ROMA, 12 MARZO 2012. Il governo Monti sembra aver rivelato il suo primo, serio tallone d'Achille: la politica estera. Questi ultimi giorni hanno visto infatti l'esplosione di una serie di crisi, la cui gestione non è sfuggita a dure critiche. Particolarmente bruciante quella del politologo Angelo Panebianco, pubblicata ieri dal “Corriere della Sera”. Panebianco si è concentrato sull'uccisione dell'ingegnere italiano in Nigeria e sull'arresto dei due marò da parte delle autorità indiane, due casi che evidenziano errori di natura molto diversa.
La vicenda nigeriana solleva dubbi sull'approccio generale con cui l'Italia – certamente non da oggi – fronteggia i casi di rapimento ad opera di terroristi e delinquenti comuni nelle aree di conflitto e del Terzo Mondo. I nostri esecutivi sono infatti divenuti noti per la loro accondiscendenza e disponibilità a pagare riscatti in cambio della liberazione degli ostaggi, un atteggiamento che in parte spiega perché i britannici sono stati così restii a informare la diplomazia italiana del blitz operato dalle loro forze speciali. Da parte inglese, si temeva infatti un'opposizone netta da parte dell'Italia. Senza voler giustificare del tutto l'operazione, Panebianco si interroga sulla fondatezza di una strategia troppo morbida che rischia di incentivare la pratica dei sequestri, con evidenti ricadute negative sulla considerazione goduta dal nostro Paese nell'arena internazionale.[MORE]
Sul caso dei marò, l'articolo del “Corriere” rivolge critiche più specifiche al ministro degli esteri Terzi. Questi, con il mancato annullamento della visita istituzionale in India già prevista in scaletta, avrebbe dato l'impressione di scarsa fermezza e che la priorità, per l'esecutivo, sia salvaguardare i rapporti economici con il colosso asiatico, non riportare a casa i due militari. Terzi, telegrafico, ha replicato su Twitter solo alle critiche relative alla crisi indiana. La sua visita, ha scritto, è stata tutt'altro che inutile, in quanto è servita a manifestare la vicinanza e la solidarietà delle istituzioni italiane ai due militari. Il ministro ha inoltre rifiutato di farsi coinvolgere in polemiche, e ha ribadito il suo impegno per risolvere la questione.
Gli attacchi, beninteso, non sono arrivati solo dagli ambienti accademici. L'ex-ministro Maroni pochi giorni fa si era soffermato sul blitz inglese in Nigeria, sottolineando lo scarso peso di cui gode l'Italia nelle relazioni coi partner europei e dichiarando senza mezzi termini che «il governo si fa prendere per il culo da Londra». La polemica che ne è seguita lascia il tempo che trova. Rimane però, pesante come un macigno, lo spunto di riflessione espresso da Panebianco in chiusura al suo intervento: governi tecnici sostanzialmente estranei alle consuete dinamiche politico-elettorali tendono ad avere meno “polso” nella gestione delle dispute internazionali, e si rivelano più restii a correre rischi – anche quando necessari. Un esecutivo poco interessato alla rielezione non teme infatti la punizione elettorale, non si gioca la propria esistenza politica su una soluzione rapida e decisa dei conflitti diplomatici. Il rischio è quindi che il governo Monti si adagi su un profilo troppo basso in politica estera, con il pericolo di far perdere all'Italia su questo fronte parte del prestigio faticosamente riacquistato in questi mesi.
Michele Barbero
Immagine da Italian Academy Foundation