale e con la capacità di dialogare con i cittadini.