Pillole di Storia della Repubblica italiana, Enrico De Nicola: Inizia a sventolare il Tricolore

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ROMA, 13 APRIILE 2013 - In concomitanza dell’imminente elezione del successore di Giorgio Napolitano – in programma dal 18 aprile - la Redazione di InfoOggi ha deciso di ripercorrere – in breve – la storia dei Presidenti della Repubblica. Inoltre, vista l’importanza che attribuiamo alla nostra Carta costituzionale - poiché “repetita iuvant”- abbiamo deciso di associare, a ciascuno di loro, un articolo o comma della suddetta, partendo dall’art. 83 della Costituzione, il quale sancisce che: «Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri» e passando al primo eletto nella storia della nostra Repubblica: Enrico De Nicola,  a cui abbiamo pensato di associare l'art. 12 C., che introduce il simbolo del nostro Paese: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni».

Appena nata e fragile come un bimbo in fasce che ha fatto fatica a venire al mondo, la Repubblica italiana muove i suoi primi passi con un capo provvisorio, Enrico De Nicola, scelto dall'Assemblea Costituente all'alba del 28 giugno 1946. Classe 1877, napoletano, De Nicola è un convinto monarchico, quale sarà anche il suo successore Einaudi: il curioso paradosso di un istituto che proprio non sa darsi un capo repubblicano e vive, per nove anni, all'ombra della corona. [MORE]

L'infinito lavorio diplomatico che porta alla sua nomina dimostra come la storia sia fatta quasi esclusivamente di ricorsi, almeno quando la si scrive in Italia: inizialmente la sua elezione ė ostacolata dalla candidatura di Vittorio Emanuele Orlando (caldeggiata da Dc e destre) e di Benedetto Croce (sul quale convogliavano i voti di sinistre e laici) Ma la scelta che porterà alla designazione di De Nicola risulterà infine vincente dacché in lui da più parti si intravede una figura largamente condivisa - locuzione tristemente tornata in auge, peraltro. Insomma, uno che potesse aiutare la gente a sentire come meno traumatico il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Non a caso si opta per un meridionale: un messaggio forte per quel Sud che con nostalgia ha appena salutato la famiglia reale, affinché capisca che la Repubblica è cosa buona e giusta. Una Repubblica unita nella figura di un unico Presidente partenopeo e un tricolore che sventola orgoglioso sul suo capo. Per cui vien da chiedersi cosa penserebbe, oggi, don Enrico a veder rivendicare il diritto di spaccare l'Italia in due, di porre un confine tra il Settentrione dell'operosità e il Meridione dei lazzari felici. Lui che aveva detto " Ricordatevi che noi napoletani non siamo lazzari scostumati ma uomini di carattere".

Avvocato di grande intuito e intelligenza, De Nicola è passato alla storia soprattutto per la grande umiltà del suo servizio. Giunto a Roma per assumere la carica con vettura propria, in quel cappotto rivoltato indossato con fierezza nelle pubbliche occasioni, rifiuta i dodici milioni di stipendio previsti per il Capo dello Stato e preferisce quasi sempre spendere di propria tasca. Altri tempi, altro orgoglio. E ancora un parallelo con un presente fatto di corsi e ricorsi: non hanno inventato nulla i ministri e i Presidenti dell'era della spending review, con il volontario taglio ai loro compensi. Fu una felice intuizione di un uomo che voleva mettercela tutta a ridare all'Italia il sorriso sottrattole dagli anni di guerra.

Il mandato provvisorio di De Nicola, di cui rimane a suggello un'agendina che il Presidente si porta sempre dietro per prendere appunti per il successore, rimasta però intonsa, termina il 31 dicembre 1947: dal primo gennaio '48 il titolo diventa effettivo e sarà mantenuto sino al maggio dello stesso anno. È la volta di Luigi Einaudi.

(fotogramma: quirinale.it)

Emmanuela Tubelli

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Scritto da Emmanuela Tubelli

Giornalista di InfoOggi

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