Novecento

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Penso che Baricco non abbia bisogno di presentazioni. Molti i libri pubblicati, molti i suoi interventi nel mondo culturale e molti i film tratti dalle sue opere. Oggi ho scelto di parlarvi di uno dei suoi capolavori, libro che mi ha profondamente colpito: Novecento.

Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento è il nome dato ad un trovatello in fasce abbandonato sul pianoforte del Virginian, un piroscafo. Il piccolo viene trovato e “adottato” da un marinaio della nave, ma tutto l’equipaggio prende subito il caso a cuore contribuendo alla sua permanenza sulla nave.[MORE]

Alla morte del papà-marinaio il piccolo, per scappare dalla polizia che lo cerca, si nasconde per giorni, finché viene ritrovato a suonare proprio lo strumento su cui, neonato, fu lasciato. Lì si comprende da subito il suo talento incredibile per la musica. Il capitano, fino a poco tempo prima convinto di dover consegnare il giovane ad un orfanotrofio, vedendo la folla stupita ed entusiasta della musica del ragazzino, non può fare a meno d’inserirlo nella band della nave. E Novecento diventerà una leggenda del jazz.

Proprio la band porterà all’incontro tra Novecento e Tim, il trombettista che sarà il suo unico e vero amico. Con lui condividerà i suoi giorni, la sfida con Jelly Roll Morton e la decisione di scendere dalla nave, per la prima volta nella sua vita…

Libro toccante, delicato e, pur nella sua brevità, riesce a far sognare ad occhi aperti il lettore. A trasportarlo per lunghi viaggi sulle onde dell’oceano, sentire il profumo dell’aria salata, vedere orizzonti di terre nuove e ascoltare il vociare di lingue diverse, dondolato dalle note di Novecento.


«Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potavano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare».

 

Valeria Nisticò

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Scritto da Valeria Nisticò

Giornalista di InfoOggi

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