PIL: Banca d'Italia valuta in rialzo le stime di crescita dell'1,4% nel 2017
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PIL: Banca d'Italia valuta in rialzo le stime di crescita dell'1,4% nel 2017

sabato 15 luglio, 2017

ROMA, 15 LUGLIO - La Banca d'Italia valuta in rialzo le stime di crescita del Pil italiano con un +1,4% nel 2017, in forte ripresa rispetto all’ 0,9% del bollettino di gennaio. Migliora la traiettoria anche per il prossimo biennio: per il 2018 l'andamento stimato è a +1,3% mentre nel 2019 la crescita sarebbe dell'1,2%. [MORE]

Nel Bollettino economico diffuso da Via Nazionale si spiega come a spingere l'attività economica sarebbe soprattutto la domanda interna, con una espansione dei consumi e degli investimenti “ a ritmi relativamente sostenuti”. Nel 2019, inoltre, il Pil dell’Italia recupererebbe interamente la caduta connessa con la crisi del debito sovrano, avviatasi nel 2011. Il Prodotto interno lordo, spiega la Banca d’Italia, «rimarrebbe tuttavia ancora inferiore di circa il 3 per cento al livello del 2007».

Gli economisti di Palazzo Koch anticipano anche l'andamento del trimestre appena concluso: +0,4% in linea con il dato dei primi tre mesi. La stima per il 2017 "è stata rivista ampiamente al rialzo, riflettendo l'accelerazione dell'attività economica di inizio anno, nonché sviluppi più favorevoli della domanda estera e dei mercati delle materie prime energetiche". Il bollettino ricorda, tuttavia, che a fine 2019 il Pil recupererebbe tutta la caduta connessa con la crisi del debito sovrano avviatasi nel 2011 ma sarebbe ancora sotto del 3% rispetto al 2007, l'ultimo anno prima della crisi globale.

Le stime della Banca d’Italia per il triennio 2017-19, riviste al rialzo nel bollettino economico, «presuppongono il permanere di condizioni monetarie e finanziarie espansive». È quanto afferma l’istituto centrale per il quale, secondo gli andamenti impliciti nelle attuali quotazioni di mercato, i tassi a breve termine aumenterebbero complessivamente di circa 30 punti base nel triennio 2017-19, i rendimenti dei titoli di Stato decennali crescerebbero gradualmente; lo spread con i corrispondenti titoli tedeschi sarebbe pari in media a circa 185 punti base.
Le condizioni di offerta del credito, in linea con quanto indicato dai sondaggi, si manterrebbero distese. Lo scenario incorpora le misure di finanza pubblica approvate lo scorso 24 aprile e, come nei precedenti esercizi previsivi, non tiene conto degli effetti dell’aumento delle imposte indirette nel prossimo biennio (connesso con le clausole di salvaguardia), né di ulteriori interventi diversi da quelli già definiti nell’attuale legislazione.
Il 'rischio Italia' sui mercati finanziari si è attenuato nel secondo trimestre. La Banca d'Italia mette in evidenza come "l'attenuarsi delle preoccupazioni" sulle banche abbia permesso un balzo del 15% dei corsi azionari degli istituti di credito italiani tra marzo e giugno contro il +7% delle banche dell'area dell'euro. Allo stesso tempo il rischio delle banche misurato dai premi sui credit default swaps (cds) si è ridotto e i premi sono scesi, in media, nel trimestre, di 82 punti base. Meglio anche il rischio sovrano sui titoli di stato nello stesso arco temporale. Il rendimento del decennale, che "era sceso pur con oscillazioni fino alla seconda decade di giugno, è in seguito risalito collocandosi al 2,34%. Lo spread con il bund è diminuito di 22 punti base, portandosi a 177 punti".

Riguardo all'inflazione si stima un aumento contenuto con una crescita dell'1,4% quest'anno e dell'1,1% il prossimo. Nel 2019 salirebbe all'1,6% "per effetto di una moderata accelerazione delle retribuzioni". Nella media del secondo trimestre l'inflazione è salita lievemente risentendo in particolare dell'andamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati. In giugno tuttavia era ancora poco sopra l'1%. Secondo la Banca d'Italia anche la dinamica di fondo rimane contenuta. Le famiglie e le imprese hanno rivisto al rialzo le aspettative di inflazione "ma non se ne attendono un rafforzamento significativo nei prossimi dodici mesi rispetto agli attuali livelli".

