Papa Francesco concede un dono speciale alla Diocesi di Cassano
Chiesa e Società Calabria

Papa Francesco concede un dono speciale alla Diocesi di Cassano

martedì 23 dicembre, 2014

 23 DICEMBRE 2014 - "L'elevazione a Basilica minore della nostra Chiesa Cattedrale è un ulteriore segno di attenzione e di affetto paterno di papa Francesco per la nostra Diocesi. Di fatto, questo titolo vuole significare il «particolare vincolo [che deve realizzare la nostra Cattedrale] con la Chiesa di Roma e con il Sommo Pontefice». Con queste parole Mons. Numzio Galantino esprime gioia e gratitudine al Santo Padre Francesco per un grande dono. Ha proseguito poi il Vescovo, Segretario Generale della CEI: "Più che un titolo di onore, quindi, è un impegno, come dev'esserlo per tutte le Chiese insignite di questo titolo. Un impegno che va assolto con una vita liturgica e di carità più intense ed esemplari. Più che un titolo di privilegio, come erroneamente e con mentalità mondana viene percepito, il titolo di "Basilica minore" va visto come un modo per sentirsi particolarmente chiamata a farsi portatrice del Magistero del Papa. E sappiamo quanto esigente sia questo Magistero soprattutto in questi ultimi tempi". [MORE]

Questo giorno memorabile per tutta la diocesi è stato arricchito dalla consacrazione sacerdotale di un giovane, don Rocco Lategano. Riportiamo, di seguito, per la profondità del messaggio e la ricchezza spirituale, uno stralcio dell'omelia del Vescovo Galantino: "Imponendo le mani sul tuo capo, Rocco carissimo, e invocando lo Spirito di Dio su di te – come è stato fatto per me e su di me 42 anni fa e com’è stato su tutti noi Sacerdoti – una sola cosa domando al Signore: che dalle tue parole e dai tuoi gesti si possa sempre percepire che sei – o almeno cerchi di essere – un uomo che ha messo la sua vita nelle mani del Signore per dire ai fratelli, senza mai risparmiarsi, che «Dio è favorevole»; per dire ai fratelli che la tua presenza non è una verga che colpisce ma una mano che accarezza e che accompagna; per far percepire con chiarezza ai fratelli, che la tua parola non puzza di arroganza e che, quando predichi, quello che dici non è frutto solo di risentimento nei confronti della vita.


Una sola raccomandazione, che faccio prima a me e che spero possa servire anche ad altri confratelli: attento perché, mentre tu farai la fatica di annunziare un Dio favorevole, ci saranno sempre, come nella casa di Zaccaria, coloro che verranno richiamarti all’ordine, al loro ordine, dicendoti: «Non c’è nessuno nella tua parentela che si chiami Giovanni». Dicendoti cioè che certi tentativi di rinnovare anche la nostra pastorale e la stessa nostra vita di presbiteri sono inutili, tanto ... si è fatto sempre così! Attento perché c’è sempre qualcuno, anche tra i confratelli, che vorrà gettare acque sul fuoco del tuo entusiasmo; l’acqua morta dell’appiattimento, l’acqua inquinata del pressappochismo, l’acqua avvelenata del disimpegno, l'acqua puzzolente della maldicenza nei confronti di tutti e di tutto.


Qualora dovessi incontrare gente così, Rocco, non ti far scrupolo di girare alla larga e di rifugiarti nel cuore di Cristo, nelle braccia di Maria, nello sguardo bello e pulito della tanta gente che attraversa le nostre strade, anche se spesso non entra in Chiesa. Con lo stile deciso e delicato che ci sta trasmettendo Papa Francesco bisogna resistere a tutto ciò che vuole fare della Chiesa, e del clero in particolare, una combriccola di gente che, tradendo Cristo ed il Vangelo, sostituisce l'uno e l’altro con le proprie fisime, ammantandole di sacralità falsa.


E falsa sacralità sono tante volte i nostri gesti non accompagnati da impegno concreto; falsa sacralità sono le nostre parole appena biascicate ma che non trasmettono entusiasmo; falsa sacralità sono le parole dette semmai con gli occhi rivolti al cielo ma prive di vita vera; falsa sacralità sono cerimonie fatte solo per solleticare la curiosità morbosa e l'emotività poco equilibrata di qualcuno senza che da esse vengano fuori gesti carichi di impegno; falsa sacralità sono i nostri vestiti, portati talvolta con tanto sussiego ma di fatto utili solo a coprire grandi miserie.
Proprio perché consapevoli che alla festa della nostra vita, come nella casa di Zaccaria, possono esserci e ci sono persone pronte a dirci «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami Giovanni», chiedo con forza e con insistenza a tutti di pregare per la Chiesa, per il Santo Padre, per noi Sacerdoti, per Rocco e tanto anche per me, perché il Signore scuota prima di tutto me".

Ci uniamo alla preghiera di tutta la Chiesa di Cassano e alla gioia di don Rocco e anche noi facciamo nostra la preghiera di Mons. Galantino e i desideri del nostro amato Papa Francesco.

Don Francesco Cristofaro

www.donfrancescocristofaro.it

 


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