Quando la pazienza illumina la vita!
Fantasticherie del cuore Calabria

Quando la pazienza illumina la vita!

mercoledì 15 marzo, 2017

La vicenda di Giobbe dovrebbe farci riflettere. Anche avendo perso ogni cosa e soffrendo per una piaga maligna che gli corrose tutto il corpo, per specifica tentazione del male, non perse il suo credo in Dio. Ancora oggi fanno molto fragore le sue parole, nonostante l’atroce sofferenza a cui egli fu esposto: “Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”. La difficoltà oggi di capire fino in fondo il messaggio che arriva dal vecchio testamento, sta tutto nell’avere messo al centro dell’esistenza umana non Dio, ma l’uomo. Un abbaglio sociale e morale che non consente alla società odierna di poter esprimere il meglio di sé stessa. Ecco perché le sue principali energie, spesso e non a caso, risultino incastrate nei giochi e le prepotenze di una piccola parte degli uomini, da sempre regolatori del destino altrui.[MORE]

I riflessi negativi di un tale “deperimento” sociale non risparmiano le singole comunità locali e gli individui che le compongono. La permanenza sulla terra, che dovrebbe attestare il legame dell’uomo con Dio, diventa ogni giorno di più motivo di distacco e di ripudio della propria fede. Lasciato Dio. qualunque tragitto terreno, nonostante faccia il suo corso, si concluderà senza salvezza. Ognuno per scelta personale sarà atteso al varco di luce o di oscurità. Si è purtroppo convinti, anche se cristiani, che pur camminando nel buio alla fine saremo accolti nella grazia del cielo. È un modo perdente di affrontare l’oggettività delle cose, continuando a disdegnare la confessione, l’eucaristia, la Parola. È inevitabile, a questo punto, la certezza di spingere l’essenza del proprio quotidiano verso l’immoralità.

Cresce il rischio di barare con sé stessi, ma soprattutto con il Signore, nel momento in cui si ometta di vigliare sulle tante azioni individuali, fino al punto di giustificare qualsiasi manifestazione umana, apertamente al centro della falsità fisica e della frode spirituale. Falsificare la Parola del Signore per un credente, diversa la considerazione se si tratti di un ateo, è un qualcosa di abominevole che non consente, neanche al prossimo, di entrare nella grazia divina. Non può un devoto illudere il fratello rispetto alla verità del vangelo. Non può adattare la Parola eludendo i principi universali che le appartengono e che sono, per i cuori che cercano la conversione, la sicurezza della redenzione. L’uomo deve perciò vigilare su stesso. Non deve essere “raggirato” da un relativismo strisciante che tutto consente e tutto concede, senza alcun vero pentimento duraturo. Il mondo infatti tollera ogni cosa e disdegna la croce.

Non a caso sono diventate quasi delle strane novità quei principi che insegnano a rispettare il proprio coniuge; a non essere vittime del consumismo imperante; a rispondere con una parola buona, anche dinnanzi a chi sa solo parlare per il male; a rispettare la vita di un bambino, anche se concepito per errore, ecc. È urgente smettere di barare con il vangelo, vigilando sempre sull’applicazione dei suoi indirizzi, distinguendo il valore di ciò che appartiene all’uomo e di tutto quello che è di Dio. Mai ingannare la Parola del Signore, perché si rischia di giustificare ogni peccato commesso, con la conseguenza di credere che la misericordia di Divina possa convivere anche con chi resta nel suo cammino di perdizione. Niente di più falso! San Paolo invita a salvarsi, modificando nel bene ogni azione che disconosce il Signore, senza cadere più nello stesso errore.

 





Egidio Chiarella

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