Politica

Primarie, Bersani rottama Renzi e pensa alle elezioni 2013

MILANO, 03 DICEMBRE 2012 – "Da domani devo fare due cose. Primo, riuscire a dare un forte profilo di governo e di cambiamento al centrosinistra. Secondo, devo predisporre il percorso e gli spazi per dare occasione alla nuova generazione", dal palco del teatro Capranica di Roma, Pier Luigi Bersani usa toni da premier. Infatti, con oltre il 60% dei i voti, la sua è stata una vittoria netta, che gli consente di rottamare il rottamatore Renzi.

In particolare, la geografia del voto vede Bersani saldamente in testa in 19 regioni su 20. Uno dei dati da evidenziare è il largo consenso ottenuto in Calabria, dove il candidato premier registra il maggior consenso con punte del 75,7% . Matteo Renzi vince soltanto in Toscana dove si aggiudica circa il 55% dei consensi. Bersani vince in Umbria (52,3% contro 47,6%), nelle Marche (54,6% contro 45,3%), in Emilia Romagna (60,8% contro il 39,1%) e in Sicilia dove supera il 66%. In Campania si assesta oltre il 60%. Lazio (+34,3% per Bersani), il distacco a favore del segretario (ora candidato premier) raggiunge livelli altissimi con punte imbarazzanti in Calabria (75,7% a 24,2% più 51,5%), Sardegna (più 47,1%), Basilicata (più 44,5%) e Puglia (più 42,1%).In linea generale, il vantaggio medio su scala nazionale risulta essere di 22,3 punti (61,1% a 38,8%). Per quanto riguarda le principali città italiani, Bersani prevale in tutte le grandi città italiane: a Milano il segretario del Pd va oltre il 60%, A Roma come a Napoli, il segretario del Pd supera il 70%, a Bari e a Palermo con oltre il 60%. [MORE]

"Dobbiamo vincere, ma non si può vincere a qualsiasi prezzo, raccontando favole, perché poi non si governa. Siccome la mamma della demagogia e del populismo è sempre incinta, noi dobbiamo prendere un'altra via. Dobbiamo vincere senza raccontare favole”, dal teatro Capranica, Bersani è proiettato già alle elezioni nazionali del 2013, evidenziando che si potrà vincere solo se si rimane uniti, “Qui non c'e' un uomo solo al comando, si governa con il popolo”.

E da oggi, la sua sembra già essere l’agenda di un leader, in programma la prima tappa internazionale in Libia perché, perché, secondo Bersani, "l'Italia deve recuperare il suo profilo, il suo ruolo nel Mediterraneo". E su Renzi, poi i segretario del Pd ha dichiarato, gli “riconosco una presenza forte e fresca nelle primarie, ha dato un contributo grande per dare senso alle primarie e farle vivere in modo vero. Ora però non si parli di ticket. Non è che possiamo metterci a tavolino, ho sentito Matteo e anche lui la pensa così. Comunque, appena possibile ci vedremo a pranzo”.

Invece, dallo sconfitto sindaco di Firenze, "Sono riuscito a non piangere, e non era facile", ha ammesso Renzi. Il sindaco prosegue facendo una lunga lista di "mea culpa", sottolineando, "Non sono riuscito a cambiare la politica". Inoltre, “Dico no ad accordi vecchia maniera. E' stata una partita bellissima ma qui finisce. E garantisco lealtà".

E per quanto riguarda i commenti al caldo degl’ altri esponenti del Pd, "E' stato sconfitto Renzi e sono state sconfitte le sue idee", ha puntualizzato Rosy Bindi. Mentre Massimo D'Alema, Bersani è stato una specie di Davide contro Golia, "E' stato costruito da uno schieramento pressoché unanime di tutti i media contro di noi", D’Alema aggiunge che, "Il consenso di Renzi è fondamentale per andare alle elezioni perché non so quanti dei suoi consensi sono del Pd e quindi è molto importante che Renzi mobiliti questo patrimonio verso le elezioni". Per Nichi Vendola, che ha accolto con gioia il successo del segretario democratico, si concentra sul bisogno di cambiamento che queste primarie hanno evidenziato, "Alla fine, il segno prevalente dell'onda riformatrice che ci viene dal nostro popolo va nel segno di un cambio radicale dell'agenda di governo".