Il Comitato “Invece del ponte” smentisce Salvini e annuncia battaglie legali
Messina – Il dibattito sul ponte sullo Stretto di Messina si accende nuovamente. Mercoledì 6 agosto, secondo quanto annunciato dal ministro Matteo Salvini, dovrebbe esserci il tanto atteso via libera al progetto. Ma il Comitato cittadino "Invece del ponte" frena ogni entusiasmo e chiarisce: “Non è l’inizio dei lavori, ma l’inizio della fine di una bugia”.
Nessun via libera definitivo: serve ancora l’approvazione della Corte dei Conti
Secondo il comitato, non esiste alcuna autorizzazione definitiva. Il progetto, infatti, dovrà superare ancora numerosi ostacoli burocratici e legali. Il primo scoglio? Il controllo della Corte dei Conti, che sarà chiamata a valutare “i gravi profili di illegittimità amministrativa, tecnica ed economica” del piano attuale.
Un progetto incompleto e pieno di incognite
“Non è stato approvato alcun progetto esecutivo” – sottolinea il comitato – “e le decine di prescrizioni tecniche ancora non risolte restano ignorate dai proponenti”. Si tratta, quindi, di un’opera che esiste più nella narrazione politica che nella realtà concreta.
Ricorsi legali in arrivo: battaglia su scala nazionale ed europea
Il comitato annuncia che dal 6 agosto “si aprirà finalmente il fronte dei ricorsi legali, in tutte le sedi competenti, sia italiane che europee”. Qualsiasi tentativo di forzare le normative o aggirare i vincoli verrà contrastato nelle aule dei tribunali. Come recita il comunicato: “Ci sarà – e ci deve essere – un giudice a Berlino”.
Il ponte come feticcio propagandistico
Secondo “Invece del ponte”, l'opera è stata utilizzata per anni come simbolo propagandistico, senza un vero piano strategico per il Sud. Ora, però, “i pontisti dovranno affrontare la realtà: non c’è nulla di pronto per partire e i prossimi mesi saranno decisivi per smascherare una narrazione costruita su propaganda, interessi opachi e disprezzo per il territorio”.
Lo Stretto di Messina è un bene comune, non un affare per pochi
Il comunicato si chiude con una presa di posizione netta: “Lo Stretto non si tocca. È un bene comune, da tutelare e valorizzare, non da consegnare agli interessi di pochi”.
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