Privacy violata durante le indagini sul dipendente: il Comune viene multato dal Garante

Tempo di lettura: ~3 min

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Lavoratrice licenziata durante la malattia, ma il Comune finisce multato: il Garante Privacy interviene

Il Garante sanziona un Comune veneto per trattamento illecito dei dati personali: raccolte irregolari le prove usate per licenziare l’impiegata

Un caso destinato a far discutere quello avvenuto in Veneto, dove una dipendente comunale, inizialmente licenziata perché sorpresa al ristorante mentre risultava in malattia, ha visto la situazione ribaltarsi a suo favore. Il Garante per la protezione dei dati personali ha infatti condannato l’ente pubblico a una sanzione da 15.000 euro, riconoscendo un utilizzo scorretto delle immagini usate per avviare il procedimento disciplinare.

La vicenda: dai sospetti di assenteismo alla multa per violazione della privacy

L’amministrazione aveva documentato i presunti comportamenti irregolari attraverso il sistema di videosorveglianza del municipio, incrociando le immagini con i dati di presenza. Dagli accertamenti interni risultava che l’impiegata:

  • entrava e usciva dall’edificio comunale senza registrare i movimenti,
  • si tratteneva all’esterno in orario lavorativo,
  • e durante il periodo di malattia era stata vista camminare nei pressi del municipio, sebbene al di fuori delle fasce di reperibilità previste.

A rafforzare le accuse era poi arrivato un video, registrato con uno smartphone personale da un collega e inviato tramite WhatsApp al numero privato della sindaca, che immortalava la lavoratrice seduta al ristorante con due colleghe anch’esse assenti per malattia.

Perché il Garante ha punito il Comune

A fare la differenza non è stato il comportamento della dipendente, ma il modo in cui il Comune ha raccolto e trattato i dati personali. Secondo l'Autorità, infatti:

  • le immagini non sono state acquisite nel rispetto delle norme sulla privacy,
  • mancavano procedure chiare per la gestione di video e foto rilevanti ai fini disciplinari,
  • il video inviato alla sindaca su telefono privato rappresenta un uso scorretto di dati sensibili,
  • non era stato predisposto un sistema conforme per l’utilizzo delle telecamere e del materiale audiovisivo.

Il Garante ha quindi accolto il ricorso dell'ex dipendente, stabilendo che anche in presenza di possibili irregolarità lavorative, la raccolta delle prove deve avvenire nel rispetto del GDPR e delle regole sul trattamento dei dati personali.

Cosa insegna questo caso

Questo episodio rappresenta un precedente importante per pubbliche amministrazioni e aziende: il controllo dei dipendenti è ammesso solo se effettuato in maniera conforme alla legge. Anche quando si indagano episodi di assenteismo o abuso della malattia, l’utilizzo di videosorveglianza, foto o registrazioni deve seguire regole precise, pena pesanti sanzioni.

In sintesi:

  • non è possibile utilizzare materiale audio-video raccolto informalmente,
  • i device privati non possono sostituire strumenti istituzionali,
  • serve un’informativa chiara e un sistema autorizzato di trattamento dati.

La tutela della privacy resta quindi un diritto inviolabile, anche nei procedimenti disciplinari.

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

Leggi altri articoli

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.