Politica

Reddito di cittadinanza e quota 100, oggi CdM sul “decretone”

ROMA, 17 GENNAIO – Cessate le voci di corridoio a proposito di ulteriori rinvii della discussione sulle due principali proposte economiche dei partiti al governo, è stato fissato per la giornata di oggi il Consiglio dei Ministri nel corso del quale si terrà l’atteso vertice su quota 100 e reddito di cittadinanza. La convocazione della riunione è stata resa pubblica dal premier Conte attraverso un post sul suo profilo Facebook, con il quale egli ha voluto evidenziare l’importanza dei prossimi passaggi in CdM, dunque non è escluso che nel corso del vertice si possa fare il punto anche sull’iter di nomina del commissario INPS e della presidenza Consob.

L’atmosfera nei rapporti politici in seno alla maggioranza sembra essersi tranquillizzata nelle ultime ore dopo le scintille di ieri sulla presidenza del Parco del Circeo, dunque ciò potrebbe favorire il dialogo sulla questione delle coperture, non ancora individuate completamente, per le due misure economiche principali. Il leader del Carroccio Matteo Salvini, intervenuto da Oristano nell’ambito della campagna elettorale per le prossime regionali, ha sottolineato ancora una volta che trovare i fondi non sarà un problema, purché si attenda che i tecnici del MEF effettuino tutti i calcoli e le dovute verifiche, per le quali hanno a disposizione tutto il tempo necessario. Inoltre, anche il sottosegretario agli affari regionali, Stefano Buffagni, ha confermato che il governo potrebbe chiudere la partita già tra oggi e domani, qualora si riuscisse a far quadrare tutti i conti a stretto giro di posta, ottenendo anche il necessario avallo da parte della Ragioneria dello Stato.

Il fatto che per il vertice odierno sia prevista anche la partecipazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, e dei sottosegretari all’Economia, Massimo Garavaglia e Laura Castelli, lascia ritenere che già nel pomeriggio il governo possa riuscire a varare il cosiddetto “decretone”, ovvero un decreto-legge contenente l’introduzione delle due misure più discusse ed attese della manovra. Ciò non toglie che permangano ancora diversi nodi da sciogliere, soprattutto su statali, tfr, invalidi e Anpal: innanzitutto, la soluzione prospettata dal ministro Di Maio di coprire con il nuovo sussidio circa 260mila famiglie con invalidi civili non soddisfa ancora del tutto gli alleati leghisti, che avrebbero fatto notare come in questo modo il restante 33% dei fondi attualmente erogati a beneficio dei disabili resterebbe tagliato fuori; la Lega, inoltre, continua a chiedere un intervento più blando dell’Anpal, affinché non si interferisca troppo con l’attività delle strutture regionali di reinserimento lavorativo; infine, sull’altra sponda sono i 5 Stelle a spingere per un rafforzamento del ruolo dei Caf ed una loro migliore distribuzione sul territorio, coinvolgendoli nell’erogazione del reddito di cittadinanza. C’è da aggiungere poi che sarebbe ancora in alto mare la stipula di una convenzione con l’Abi per concedere l’anticipo del tfr ai dipendenti statali.

Sembrerebbero essere state invece risolte le querelles relative all’introduzione della quota 100, soprattutto sulla finestra di prima uscita, che su insistente richiesta di Salvini sarebbe stata anticipata da ottobre a luglio, nonostante le perplessità del ministro Bongiorno e del suo Dicastero di competenza. Rispetto al problema del trattamento di fine servizio, non solo strettamente finanziario ma anche di equità tra gli stessi quotisti – che lo prenderebbero solo al raggiungimento dei 67 anni – e chi invece andrà regolarmente in pensione con l’applicazione delle norme contenute nella vigente legge Fornero – che in ogni caso rischierebbe di attendere una dilazione della buonuscita fino a 2 anni – la soluzione attualmente individuata sarebbe quella di consentire a tutti i lavoratori pubblici di chiedere al momento della pensione un anticipo del tfr, con interessi a carico dello Stato ma probabilmente soltanto fino a 50mila euro, fermo restando che l’accordo con l’Abi (soprattutto per il calcolo degli interessi) sarebbe in tal senso una condizione indispensabile.

Tutti i nodi rimanenti sarebbero pertanto destinati ad essere sciolti entro oggi, nell’ambito del consueto clima di dialogo e confronto, talvolta acceso, ma costruttivo, in seno alla maggioranza. Anche senza frenesia, le discussioni non potranno in ogni caso essere interminabili, considerando che nel recepire gli accordi con l’UE nella legge di bilancio è stata fissata la scadenza del 12 febbraio per la conversione definitiva in legge dell’eventuale decreto e non è escluso che i successivi passaggi parlamentari possano andare a rilento come di consueto.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: adnkronos.com