Prosegue il miglioramento del mondo del lavoro. "Nonostante il venir meno degli incentivi alle nuove assunzioni a tempo indeterminato, nel primo trimestre del 2017 è proseguita la crescita dell'occupazione, trainata dalla componente a termine" rileva Bankitalia aggiungendo che "secondo le indicazioni congiunturali più recenti, il numero di occupati ha continuato a espandersi anche nei mesi primaverili". Nel bollettino si riporta che "i dati preliminari della rilevazione sulle forze di lavoro indicano che nella media dei mesi di aprile e maggio il numero di occupati ha continuato a crescere (0,2 per cento rispetto al bimestre precedente), trainato soprattutto dalla componente a termine. Secondo i risultati delle indagini sulle aspettative occupazionali delle imprese condotte dall'istat e sulla base dell'indice pmi, l'espansione dell'occupazione dovrebbe proseguire anche nei mesi estivi". Nei mesi invernali le retribuzioni contrattuali del settore privato hanno continuato ad aumentare in misura modesta (0,5 per cento rispetto a un anno prima); quelle di fatto sono cresciute a un ritmo superiore, coerentemente con il miglioramento ciclico.
Il Bollettino segnala inoltre che "il tasso di disoccupazione è diminuito": nel primo trimestre "è sceso di due decimi di punto, all'11,6 per cento" e "la riduzione è stata particolarmente marcata nella fascia di età compresa tra 15 e 24 anni (-3,4 punti, al 35,2 per cento). Secondo i dati preliminari della rilevazione sulle forze di lavoro, nella media del bimestre aprile-maggio il tasso di disoccupazione complessivo sarebbe ulteriormente diminuito mentre quello giovanile sarebbe salito (all'11,2 e al 36,1 per cento rispettivamente)". Tornando all'occupazione, l'espansione "ha interessato tutti i principali comparti del settore privato, risultando più intensa nell'agricoltura e nelle costruzioni. E' ripresa la riduzione del lavoro autonomo, mentre l'occupazione alle dipendenze ha registrato un forte aumento, per effetto dell'accelerazione delle posizioni a termine (2,1 per cento, da 1,3 nel trimestre precedente), ma anche dell'andamento del numero di lavoratori con contratto a tempo indeterminato (0,2 per cento, da -0,1 nel periodo precedente)".
Per quanto riguarda le retribuzioni contrattuali nel settore privato, "hanno continuato ad aumentare in misura modesta". Inoltre, "in prospettiva la dinamica retributiva dovrebbe essere frenata dall'andamento dell'inflazione al netto dei beni energetici importati". Per quanto riguarda le retribuzioni di fatto nel settore privato non agricolo, nel bollettino si rileva che sono "in rialzo dell'1,1 per cento nel primo trimestre" e che "continuerebbero ad aumentare a ritmi superiori a quelli delle retribuzioni contrattuali, risentendo del graduale miglioramento ciclico".

A maggio il debito delle amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.278,9 miliardi, in aumento di 8,2 miliardi rispetto al mese precedente. Lo rende noto la Banca d'Italia nel fascicolo «Finanza pubblica, fabbisogno e debito» spiegando che l'incremento è dovuto principalmente al fabbisogno mensile delle amministrazioni pubbliche (7,0 miliardi); vi contribuiscono anche l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (per 0,5 miliardi, a 58,9; erano pari a 72,7 miliardi alla fine di maggio 2016) e l'effetto complessivo degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio (0,7 miliardi). Con riferimento ai sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 8,1 miliardi; quello delle amministrazioni locali di 0,1 miliardi; il debito degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.

Le entrate tributarie a maggio contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 33,5 miliardi (inferiori di 0,3 miliardi a quelle rilevate nello stesso mese del 2016). Per Via Nazionale nei primi cinque mesi del 2017 esse sono state pari a 154,4 miliardi, in crescita del'1,4 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2016.

Fonte immagine: wikipedia.it

Alessia Panariello


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