Quanto conta la musica nella vita adolescenziale?
La strada della vita Lazio Roma

Quanto conta la musica nella vita adolescenziale?

martedì 25 settembre, 2018

ROMA 25 SETTEMBRE - L’età adolescenziale è un periodo di passaggio nel quale la mancanza di un equilibrio psicologico genera una forte sensibilità agli stati emozionali. Ogni adolescente deve fare i conti con una perenne insicurezza, dovuta alla incapacità di comprendere appieno i mutamenti del proprio corpo, la propria identità di individuo e le relazioni con gli altri. L’adolescente comincia ad utilizzare la logica per confrontarsi con la realtà, ma quasi sempre interpreta il mondo attraverso le emozioni che le diverse esperienze producono in lui. È ancora la parte emozionale del cervello che determina, prevalentemente, le sue scelte e le sue reazioni sociali.

Il linguaggio della musica, in grado di evocare sensazioni e trasmettere emozioni in ogni individuo, qualunque sia la sua età, riveste quindi un’importanza vitale per i giovani. “La musica è la mia vita”: è una frase che qualsiasi adolescente potrebbe sottoscrivere.

La musica, infatti, è un linguaggio primordiale, che non coinvolge la parte recente del cervello, nel senso evolutivo – e dunque le aree della logica e della scrittura – ma la parte più primitiva, quella che interagisce con gli stimoli ambientali e con le sensazioni ancestrali di benessere o malessere. La musica tocca direttamente le corde segrete della mente, senza bisogno di passare attraverso il meccanismo della parola. I giovani vivono perciò la dimensione musicale non solo come svago e divertimento, ma come qualcosa di più profondo, di diverso: la percepiscono come autentica e rappresentativa della loro condizione, un vero antidoto allo stress della trasformazione, alle loro giornate vuote e complicate e soprattutto alla noia che li opprime nella vita quotidiana.

Le moderne tecnologie strumentali arricchiscono questo linguaggio primordiale di nuovi elementi espressivi: una varietà infinita di timbri, effetti melodici e ritmici finora sconosciuti, che accrescono senza limiti le possibilità di un modo di esprimersi in cui i ragazzi si riconoscono. Un linguaggio attraverso il quale è più facile manifestare la tristezza e la commozione, liberare il pianto, comunicare l’allegria e la voglia di vivere.

La capacità della musica di agire sui livelli profondi della mente è tradizionalmente riconosciuta dalle comunità religiose, che non a caso adoperano forme di espressione musicale, unitamente al linguaggio verbale, nella pratica della spiritualità. Più recentemente, l’uso dei suoni è diventato oggetto di studi scientifici e sociali nell’ambito della musicoterapia: una disciplina che propone, in forme diverse, il superamento di deficit mentali e comportamentali attraverso un approccio tra paziente e terapeuta basato sulla condivisione di stimoli e messaggi musicali.

Sappiamo che la musica raggiunge luoghi di noi per altri versi inaccessibili. Non stupisce dunque che essa sia linfa vitale per gli adolescenti, che in quei luoghi abitano per gran parte del loro fragile tempo.


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